Elogio della compiutezza: CHOCOLATE KINGS della PFM

Un estratto dall'articolo edito su PROG 55 di Riccardo Storti

…Riformulo la domanda con una piccola variazione: CHOCOLATE KINGS è l’album più rappresentativo della storia discografica della PFM? Eviterei, al contrario, di avanzare l’ipotesi dell’album giusto al momento giusto, perché così non fu affatto, un po’ perché l’imminente abbandono di Mauro Pagani fece sì che il gruppo cominciasse a perdere uno dei più importanti elementi del proprio DNA; un po’ perché il genere (il progressive rock), di cui furono e sono ancora rappresentanti, stava calando.

Ma CHOCOLATE KINGS arriva nel 1975 ed è il prodotto di un percorso preciso, cominciato almeno tre anni prima, con una maturazione assai condizionata dal feedback diretto con il mondo sonoro anglosassone (contatto che, comunque, non scalfì mai l’italianità stilistica dei nostri).

Quando il disco uscì, complice la timbrica vocale di Bernardo Lanzetti, gli appassionati – sentendo alcune note alla radio, dopo essersi “fumati” l’annuncio dello speaker – distrattamente pensavano si trattasse del nuovo album dei Genesis (da cui, intanto, Peter Gabriel si era allontanato nel novembre del 1974). A lungo andare c’è chi fece qualche birignao per quel cantante di ruolo (sì, finalmente era arrivato un vocalist solista) che cantava solo in inglese. Quasi un tradimento (negli anni Settanta bastava poco per tradire). Anche nel 1975 si poteva già dare in escandescenze puristiche, rimpiangendo STORIA DI UN MINUTO o PER UN AMICO o L’ISOLA DI NIENTE - e non è che fosse trascorso molto tempo…