Quell’aereo per Poona | Ciao 2001

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Questa è la storia dell’avventura umana di Carlo Silvestro, un uomo fuori dal comune che ha attraversato gli anni più belli del Novecento continuando fino a ieri a percorrere le strade della musica, della bellezza e dell’amore in tutte le sue declinazioni.

Grande viaggiatore, grande fotografo, Carlo Silvestro. Poiché qualche tempo fa mi ha regalato il suo diario lungo tutta una vita, oggi che non c’è più, ne scrivo del suo percorso con un racconto a tre voci: la mia, come amica di lunghissima data, quella di Silvia, unico tenace filo conduttore che ha attraversato i decenni di un legame che non si è mai spezzato, malgrado le fughe i ritorni gli abbandoni gli scontri e gli abbracci, unico legame tra la prima e la seconda vita di Carlo. Infine la voce di Carlo, che prendo dal diario che mi ha regalato.

Emanuela: E poi un giorno, sulla scalinata di piazza di Spagna dove da qualche tempo si incontravano gruppetti di ragazzi che bastava guardarli per capire che provenivano da un altro pianeta, planò Carlo: giovanissimo, sguardo sornione a volte beffardo, capelli arruffati e lunghi, jeans strappati, camicia sbrindellata. Quasi tutti quelli che se ne stavano sulla scalinata strimpellavano uno strumento musicale: flauti, bongo, chitarre. Sembrava che si fossero scelti quel posto privilegiato proprio per farsi notare, per lanciare un loro messaggio: Guardateci, siamo arrivati, siamo le avanguardie di  una generazione come non ne avete mai visto, portiamo musica, fiori e rivoluzione. Carlo non suonava. Si limitava a perforare con lo sguardo chiunque si soffermasse a osservarlo per più di un secondo. Ma siccome era l’unico a essere solo e un po’ in disparte, anch’io, le poche volte che mi fermavo sulle scalinate, lo guardavo curiosa. Ricordo che la prima volta che gli ho rivolto la parola gli ho detto: “Bella rivoluzione, tutti maschi, solo maschi...”. E lui di rimando: “Ehi ragazzina, datti una calmata!”.

ciao 2001, franco battiato, massimo cotto

Ci siamo ritrovati per caso al Beat 72, cantina prediletta dell’underground romano: tutte le sere pittori psichedelici, attori alternativi, registi d’avanguardia, scrittori di fama e poeti alla ricerca di un pubblico vi si incontravano per ascoltare buona musica e scambiarsi notizie e sogni. Io ero nella redazione del primo settimanale italiano di musica rock, «Big», e volevo scrivere di quello che vivevo in prima persona. Lui, Carlo, voleva trasformare le sue visioni in realtà. È nata una grande amicizia.

Carlo: Qualcuno che non ha vissuto quegli anni si chiederà: c’è stata realmente una formidabile rivoluzione generazionale? C’è stato davvero un vento di cambiamento come non si era mai visto? È stata una rivolta contro i “padri” come non c’era mai stata prima? Perché tutti quelli che li hanno vissuti li ricordano come “gli anni più belli della mia vita?”. Io li ho attraversati e al contempo li ho vissuti da testimone appassionato.

Sono passato dalla rivoluzione di strada a quella del teatro, quando mi sono innamorato dei Living Theatre, che ho incontrato nel magico ’68 ad Avignone. Poi sono passato alla rivoluzione della famiglia, dando vita alla prima Comune alternativa in Italia, dove ho vissuto per sette anni, anche se con parecchie scorribande nei vari continenti alla ricerca di musica e belle immagini per le mie foto. Infine, sono stato chiamato da una invisibile rivoluzione spirituale. Sono andato in India a vivere in un ashram, accanto al mio Maestro, e fra molte vicende sono rimasto per più di 36 anni. Quel giorno del lontano ’78 in cui decisi di andare in Oriente, sono morto per rinascere a Poona con un altro nome, Svatantra Sarjano, che vuol dire “Libertà della Creatività”. Dopo molto tempo, dopo molto viaggiare / incontrare / sperimentare / scrivere / pubblicare / fotografare, sono tornato a Roma... anzi da Silvia…

…continua sull’ultimo numero di CIAO 2001, disponibile online e in edicola!

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