Il capolavoro di HIPGNOSIS

La storia di una copertina che ha rivoluzionato il modo di presentare i dischi: essenziale, apparentemente semplice, ma ricca di riferimenti e significati.

Per scegliere la copertina del nuovo album, Storm Thorgerson incontra i Floyd in un seminterrato degli studi Abbey Road insieme al suo socio in Hipgnosis Aubrey “Po” Powell. Con sé ha sette o otto bozzetti e tra questi c’è quello con il prisma triangolare. “Ci sono voluti circa tre minuti”, racconterà nel 1998 a «Mojo». “Li hanno sfogliati e quando hanno visto il prisma si sono semplicemente guardati. Per loro era quello giusto. Poi hanno detto che dovevano tornare al lavoro”. Nel 2003, intervistato da «Rolling Stone», è Gilmour a ricordare che “quando Storm ci ha mostrato tutte le sue idee, vedendo quella non c’erano dubbi che fosse perfetta.

Era come dire ‘questo è tutto’. È una copertina brillante. Uno può osservarla e pensare che è un’idea molto commerciale: è molto semplice e austera, starà benissimo nelle vetrine dei negozi. Non era una bella foto di quattro ragazzi che saltellavano in campagna. E questa cosa per noi era fondamentale”. Thorgerson non è esattamente felice della loro decisione. In particolare, gli sarebbe piaciuto lavorare su un’altra proposta che aveva presentato: quella con Silver Surfer, il personaggio dei fumetti della Marvel, a cavallo di un’enorme onda. E crede di poter anche superare i problemi derivati dal copyright, perché il soggetto non sarebbe stato disegnato. “Visto che era una foto, non potevano davvero fare molto”, spiegherà a «Rolling Stone» nel 2011. “Intendo dire che non sarebbe stato Silver Surfer, sarebbe stato un uomo su una tavola da surf. Io ero più interessato all’onda, in realtà.

Ero interessato a un’onda a più livelli, perché pensavo fosse un’ottima rappresentazione dei Floyd e dei loro fan. Non credo che tu possa proteggere un’onda con il copyright”. Anche Powell trovava l’idea attraente: “Ci piaceva l’immagine di un uomo d’argento su una tavola da surf d’argento che esplora l’universo. Aveva delle proprietà mistiche e mitiche. Molto cosmico”, racconterà nel 2018, sempre a «Rolling Stone». Ma non c’è niente da fare, perché i Floyd hanno scelto il prisma e già in precedenza, commissionando allo studio la copertina, come ormai loro abitudine dai giorni di A SAUCERFUL OF SECRETS, erano stati chiari. “Non volevano un’altra trovata surrealista”, ricorderà nel 2022 Powell durante un incontro al Medimex di Taranto. “Niente più collage o altre fotografie molto elaborate. Richard Wright propose: ‘Perché non una scatola di cioccolatini?’”. In quei giorni, molto consumati sono i Black Magic, che nella confezione riportano solo un segno d’oro su uno sfondo nero. A Wright, poi, adesso evidentemente dà noia proprio ogni tipo di immagine fotografica, e per l’artwork preferisce qualcosa di grafico: “semplice, elegante, di classe”.

E quando gli viene risposto che Hipgnosis lavora con le foto piuttosto che con la grafica, controbatte di prendere la sua indicazione come la proposta di un cambiamento, di una sfida. E la sfida, dopo una furiosa session di brainstorming in piena notte, è raccolta da Thorgerson e Powell, che decidono di tener conto della richiesta tra le idee da proporre al gruppo. A ispirare le loro menti creative è Isaac Newton: con i suoi esperimenti, a partire dal 1666, lo scienziato inglese osserva che la luce bianca del sole è in realtà composta da raggi colorati aventi diversi gradi di rifrangibilità. E per dimostrare la sua teoria, utilizza un prisma di vetro triangolare, che scompone la luce in entrata in tutti i colori dell’iride. “Quando allora si parlava del lato oscuro della luna”, spiegherà Powell in The Dark Side Of The Moon – The Making Of The Pink Floyd Masterpiece di John Harris, “era sempre chiaramente nel contesto dei recessi della mente; qualcosa che a che fare con l’ignoto. Perché all’epoca il lato oscuro della luna era un mistero ed è sempre stato considerato una metafora dell’altro lato della follia. La rappresentazione visiva della luce che si rifrange nei colori dell’arcobaleno può essere vista come una metafora della frattura del proprio io: come una singola esperienza di vita può frammentarsi in molte tonalità e colorare la nostra percezione della realtà”.

 

Tratto dal nuovo Speciale Classic Rock, disponibile su Sprea.it e in edicola! 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like