Come è noto, l'informazione musicale dei primi anni Settanta, e in particolare la radio e la tv, erano rigorosamente controllate dalla RAI, che operava in regime di monopolio. In questo numero di Ciao 2001 abbiamo voluto farci raccontare da Renzo Arbore come sia stato possibile riuscire a trasgredire ai rigidi e paludati regolamenti di quella RAI, che bisticciavano con i nuovi tempi, guardavano con sospetto alle nuove generazioni e faticavano a comprendere l’importanza del linguaggio del rock. In quell’unica suggestiva definizione di “musica ribelle” (rubata a Eugenio Finardi, non a caso autore in questo numero di un sorprendente Fermate il mondo, voglio scendere), stavano confluendo sempre più numerosi musicisti e correnti artistiche provenienti da mondi limitrofi come l’etno, il folk, il jazz, il latin e il prog. Negli anni Settanta, il rock allarga insomma il proprio orizzonte, aprendosi a ombrello e accogliendo a braccia sempre più aperte la musica irlandese come la musica cubana, il blues come il jazz-rock dei Wheater Report, la black music e naturalmente il reggae.
Fra gli articoli che pubblichiamo in questo numero, ce n'è uno del 1975 firmato da Manuel Insolera e l’indimenticato Marco Ferranti che testimonia il preciso momento in cui Marley entrò a far parte della rosa degli dei del rock mondiale con una serie di indimenticabili e affollatissimi concerti a Londra. Nell’entusiasmo della narrazione (leggetelo, quell’articolo di 50 anni fa è incredibilmente vitale), Insolera sottolinea la carismatica presenza scenica di questa sorta di “Mick Jagger nero”. E nel raccontarci uno di quei cinque concerti londinesi, si entusiasma al punto da definire i Wailers, il gruppo di Bob Marley (nonostante le profondissime differenze di struttura e differenze di suoni), “i Pink Floyd neri”. Proprio nel momento in cui veniva acclamato come una divinità rasta del suo popolo, Marley balzava ai vertici delle classifiche discografiche mondiali, e «Ciao 2001» era lì ad anticipare per i lettori italiani un fenomeno pronto a esplodere in tutto il mondo. Cinquant’anni dopo, proprio in queste settimane, un film su Bob Marley sta rilanciando con forza quel messaggio e quella musica.
Sempre a proposito di concerti indimenticabili, ma anche di libertà e partecipazione, abbiamo pensato di proporvi due fra i più importanti raduni della storia del rock, uno internazionale e uno italiano, all’epoca puntualmente raccontati dagli inviati di «Ciao 2001»: da un lato, il mitico Festival sull’Isola di Wight (con Jimi Hendrix e Jim Morrison), dall’altro il Palermo Pop Festival (con i Black Sabbath, Aretha Franklin e lo spogliarello di Arthur Brown). Anche qui, non ci siamo affidati al sentito dire: solo testimonianze dirette e racconti di prima mano. Nella tradizione di “Ciao”.
- Maurizio Becker e Renato Marengo
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