I Blackberry Smoke sono il futuro del Southern Rock

Charlie Starr Blackberry Smoke | Foto di Joe Lopez
Charlie Starr Blackberry Smoke | Foto di Joe Lopez

Da vent’anni on the road, i Blackberry Smoke sono al settimo album e portano alta la bandiera del loro rock fortemente legato al sud degli Stati Uniti, che risente dell’eredità di artisti come Tom Petty, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd e Hank Williams Jr.

Nel 2015, il loro HOLDING ALL THE ROSES è stato il primo disco indipendente a raggiungere la vetta delle classifiche country di «Billboard», successo ripetuto con gli album successivi. Il nuovo capitolo della storia s’intitola YOU HEAR GEORGIA: ne parliamo con Charlie Starr.

Come è iniziato tutto?

Da ragazzino. Mi ricordo mio padre che prendeva una chitarra e suonava un pezzo: accordo, melodia, testo. Fatta. Mi ha insegnato che può farlo una persona da sola. In cinque, c’è comunque qualcuno che porta queste tre parti.

Lasci spazio compositivo agli altri?

Tutti nei Blackberry Smoke sono liberi di suonare quello che vogliono, siamo assieme da vent’anni e sappiamo cosa suonare, anche se ci piacciono le cose semplici. Non siamo come gli Yes.

Quali musicisti ti hanno aiutato a diventare il compositore che sei oggi?

Sono così tanti... Lennon e McCartney, Jagger e Richards, Tom Petty, i Lynyrd, Tyler e Perry... Eddie Van Halen era ed è uno dei miei preferiti: tutti parlano del suo modo di suonare, ma era anche un eccellente compositore di perfette canzoni rock’n’roll. Il primissimo disco che ho comprato con i miei soldi è stato 1984! Mia madre era tutta Beatles, Stones e Bob Dylan, mia sorella Def Leppard e Ratt, ma le piacevano anche Huey Lewis and the News. È stata lei a regalarmi il mio primo 45 giri, Lay Down Sally di Eric Clapton. Poi ci sono stati Call Me di Blondie e It’s Still Rock And Roll To Me di Billy Joel... seguivo quello che piaceva a lei.

Tra tutti, chi credi che ti abbia spinto a scrivere?

Non so, ho iniziato a scrivere a vent’anni, ero ispirato dagli Stones quando ho preso la mia prima chitarra... ancora oggi hanno una ricetta speciale.

Blackberry Smoke | Foto: Joe Lopez
Blackberry Smoke | Foto: Joe Lopez

Cosa ha dato al vostro sound Dave Cobb come produttore?

Mi ha ricordato che il rock’n’roll è umano. In più di un momento, quando volevo rifare un pezzo o non ero convinto di un altro, lui mi ha fatto aspettare, mi ha fatto riflettere e ascoltare la passione, lo spessore e chi se ne frega se in un pezzo acceleri o un altro ti sembra solo abbozzato. Non avevamo fretta. Lo studio era prenotato per dieci giorni, se non ce l’avessimo fatta, sarebbe andata bene lo stesso. Invece, abbiamo finito in tempo. Merito anche di una buona pre-produzione: abbiamo scelto dieci pezzi dalla ventina a disposizione e ci siamo concentrati su quegli arrangiamenti. Questo è forse il più analogico dei dischi che abbiamo fatto. Abbiamo inciso su nastro e Dave ha molti pezzi vintage nella sua attrezzatura.

Quali sono i brani cui tieni di più?

Old Enough To Know è un pezzo che è venuto dal nulla e che abbiamo registrato forse al secondo take. L’abbiamo tenuta così, semplice, per non rovinarla. Tengo molto anche a Ain’t The Same: parla di un mio amico, un veterano che soffre di un grave stress post traumatico. È una persona fantastica, un grande artista, crea gioielli, ma non riesce più a stare bene con la gente. Pensare a qualcuno che va in guerra, vede le cose peggiori che un essere umano può vedere e ora è dimenticato da tutti mi fa male. Ha fatto il suo dovere da buon patriota e la sua Patria lo ha abbandonato.

La stiamo già proponendo dal vivo, assieme a Hey Delilah e You Hear Georgia, i singoli già usciti, ma voglio farle tutte, prima o poi. All Over The Road è simpatica, scritta con l’idea di quel mood boogie, parte dal riff e da subito è una canzone che si muove: parla di un tizio che lavora in Florida e ogni fine settimana guida fino in Alabama per vedere la sua fidanzata, sei ore di viaggio a tratta. Cambiamo setlist tutte le sere, non solo per quelli che vengono a vedere diversi spettacoli, ma anche per noi, per non far sempre le stesse cose. A te quale canzone è piaciuta?

Direi Morningside. E Old Scarecrow.

Morningside è forse il brano più complicato, ha molti livelli, tre assoli di chitarra, grandi ritornelli, un intero coro... quando inizia, sembra semplice, ma poi prende le dimensioni di un palazzo. Old Scarecrow mi sembrava il giusto pezzo per chiudere col botto. È una canzone ‘spessa’.

Foto: Joe Lopez
Foto: Joe Lopez

La copertina di YOU HEAR GEORGIA è molto particolare. Chi l’ha fatta?

Il nostro batterista nonché art director, Brit Turner: You Hear Georgia era un pezzo che mi piaceva molto e quando abbiamo deciso di usarla come title-track avevamo bisogno di qualcosa che la rappresentasse. Ci sono delle copertine pazzesche alle quali penso spesso. Prendi AMERICAN BEAUTY dei Grateful Dead, anche se odiassi quel disco – e mi piace – adorerei quel fiore. Il potere di LED ZEPPELIN IV, dove non puoi fare a meno di chiederti cosa porta quel tizio... e le fotografie di EXILE ON MAIN STREET degli Stones? Ogni volta che le guardo, mi sembra di scoprire qualcosa di nuovo! Brit ha fatto un buon lavoro: ovviamente non poteva mancare la bandiera, i fiori sono parte della nostra tradizione, qui siamo piene di magnolie. Ha un sapore di vecchio Lp.

Che mi dici degli ospiti di talento?

Abbiamo lavorato con Jamey Johnson nel nostro secondo album. Con lui e con il leggendario George Jones, che purtroppo ci ha lasciato. Un giorno, io e Jamey parlavamo di quando avremmo fatto nuovamente qualcosa assieme e gli ho detto di questo pezzo, Lonesome For A Livin’, che ho scritto come un omaggio a George. Con Warren Haynes [leader dei Gov’t Mule ed ex Allman Brothers Band, ndr], invece, ero al telefono a tarda notte. Erano passati un paio di mesi dall’inizio della pandemia e lui mi ha detto che aveva scritto più brani in quel periodo che in tutta la sua carriera. Accadeva anche a me, così abbiamo pensato fosse una bella idea scrivere assieme. Lui era in Connecticut e io a New York, ma non ci siamo demoralizzati. Abbiamo diversi altri pezzi che useremo in un prossimo futuro.

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