Le «Lezioni di Chitarra» di CIAO 2001

ciao 2001, andrea ciarpi, 1975
Su CIAO 2001 la musica veniva raccontata a tutto campo: recensioni di dischi, di concerti, interviste… Ma nessuno aveva mai pensato alla didattica della musica. Finchè arrivò Andrea Carpi.

Nel 1975 Andrea Carpi propose allo staff di «Ciao 2001» una rubrica intitolata “Chitarra”, nella quale si insegnava a suonare sullo strumento principe del rock – la chitarra, appunto, in questo caso acustica – le canzoni degli artisti, italiani e internazionali, più amati dal pubblico. Una proposta accettata con grande interesse, che permise anche a chi non sapeva leggere la musica di imparare a suonare centinaia di canzoni, per più di dieci anni. Ecco come andarono le cose.

Quando inizia e fino a quando dura la tua rubrica di chitarra su «Ciao 2001»?

È iniziata nel giugno del 1975, ed è durata fino a gennaio del 1986.

Come sei arrivato a «Ciao 2001»? Qualcuno ti aveva proposto una collaborazione?

La rubrica “Chitarra” in particolare fu una mia iniziativa, perché era diventato un mio pallino la possibilità di unire un certo tipo di didattica musicale a una rivista di musica. Ero uno studente di filosofia in crisi nei primi anni Settanta e a un certo punto la musica si è presentata come una sorta di terapia, per cui ho cominciato ad occuparmene più seriamente.
Tutto partì nel 1972 quando cominciai a suonare con Luigi Grechi e Mariano De Simone, formavamo un trio al Folkstudio (che avevo cominciato a frequentare già dal 1965). Abbiamo fatto qualche concertino in giro e il repertorio era basato sul folk americano, che forse allora intendevamo in modo un po’ ingenuo, senza troppe preoccupazioni filologiche; Luigi e io suonavamo le chitarre acustiche, Luigi qualche volta anche l’autoarpa, Mariano il banjo a 5 corde. Luigi contemporaneamente stava iniziando a scrivere qualche canzone originale in italiano, e l’ultimo concerto che facemmo fu sempre nel 1972 (perché poi Luigi andò a fare il militare e successivamente a lavorare in una biblioteca a Milano) in un locale vicino a Santa Maria in Trastevere che si chiamava Ambiente, con anche una galleria d’arte, gestito da Dory Zard, il fratello di David Zard.

«Ho sempre avuto dei problemi a suonare
in pubblico: Luigi e Mariano, quando dovevamo suonare da qualche parte, venivano a casa mia e mi facevano prendere la camomilla
»

Quando iniziasti a interessarti del folk revival americano?

Attraverso Pete Seeger, che è stato un po’ il mio mito delle origini, visto che nel 1964 ero andato a sentire un suo concerto al teatro Olimpico a Roma e fu una folgorazione. Ma io già da prima avevo coltivato una infatuazione per la musica “western”: nel 1961– che è più o meno l’anno in cui ho cominciato a suonare la chitarra – mi era stato regalato per Natale un libro di Piero Pieroni, L’epopea del Far West, un volume illustrato per ragazzi che parlava di cowboy e indiani pellerossa. Il libro aveva un disco a 33 giri allegato con tante canzoni dell’epopea del West, che ho poi scoperto – ma allora chiaramente non lo sapevo – essere per la maggior parte registrazioni della Folkways Records, eseguite da Pete Seeger, Leadbelly, Woody Guthrie, Cisco Houston, Logan English, Sonny Terry e altri. Per cui io sono cresciuto con questi ascolti e ricordo che cominciai a frequentare la biblioteca dell’USIS [United States Information Service] a via Veneto a Roma, per cercare i libri che contenessero i testi di quelle canzoni...

 

…continua sull’ultimo numero di CIAO 2001, disponibile online e in edicola!

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