5 pezzi imprescindibili per conoscere gli inizi di Jaco Pastorius

jaco pastorius

Per gli esperti è un vero dio del basso. Per i non iniziati, ecco qualche canzoni da ascoltare per innamorarsi di Jaco Pastorius:

Quella di John Francis Anthony "Jaco" Pastorius III fu una vita molto breve. Dopo un periodo di splendore raggiunto con Weather Report e Joni Mitchell, con cui lavorò instancabilmente, a Jaco Pastorius venne diagnosticato un disturbo bipolare nel 1982. Iniziò a fare uso di alcol e droga, diventando senzatetto nel 1987. Dopo una rissa con il manager di un locale in cui si stava esibendo Santana, finì in coma e morì quello stesso anno.

Oggi lo vogliamo ricordare con cinque pezzi imprescindibili tratti dalla sua discografia da solista e di album a cui collaborò:

1. Donna Lee (da JACO PASTORIUS, 1976)

La cover eseguita da Pastorius del pezzo Donna Lee di Miles Davis – attribuita erroneamente a Charlie Parker - è stata detta da Pat Methenyl’inizio più alla moda di un album di debutto nella storia della musica registrata”.

Nell’intero disco, sono pochi i brani che danno così tanto spazio al basso burbero di Jaco. Con Pastorius collaborarono Sam&Dave, Herbie Hancock, Narada Michael Walden, i fratelli Brecker, Lenny White e molti altri. Solo in Donna Lee e Portrait of Tracy il basso è l’unico protagonista. Pastorius suonò il brano con un fraseggio sconosciuto al basso, rendendo straordinario il pezzo.

2. Bright Size Life (da BRIGHT SIZE LIFE, Pat Metheny, 1976)

Il soprannome Jaco aveva radici miste: il suo amore per il baseball e per l’arbitro e giocatore Jocko Conlan, e soprattutto la pronuncia distorta del suo vicino, il pianista francese Alex Darqui, che lo chiamava proprio Jaco. Un incidente al polso costrinse un giovanissimo Pastorius a sottoporsi a un intervento chirurgico, che condizionò il suo fraseggio asimmetrico. La title track Bright Size Life, dall’album di Pat Metheny a cui Jaco collaborò, ne è un perfetto esempio. Il brano è stato da allora parte dell’antologia jazz dello Smithsonian Institution.

3. All American Alien Boy (da ALL AMERICAN ALIEN BOY, Ian Hunter, 1976)

Hunter, ex frontman dei Mott The Hoople, aveva in mente di dare una nuova direzione al glam-rock con dei musicisti di talento. Scelse Pastorius per suonare in questo album, dando un tono unico a pezzi come You Nearly Did Me In e God (Take 1). Nella traccia All American Alien Boy l’intervento di Jaco ci fa rimpiangere di non averlo ascoltato più spesso nelle opere delle grandi rock star.

4. Suite Golden Dawn (da LAND OF THE MIDNIGHT SUN, Al Di Meola, 1976)

Doveroso parlare di questo pezzo, una suite in tre sezioni da 10 minuti, in cui Pastorius si presenta in tutto il suo talento nascente e geniale. Venne scelto dal chitarrista Al Di Meola, esordiente ad appena 22 anni e presto un gigante della jazz fusion.

5. Coyote (da HEJIRA, Joni Mitchell, 1976)

Quando Joni Mitchell scoprì Jaco e lo invitò a collaborare con lei, per il prodigio ventiquattrenne si aprì la strada a un nuovo pubblico, quello folk, conquistandolo senza riserve con le sue esibizioni in HEJIRA. Jaco suonò solo la metà dei brani, ma senza dubbio Coyote era abbastanza per dimostrare che Jaco aveva trovato un nuovo stile che si sposava perfettamente con le composizioni libere della Mitchell.

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