Le 10 canzoni più strane dei Van Halen

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bella lago from USA – Best of Both Worlds CC BY-SA 2.0

I Van Halen sono stati una band poliedrica, iniziando come gruppo da party sfrenati, per arrivare ad essere uno degli atti più creativi di tutti i tempi, spinti dall'estro smisurato del loro chitarrista. Tra divertimento e virtuosismi, comunque, trovano spazio alcune canzoni al quanto originali.

L'amore incondizionato per la musica collimava perfettamente col desiderio di fare festa. Il sound fresco e travolgente dei Van Halen divenne ben presto l'emblema della musica mainstream degli anni '80, pur imprimendo il nome del gruppo nella storia grazie ai riff straordinari e i soli scioccanti di Eddie, oltre alla chimica meravigliosa che teneva la band insieme. Nel corso degli anni, i Van Halen hanno scritto alcuni degli inni rock più evocativi di sempre, oltre ad alcune fantasiose manifestazioni stilistiche che vale la pena ripercorrere. Le scopriamo di seguito.

In A Simple Rhyme/Growth 

I primi due album dei Van Halen erano ricchi di materiale proveniente dai giorni di gavetta nei nightclub. Nel 1980, con WOMEN AND CHILDREN FIRST, il gruppo decise di alzare l'asticella, concedendosi un po' di sperimentazione. Il risultato fu In A Simple Rhyme, traccia pop di chiusura dall'ispirazione progressiva, molto ispirata ai Rush e Growth, che sarebbe dovuta essere inclusa nel loro disco successivo, ma che finì per colmare gli ultimi 30 secondi del disco, attraverso un riff mastodontico, completamente a sorpresa.

Sunday Afternoon In The Park/One Foot Out The Door 

Sostituì la chitarra con un sintetizzatore attraverso un micro-synthesizer della Electro Harmonix e compose Sunday Afternoon In The Park. Eddie Van Halen diede vita ad un funky terrificante che, in un impeto creativo, lascia spazio a One Foot Out The Door, impreziosita da uno dei suoi migliori assoli di chitarra.

Big Bad Bill (Is Sweet William Now)

Una delle principali fonti d'attrito tra Eddie Van Halen e David Lee Roth stava nel fatto che, secondo quest'ultimo, i fan non volevano vedere il chitarrista sperimentare coi sintetizzatori, preferendo i suoi spettacolari funambolismi alla sei corde. Ciò nonostante, fu proprio il cantante a suggerire ai fratelli Van Halen di reclutare il padre Jan per suonare il clarinetto jazz sulla cover del 1924 del brani di Jack YellenBig Bad Bill. Al di là dei nervosismi iniziali, si rivelò una scelta assolutamente efficace.

Hot For Teacher 

Uno dei brani più evocativi della band, ma anche uno dei più strani. Fu l'ultimo singolo di David Lee Roth con i Van Halen. Una hit che, eccezionalmente, inizia con un solo di batteria di 30 secondi e, successivamente, con lunghissime frasi chitarristiche. Roth fa il suo ingresso in scena dopo oltre un minuto dal brano. Dopo l'uscita del singolo, il rapporto tra il frontman e la band si incrinò in maniera irreparabile.

Inside

Fu l'ultima traccia nel primo album con Sammy Hagar al microfono. Il frontman esprime tutta la sua perplessità per il brano, venendo catturato su nastro. Inside fece sì che i Van Halen rompessero la quarta parete con un lavoro controverso ed originale.

Mine All Mine 

Dopo aver ampiamente provato al loro pubblico che fossero in grado di usare i sintetizzatori nelle loro hit pop, i Van Halen puntarono su un approccio più eclettico per il brano di apertura di OU812, dalle atmosfere jazz-fusion ed i testi particolarmente impegnati.

Pleasure Dome 

Nel 1991, i Van Halen decisero di tornare ad uno schema compositivo più lineare, almeno fino alla traccia in oggetto, chiaramente improntata sul rock progressivo alla King Crimson, sia nelle strumentali che nei versi.

Strung Out 

In Strung Out, Eddie punta letteralmente tutto sulla sperimentazione, distruggendo un piano utilizzando diversi oggetti posti fra le corde per ottenere suoni differenti.

Crossing Over 

Rimase negli archivi della band per oltre un decennio, fino alla morte del manager Ed Leffler. Le sonorità del brano sono decisamente particolari, presentando due parti di chitarra, l'originale e quella rivista, sovrapposte.

How Many Say I 

Proviene dal disco più criticato della band: VAN HALEN III. La maggior parte dei dissensi del pubblico arrivò a causa di How Many Say I, in cui Eddie Van Halen canta. Ricorda una ballata in stile Roger Waters e divenne parte del tortuoso processo di introduzione del terzo frontman del gruppo, Gary Cherone.

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