Quando Rod Stewart sfiorò la morte e diede vita a THE GREAT AMERICAN SONGBOOK

Joe Bielawa from MInneapolis, USA – DSC_0433 CC BY 2.0

All'alba del Terzo Millennio, il cancro colpì Rod Stewart, lasciandolo privo di ogni certezza, ma dandogli la forza per dare alla luce uno dei suoi più grandi capolavori al termine del calvario.

All'epoca cinquantacinquenne, Rod Stewart affrontò un percorso difficile, con un'operazione molto delicata, fortunatamente andata a buon fine, che gli permise di rimettersi in carreggiata dopo un periodo particolarmente oscuro di cui, tra l'altro, ha raccontato nella sua autobiografia. Il tumore colpì Stewart alla tiroide, costringendo i medici ad intervenire passando dalla gola. Come egli stesso rivelò nel 2001 ai microfoni di ABC, impiegò quasi un anno per tornare a cantare, facendo pratica partendo, praticamente, da zero. Ne conseguì un timbro nuovo, appassionante e che avrebbe condotto ad un flusso creativo implacabile, che raggiunse il culmine con THE GREAT AMERICAN SONGBOOK.

La storia di un album nato dalle ceneri di un artista già immenso

Molti altri musicisti avrebbero gettato la spugna al pensiero di doversi reinventare dopo decenni di onorata carriera, ma per Stewart, non fu il caso. Il suo spirito indomito lo spinse in studio per la creazione di ciò che sarebbe diventato THE GREAT AMERICAN SONGBOOK, baluardo della sua discografia venuto alla luce il 22 ottobre del 2002. Un pop rock accattivante in cui trova spazio, principalmente, materiale firmato da altri autori e che include una line-up di ospiti di grande spicco: da Slash a Mark Knopfler, fino ad arrivare a Robb McIntosh dei Pretenders e Jesse Johnson dei Time.

Stewart sentì il dovere di giustificarsi ai suoi fan più devoti, affermando che, quello, fosse un cambio di rotta provvisorio, una sorta di catarsi ottimistica con cui scrollarsi da dosso l'oscurità degli anni passati e che, dopo la sua uscita, sarebbe tornato al suo stile consueto. Negli anni, Stewart avrebbe continuato ad applicare la "SONGBOOK Formula", sebbene in maniera più sporadica, fino al 2010. La tragedia da cui uscì, fortunatamente, illeso, lo portò a sviluppare una prospettiva differente sul suo percorso privato ed in musica, permettendogli di inseguire la sua passione completamente, senza dover relegare la sua opera al personaggio che si era creato negli anni.

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