“Per favore, signor becchino”: l’esordio bizzarro di David Bowie

Il 1 giugno 1967, David Bowie pubblicò il suo primo disco. Un flop commerciale, ma anche un concentrato di stranezze. Come quella canzone finale...

David Bowie pubblicò il suo album di debutto il 1° giugno 1967, lo stesso giorno in cui uscì SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND dei Beatles. Forse una coincidenza sfortunata, per quello che, sul mercato, fu un vero flop, nonostante Kenneth Pitt, manager di Bowie, ne avesse spedito alcune copie a persone note nel mondo dello spettacolo, come Joan Baez e i Jefferson Airplane, ottenendo in cambio anche qualche lettera di congratulazioni.

Il Duca Bianco aveva allora vent'anni, ma già da tempo cercava la strada del successo. Il suo primo 45 giri, Liza Jane, era stato pubblicato con il suo vero nome David "Davie" Jones, esattamente tre anni prima. Per il suo album d'esordio con la Deram Records, Jones scelse invece un nome d'arte e un approccio diverso, abbastanza spiazzante: interpretò infatti una serie di storie bizzarre, in apparenza senza un filo conduttore.

DAVID BOWIE si compone di brevi sketch, ispirati al vaudeville, alla musica classica, al nascente rock psichedelico inglese, nella sua fase più commerciale, e persino alla filosofia buddhista.

L'opera, spesso sottovalutata, mostra sicuramente grande originalità e lasciava presagire allora un futuro brillante (Come and Buy My Toys, ad esempio, con la sua chitarra a dodici corde, può essere considerato un assaggio del folk acustico che Bowie avrebbe esplorato con il più maturo SPACE ODDITY; We Are Hungry Men è uno dei primi incubi fantascientifici, mentre Silly Boy Blue uno dei numerosi omaggi al Tibet).

Lo stesso Bowie avrebbe definito il suo esordio, nel 1990, come un "disco musicalmente stravagante". Tra le tracce, se ne distingue una in particolare, l'ultima di DAVID BOWIE: Please Mr. Gravedigger. Un monologo teatrale, più che una canzone.

Please Mr. Gravedigger, don’t feel ashamed
As you dig little holes for the dead and the maimed.

La storia, suggerita a Bowie da un fumetto horror intitolato The Haunt of Fear, è quella di un killer che, dopo aver ucciso e sepolto nel cimitero di Lambeth una bambina di 10 anni, tra singhiozzi e starnuti, si rivolge al becchino con l'intenzione di seppellire anche lui, a conoscenza del segreto.

La prima versione di questo poema musicale decisamente angosciante faceva parte dei pochi brani con il quale Kenneth Pitt, il manager, riuscì a stipulare per Bowie il contratto con la Deram nell'ottobre del 1966.

Per la versione dell'album, gli strumenti musicali furono sostituiti da effetti sonori atmosferici: nella canzone si sente infatti piovere e si possono percepire anche i rumori delle badilate del becchino, oltre al riconoscibile starnuto del killer.

Come ha ricordato il produttore Gus Dudgeon, in quel periodo Bowie adottava metodi singolari per calarsi nella parte:

Me lo vedo ancora, piazzato in mezzo alla stanza con del cotone nelle narici, un paio di calosce e il bavero rialzato come se si trovasse sotto la pioggia… Ingobbito, rimescolava in una scatola piena di ghiaia.

Dudgeon rivelò anche la strana sensazione provata quando in alcuni punti del brano il cantante abbreviò "Mr. Gravedigger" in "Mr. GD":

Sono le mie iniziali, e la cosa mi dava alquanto fastidio!

Un esordio inquietante, forse un divertissement un po’ troppo nero. Da lì in avanti, Bowie avrebbe cambiato di molto il suo stile e non avrebbe più cantato Mr. Gravedigger. Lo fece in un'unica occasione, il 16 marzo 1968, nella trasmissione "4-3-2-1 Musik Für Junge Leute" del canale tedesco ZDF. Purtroppo il filmato è andato perduto.

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