Gli album di Eric Clapton dal peggiore al migliore

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Eric Clapton aveva già costruito un nome rispettabile prima di avviare la sua brillante carriera solista. Con una discografia eccezionale, stilare una classifica di album dal migliore al peggiore rimanendo oggettivi può, quindi, rivelarsi un compito arduo.

Yardbirds, Bluesbreakers, Cream, Blind Fait e Derek & The Dominos sono solo alcuni dei gruppi animati dal tocco unico di Mano Lenta. Con quasi due dozzine di dischi solisti pubblicati, il percorso di Eric Clapton non è esente da cadute di stile: principalmente dettate dallo stile di vita sregolato da lui adottato per lungo tempo e, allo stesso tempo, da gloriose resurrezioni dalle ceneri della tragedia (la morte prematura del figlio avuto con Lory Del Santo ne è l'esempio lampante). Senza perderci in ulteriori indugi, dunque, scopriamo gli album di Slowhand dal peggiore al migliore.

THE ROAD TO ESCONDIDO 

Nato in collaborazione con JJ Cale nel 2006, il disco è condito da importanti featuring: Derek Trucks, Billy Preston e John Mayer. In ogni caso, il disco risulta ingolfato all'ascolto, un lavoro non all'altezza del blasone di Mano Lenta

PILGRIM 

Nel 1998, dopo il successo straordinario di Tears In Heaven, del live Unplugged e di From The Cradle, Clapton si sentiva in forma. Eppure, il suo ritorno in studio con canzoni originali, leggermente in linea con i canoni stilistici del decennio, si rivelò poco efficace tra il pubblico e la critica. 

RIDING WITH THE KING 

Un lavoro appassionato, sicuramente rivelante grazie alla presenza del leggendario B.B. King. Comunque, quest'album del 2000 non emerge per eclettismo o ispirazione, quanto come un ritorno ad una zona di comfort più volte presentatasi innanzi agli ascoltatori. 

OLD SOCK 

Approssimativo da ogni prospettiva: dalla copertina dell'album agli arrangiamenti nelle tracce: cover, per lo più. Comunque, la partecipazione di Steve Winwood, Paul McCartney e Chaka Khan fu una bella sorpresa per gli appassionati. 

THE BREEZE: AN APPRECIATION OF JJ CALE 

Raggiunto da alcuni amici, tra cui Mark Knopfler, Willie Nelson e Tom Petty, Clapton volle osservare un tributo all'amico e collega scomparso, JJ Cale. Languido, ma trascinante, un disco di cover ben riuscite, mosso da un'intenzione sincera

BACK HOME 

Nel 2005, Clapton firmò quello che, da molti, viene considerato il suo album peggiore: una tracklist completamente anonima ed un playing assente, completamente fuori fuoco rispetto agli standard elevatissimi a cui il chitarrista ha abituato i suoi fan negli anni. 

REPTILE 

Un lavoro poco ispirato, soggetto alle pressioni dei progetti paralleli di Slowhand. Album soft rock con poche pretese, da cui emerge una title-track valida

AUGUST 

Con Phil Collins ancora al banco di produzione, alla batteria e alle voci in alcuni brani, Clapton rilasciò AUGUST, album poco d'impatto, un tentativo malriuscito di tornare ai fasti di un tempo. 

ANOTHER TICKET 

Con alcuni brani dimenticabili, nel 1981, Clapton presenta ANOTHER TICKET, impreziosito da interessanti collaborazioni con Albert Lee

NO REASON TO CRY 

Bob Dylan e The Band hanno lavorato al fianco di Eric per questo disco ricco di featuring spaziali. Il playing impeccabile e la caratura degli artisti coinvolti, però, non salvano NO REASON TO CRY dalla mediocrità. 

THERE'S ONE IN EVERY CROWD 

Dopo il successo commerciale e critico di 461 OCEAN BOULEVARD, Clapton tornò di corsa in studio per registrarne il seguito. Stile e sound simili, non fecero giustizia al lavoro precedente. Il risultato fu, infatti, raffazzonato, distratto e frettoloso: decisamente una pagina opaca nella carriera brillante di Mano Lenta. 

BEHIND THE SUN 

Un album completamente sviluppato da Phil Collins, un tentativo di riscossa da parte di Clapton dopo il fallimento commerciale di MONEY AND CIGARETTES. Ad oggi, BEHIND THE SUN viene considerato un lavoro divisivo, per l'eccessivo lavoro di produzione e per l'estensivo utilizzo di sintetizzatori al suo interno. 

RUSH 

Nessuno ricorda del film per il quale Eric Clapton scrisse la colonna sonora e neppure di quest'ultima. Una gran mancanza se pensiamo che, proprio in RUSH, trova dimora una delle sue tracce più evocative: Tears In Heaven

BACKLESS 

Il seguito diretto di SLOWHAND, a qualche anno di distanza. Nulla di nuovo, una formula già vista nel catalogo dell'artista, ma comunque rivelatasi vincente al tempo. 

ERIC CLAPTON 

Il primo album solista di Mano Lenta. Un self-titled a cui il chitarrista lavorò tra un impegno ed un altro con i Blind Faith e i Derek & The Dominos. Ispido in alcuni angoli, particolarmente rifinito in altri. 

ME AND MR. JOHNSON 

Nel 2004, Clapton rilasciò il suo omaggio alla leggenda del blues Robert Johnson, rivisitando le sue tracce classiche in una collezione particolarmente prestigiosa. 

CLAPTON 

Una fatica discografica madida di sfaccettature che vede il chitarrista spaziare dal blues al jazz, fino al rock. Un disco personale ed introspettivo, decisamente riuscito. 

MONEY AND CIGARETTES 

Uscito dalla riabilitazione e con un'agenda ricca di impegni con una nuova band, Clapton tornò sui suoi passi, esplorando le influenze che l'avevano spinto a suonare la chitarra in prima istanza. MONEY AND CIGARETTES non riscosse successo tra il pubblico, ma viene considerato tra i suoi lavori migliori

FROM THE CRADLE 

Un album blues senza gingilli e compromessi. La passione con cui il chitarrista ha inciso le tracce è palpabile, coinvolgendo anche gli ascoltatori. 

JOURNEYMAN 

Nel 1989, Mano Lenta decise di chiudere il decennio coi botti, regalando al pubblico un lavoro in cui la pulizia in produzione collide e trova equilibrio con un lavoro chitarristico eccelso. 

SLOWHAND 

Il sesto album solista di Eric Clapton rappresenta il ritorno dell'artista al rock: un coming back trionfale che spinse il chitarrista in vetta alle charts internazionali

461 OCEAN BOULEVARD 

A 4 anni dal suo disco di debutto, dopo essersi liberato da una pericolosa dipendenza dall'eroina, Clapton incise il suo lavoro migliore da solista, per la prima volta sul podio delle classifiche da solo, il disco mostra un Clapton più rilassato, un playing assorto ed una ritrovata ispirazione ricca di vita. 

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