Vertigine Hard

may blitz

Nati dalle ceneri di un complesso di culto come i Bakerloo, i May Blitz hanno pubblicato solo due dischi ma hanno lasciato un indelebile segno nella scena rock inglese. Oggi quei due dischi sono molto ricercati, soprattutto da chi colleziona la storica etichetta Vertigo.

L’ingresso nei Colosseum del chitarrista Dave Clempson (al posto di James Litherland) mette fine ai Bakerloo. Gli altri Bakerloo, Terry Poole e Keith Baker, decidono di portare avanti il discorso musicale così bruscamente interrotto, formando il primo nucleo dei May Blitz.

Non passano che pochi mesi e anche Baker cade in tentazione: la chiamata di Ken Hensley degli Uriah Heep (che stanno lavorando al secondo album SALISBURY) è una di quelle proposte impossibili da rifiutare. A prendere il suo posto arriva Tony Newman, un veterano batterista dell’epoca beat, già con i Sounds Incorporated e collaboratore con gli Hollies e Jeff Beck. E proprio al nuovo elemento spetta il compito di rifondare i May Blitz, dopo che anche Terry Poole abbandona per entrare nel gruppo di Graham Bond.

L’ingarbugliata situazione venutasi a creare non demoralizza Newman, che non perde tempo e, in un momento di grosso fervore artistico, chiama attorno a sé due musicisti sconosciuti ma di spessore come il chitarrista e cantante James Black e il bassista Reid Hudson. La band entra subito nelle grazie del pubblico più giovane grazie a una fitta serie di concerti tra Birmingham, la Leeds University e Londra, riuscendo a ottenere un contratto con l’emergente etichetta Vertigo, del gruppo Philips, la prima label alternativa creata per ingaggiare artisti “underground” o ritenuti di secondo piano dalle major. Gli inizi dell’etichetta più collezionata al mondo sono di quelli che lasciano il segno: dà infatti voce ai Colosseum e lancia in orbita due band che lasceranno nel corso dei decenni un segno importante, contribuendo in modo significativo allo sviluppo del genere dark e hard-progressive: Black Sabbath e Uriah Heep.

L’esordio del trio è al fulmicotone.

L’omonimo album convince pienamente con l’impasto hard-blues di Smoking The Day Away che apre in maniera magistrale il 33, la band mette in campo la propria padronanza strumentale e artistica, sviscerando in maniera diretta e corrosiva e libera da qualsiasi contestualizzazione formale (???) una spiccata estensione del verbo rock con attitudini dark/blues e progressive, concetto quest’ultimo che si propaga, in maniera più tangibile soprattutto nel secondo ellepì.

L’album prosegue il cammino sullo stesso binario di partenza: una matassa aggrovigliata di ineccepibile rock i cui intenti sono quelli di spingersi oltre ogni confine sin qui esplorato, cosa perfettamente riuscita.

Con Dreaming il gioco si fa più effettato: dal sottofondo apparentemente soffice, sussurrato, soffuso, si dipana un’inquietante cavalcata di improvvisazioni, suoni chiassosi e infuocati, quelli che la sei corde di James Black trasforma in un incubo, il tutto supportato dal battito pulsante della batteria di Tony Newman. Gli equilibri perdono il loro assetto in Squeet, una selvaggia cavalcata di assoli furibondi e sbalzi vocali che gettano un po’ di scompiglio nello scacchiere della band. Ma è Tomorrow May Come a rimettere le cose a posto: la parte vocale, leggera e sofferta, accompagnata dal vibrafono di Newman, riprende come per incanto il feeling con un rock più asciutto che sembrava smarrito nella traccia precedente. I suoni si fanno nuovamente pirotecnici con Fire Queen, una jam piena di fiammate e dal ritmo indemoniato fino alla chiusura dell’epica Virgin Waters.

Con il pezzo conclusivo, è piena estasi musicale: al rumore del riflusso del mare Tony Newman prende per mano la band come forse solo Ginger Baker dei Cream sapeva fare e detta i ritmi virando il brano in un epilogo più sontuoso, sintetizzando al meglio lo spirito musicale dei May Blitz. Lo sferzante sound imposto dalla chitarra e il ritmo implacabile del basso di Reid Hudson fanno il resto. Alle onde cristalline del mare si contrappone così un magma incandescente che travolge tutto e tutti, e dagli angoli bui del dark-sound emerge un album di grande splendore.

Il 33 giri viene pubblicato all’inizio dell’estate del 1970 su etichetta Vertigo.

may blitz

L’articolo completo a cura di Franco Brizi è su Vinile n.14, disponibile qui.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like