City Of Guitars: spettacolo a Locarno

Nik Kershaw, al centro, insieme alla resident band di City Of Guitars
Nik Kershaw, al centro, insieme alla resident band di City Of Guitars

Star internazionali come Tony Hadley e Nik Kershaw, grandi chitarristi e un’organizzazione che segue un pensiero preciso, quello della sartorialità territoriale. Siamo stati a Locarno il 9 e il 10 settembre e abbiamo vissuto il festival da insider

di Fabio Cormio

E alla fine sì, alla quarta edizione di City of Guitars ci siamo stati eccome. Andato in scena lo scorso fine settimana (venerdì 9 e sabato 10 settembre), il Locarno Music Weekend non ha acceso solo Piazza Grande, ma ha coinvolto l’intero centro storico della cittadina affacciata sulla sponda svizzera del Lago Maggiore. Ecco, se è vero che lo spirito della manifestazione era già ben delineato alla vigilia, è vero anche che aver avuto la possibilità di osservare dall’interno il funzionamento di ogni singolo ingranaggio è stato istruttivo e per certi versi sorprendente.

In un precedente articolo avevamo parlato di un abbraccio, dato dalla musica alla città e affettuosamente ricambiato da un pubblico composto in gran parte da famiglie: quella che poteva sembrare un’affermazione stucchevole era invece un’istantanea fedele. Prima di tutto, è bene ricordarlo, si è trattato di un evento completamente gratuito, per accedere al quale non occorreva registrazione e che non richiedeva file per l’ingresso. Riservati a ospiti e operatori c’erano soltanto gli Ibis Rooftop, due momenti d’incontro di tono decisamente conviviale, che citiamo perché ci sono stati utili a conoscere da vicino i musicisti.

Luigi Schiavone e Stef Burns
Luigi Schiavone e Stef Burns

Proprio al Rooftop, il venerdì, serpeggiava un po’ di preoccupazione per la moltitudine di voli cancellati nel Regno Unito, che rischiavano di far saltare le esibizioni di vari artisti, tra i quali Nik Kershaw e Tony Hadley. La macchina organizzativa di City Of Guitars e la disponibilità degli artisti stessi hanno fatto sì che alla fine i programmi siano stati interamente rispettati e qui vale la pena aprire una parentesi su uno dei grandi protagonisti della manifestazione, cioè Tony Hadley. A causa della cancellazione del suo volo, il viaggio dell’ex frontman degli Spandau Ballet si è trasformato in un piccolo calvario, tanto che il cantante londinese è arrivato a Locarno, tra l’altro molto provato, a poche ore dalla manifestazione. Questo non ha impedito ad Hadley di giganteggiare con un’esibizione di estrema classe, non lesinando disponibilità nel backstage e con la band residente.

Avendo visto da vicino tutto questo, ci ha un po’ sorpresi leggere sulla stampa locale qualche considerazione non proprio indispensabile riguardo al cantante inglese che, tra le altre cose, non ha mancato di accogliere sul palco l’orchestra ticinese United Soloist, composta interamente da giovani e diretta da uno straordinario Arseniy Shkaptsov. Un momento di musica che ha incantato ed emozionato il pubblico.

Tony Hadley
Tony Hadley

A proposito di strumentisti, è utile menzionare la resident band di City Of Guitars, coordinata dal chitarrista Gianni Rojatti (reduce dalle date estive con sua maestà Stewart Copeland): al suo fianco c’erano veterani come il bassista di livello internazionale Federico Malaman e il batterista Federico Paulovich, il tastierista Gianluca Di Ienno, la vocalist Rossana Carraro, il sassofonista Jonathan Norani e il chitarrista acustico Claudio Niniano. Sul palco sono saliti anche volti notissimi delle sei corde, Maurizio Solieri e Stef Burns - la chitarra storica e quella attuale di Vasco Rossi - nonché Luigi Schiavone, autore e session man di lungo corso.

Il format di City Of Guitars è accattivante per la sua proposta artistica di alto livello, ma la sua carta vincente è una sorta di “sartorialità territoriale”, ossia la comprensione e il rispetto della specificità di quel luogo e di quella platea. Che, nella pratica, significa creare un programma musicale su misura il pubblico e per i turisti presenti in Piazza Grande, mantenere i volumi a un livello accettabile, favorire il dialogo tra pubblico e artisti (a Locarno nessuno si trincera dentro inaccessibili torri d’avorio, anzi), iniziare lo show alle 19 - con le jam acustiche dei mattatori Paolo Pilo e Carlo Andreoli, veri juke-box umani - e concluderlo per le 22:30. Semplice, forse. Eppure raramente lo abbiamo visto accadere.

Da quel bel palco sulla Piazza Grande di Locarno, e dal suo backstage, ci portiamo via qualche cartolina speciale: stille di magia per chitarra e voce, innescate da quel grande artista che è Ron; gli abbracci fraterni tra il direttore/arrangiatore Fio Zanotti, uno straordinariamente energico Pupo e Dario Farina, il cui nome potrebbe non dirvi nulla, ma fu proprio lui a scrivere alcune delle hit italiane di maggior successo nel mondo, a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80; ci portiamo via l’impeccabile raffinatezza di Nik Kershaw, la grinta quasi punk di Katrina (from Katrina & The Waves), le esecuzioni perfette di Spagna, la scoperta della voce emozionante di Nathalie Ray (una cantante ticinese da seguire) e di quella delicata e sognante di Connie Talbot, giovane artista britannica scovata dall’organizzatore (consiglio spassionato: cercate il suo nome sui social e ascoltatela).

Ma, più di tutto, ci portiamo via una conferma: un evento musicale locale è di successo solo se è la somma di più fattori virtuosi e tra questi, oltre all’alto profilo della proposta artistica, non può mancare il rispetto per il territorio e l’amore per la sua gente. 

Nik Kershaw, al centro, insieme alla resident band di City Of Guitars
Nik Kershaw, al centro, insieme alla resident band di City Of Guitars
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like