JIM MORRISON: gli ultimi giorni a Parigi

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L’addio al rock teatrale dei Doors, una nuova vita da poeta sulle tracce di Rimbaud e Baudelaire, l’alcol, la depressione e forse l’eroina – Cronistoria degli Ultimi giorni di JIM MORRISON raccontati da chi c’era.

Partiamo da un dato: la tomba di Jim Morrison al Père Lachaise è il quarto sito più visitato di Parigi dopo la Torre Eiffel, la Cattedrale di Notre-Dame e il Centro Pompidou.

Jim riposa nel così detto “cimitero degli artisti” della capitale francese dal 7 luglio 1971 quando, alle 8:30, il suo corpo venne seppellito in una bara economica, di quelle senza pretese. Pamela Courson, “compagna cosmica” di Jim, la pagò appena 366 franchi e con altri 500 garantì al Re Lucertola l’intera sepoltura. Il funerale di Morrison durò appena dieci minuti, il tempo necessario per interrare la bara. Presenti solo cinque persone: Pamela Courson, la regista Agnès Varda, l’ex compagno di corso di Jim all’UCLA Alain Ronay, il manager dei Doors, Bill Siddons, e Robin Wright, la segretaria di Morrison a Parigi. La Varda disse poche parole in ricordo dell’amico e via, tutti fuori, lontani dal Père Lachaise.

E così cala il sipario sul Re Lucertola, lo sciamano erotico, il demone calzato di pelle nera, la rockstar innamorata della poesia che dopo anni sotto i riflettori aveva deciso di ritirarsi a Parigi e vivere come un semplice poeta. Eppure su quella morte, secondo il referto del medico avvenuta per attacco cardiaco – con Morrison a quanto riferisce Pamela ritrovato morto nella vasca da bagno la mattina presto dopo che aveva deciso di farsi un bagno perché non si sentiva bene e aveva vomitato sangue – iniziano subito le illazioni, le strane ammissioni, le frasi dette in punta di voce. Ma facciamo un piccolo passo indietro: come mai una delle rockstar più famose d’America è finita a vivere sotto la Torre Eiffel?

Jim visitò Parigi per la prima volta un anno prima di morire insieme al commercialista dei Doors, Leon Barnard, e si innamorò follemente della città che aveva dato i natali a tanti simbolisti francesi che tanto amava, a partire da Charles Baudelaire. Morrison tornò una seconda volta l’11 marzo del 1971 per raggiungere Pamela, in città da quasi un mese. L’idea era di restare nella capitale francese per dedicarsi alla scrittura, limitare gli eccessi e mettere un po’ di spazio tra lui e il carrozzone dei Doors, diventato ormai insostenibile.

All’inizio Pam e Jim alloggiarono all’Hôtel Georges prima di affittare un appartamento dalla modella Elizabeth Larivière, detta Zozo, al 17 rue Beautreillis, nel quartiere di Marais, crocevia imprescindibile per gli artisti. A Parigi, Jim stava finalmente vivendo l’agognato anonimato, ma non per questo era solo. Aveva degli amici in città, persone che, chi più chi meno, verranno invase da una luce sinistra dopo la sua morte. Di Alain Ronay e Agnès Varda abbiamo già detto, così come della “compagna cosmica” Pamela Courson. Ecco, ripartiamo da Pamela, che all’epoca fa uso di eroina e si vede con il famigerato conte Jean de Breteuil, noto spacciatore dei quartieri alti. Ma Pamela non è la sola amante e cliente del conte, in quei giorni parigini con lui c’è sempre la bella Marianne Faithfull, che Jim incrocia più di una volta. Un altro amico di Morrison è il marito della Varda, Jacques Demi, anche lui regista, che lo raggiunge spesso in compagnia di Bernardo Berto- lucci, in città per raccogliere idee per il suo nuovo film, Ultimo tango a Parigi…

 

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