ALL THE WORLD’S A STAGE: il primo live album dei primi Rush

Rush-1978

Oggi compie 44 anni il primo live album del gruppo rock canadese Rush, che ha unito i successi dei primi quattro album in un prodotto evocativo e di impatto spettacolare. 

Il 29 settembre 1976 usciva ALL THE WORLD'S ON STAGE, quarto disco dei Rush e primo live album della loro carriera dal loro esordio discografico, nel 1974. Agli albori degli anni Settanta era l'Inghilterra la patria del progressive rock e i canadesi Rush poterono assaporarne le influenze grazie a un viaggio del batterista Neil Peart, da cui tornò illuminato.

Così iniziarono a comporre quelle melodie polistrumentali naturalmente seguaci del progressivo andamento della composizione narrativa. E, grazie alla loro vena sperimentale, ai Rush spetta il ruolo di precursori del progressive metal, poi lanciato alla fine degli anni Ottanta da gruppi come i Dream Theater

Lo studio dei loro primi album, dagli accenti ancora hard rock, permette di tracciare un percorso coerente, ma al tempo stesso innovativo, rispetto all'andamento musicale internazionale dell'epoca. Così il 1976 rappresenta un anno di svolta per la loro carriera, coniata dalla collaborazione dell'iconico trio: Geddy Lee, Alex Lifeson e Neil Peart. I musicisti decidono di dare compiutezza al lavoro ricco e prolifico dei loro primi due anni insieme, registrando un live album in tre date, 11-12-13 giugno 1976 al Massey Hall di Toronto. 

Il titolo del progetto è già evocativo di una storica frase di shakesperiana memoria "Tutto il mondo è un palcoscenico". Così i Rush si pongono come attori della loro carriera musicale, interpretando dal vivo alcuni brani dei primi quattro album: RUSH (1974), FLY BY THE NIGHT (1975), CARESS OF STEEL (1975) e 2112 (1976). Come se volessero inserire l'atto performativo in presenza in veste di compendio di un percorso artistico già compiuto.

Quell'esibizione, di fronte al loro pubblico, doveva essere la chiusura di una prima fase musicale, verso la purezza del progressive rock deprivata da sbavature hard. 

Come ricorda Neil Peart,poi, la registrazione dell'album dal vivo era l'occasione per mostrare un altro volto dei brani scritti e suonati anni prima. Per la prima volta, le canzoni reiterate durante le prove e sui palchi brillavano sotto un'altra luce. Perché c'era la possibilità di sentire la viva presenza del pubblico, di assaporare il coinvolgimento, come in un'opera teatrale, dove l'esibizione guida la contemplazione estatica dei suoi spettatori.

Così la musica era il collante per l'unione di migliaia di anime sotto il libero gioco di voci e musica. Come se l'intero mondo, d'un tratto, fosse tutto un palcoscenico!

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