Grateful Dead: l’ultimo concerto di Jerry Garcia

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La band itinerante simbolo della psichedelia sessantottina americana chiuse i battenti nel 1995, a trent'anni dalla sua fondazione. L'ultimo concerto, il 9 luglio, divenne simbolico per aver accolto l'ultima performance alla chitarra del maestro Jerry Garcia, spentosi solo un mese dopo. 

È stato rinominato il tour sfortunato dei Grateful Dead quello che li vide impegnati dal 19 febbraio al 9 luglio 1995. Tra disguidi, imprevisti e un'organizzazione meno gloriosa rispetto agli standard della band, si chiudeva la loro brillante carriera trentennale. Dal 1965, infatti, la famiglia rock composta da Bob Weir, Phil Lesh, Bill Kreutzmann, Mickey Hart e l'eterno Jerry Garcia ha costituito un faro musicale, dal country-folk alla psichedelia.

I loro concerti, 2138 in totale, hanno ipnotizzato il pubblico per lunghe improvvisazioni strumentali e per quel senso di familiarità e intimità che il gruppo ha sempre coltivato con i suoi fan, i fedeli deadheads. L'esperienza nomade e itinerante dei Grateful Dead ha toccato ogni angolo dell'America pervasa dallo spirito sessantottino, lasciando un vuoto a fine carriera, accresciuto dalla morte di Garcia, il 9 agosto 1995

Lo sciamanico chitarrista ha vissuto una piena vita sregolata in stile rock 'n roll, dall'LSD, alla cocaina, fino all'eroina. Nel 1986 però, il coma diabetico lo spinse alla disintossicazione, in un percorso riabilitativo stroncato da un infarto a soli 53 anni. Così il concerto del 9 luglio 1995, al Soldier Field di Chicago, non è stata solo l'ultima tappa della storia dei Dead, ma anche l'ultimo palco del chitarrista.

Già debilitato e stanco dal tour, Garcia non era al massimo della sua forma quella sera, contando anche che tra le braccia aveva una Tiger, sostituita all'ultimo con la sua fidata chitarra Rosebud. Al tempo stesso, il tour sfortunato, iniziato cinque mesi prima, aveva incontrato diversi ostacoli, a partire dalla prima tappa nel Vermont, con l'ingresso clandestino di moltissimi fan senza biglietto. Tuttavia, ai Grateful Dead non è mai importato dei soldi

I loro biglietti si trovavano abitualmente a prezzi molto bassi ed è diventata celebre la frase di Garcia secondo cui le canzoni della band "possono appartenere al pubblico una volta che noi le abbiamo suonate". Ecco perché i loro live godono di una ricca documentazione audiovisiva, che copre circa 2000 delle loro performances attraverso bootleg realizzati dai fan. L'unico accorgimento richiesto dal gruppo era quello di non vendere i nastri, ma scambiarli o regalarli. 

Quella sera del 9 luglio il pubblico era animato come non mai, stregato dalla performance della band, senza sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta sul palco della formazione originaria. Dalla prima canzone, Touch Of Greyalla rara Unbroken Chain di Lesh fino alle perle di Garcia, So Many Roads Black Muddy Rivercon un bis in chiusura, i live ha mantenuto gli elevati standard del gruppo.

Poco più di un mese dopo, il 13 agosto, una folla oceanica di 25.000 persone, non molto inferiore alle 70.000 dell'ultimo concerto, avrebbe salutato per sempre Garcia ai funerali del Golden Gate Park di San Francisco. E sebbene il fenomeno Dead sia stato molto più radicale negli Stati Uniti rispetto all'Italia, dove non hanno mai fatto un concerto, la loro musica ha forgiato un vero e proprio movimento artistico e culturale conosciuto in tutto il mondo. Le loro performances erano parte integrante di un'esperienza di maturazione artistica e umana, tali per cui quell'ultimo concerto, seppur nell'inconsapevolezza della natura testamentaria, ha raccolto i desideri e le speranze di un'intera generazione. E in questo dimora la sua immortalità. 

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