Intervista a Tananai: tutto ciò che dovete sapere sulla “piccola peste”

Ecco la nostra intervista a Tananai: giovanissimo cantante e producer che, tra una birra e l’altra, ci ha ospitato tra le mura di casa sua per una chiacchierata davvero… intima!

Ve lo presentiamo: Tananai, alias Alberto Cotta, nasce a Cologno Monzese nel 1995 e si avvicina inizialmente al mondo della musica come producer (qualcuno di sicuro si ricorderà di Not for Us) ma solo nell’ultimo anno decide di buttarsi nelle fauci della nuova scena cantautorale italiana: dopo i singoli Volersi male, Ichnusa e Bear Grylls conquista il pubblico, le radio e Spotify con il brano Calcutta.

Com’è avvenuto il passaggio da Not for Us (progetto da producer a cui ti sei dedicato negli anni passati) a Tananai? Riescono a convivere insieme questi due “alter-ego” o Not for Us è stato completamente messo da parte?

Il passaggio da Not for Us a Tananai è stato drastico e deciso, non sono stato su a rimuginarci troppo. È successo che una volta fatto uscire il mio disco di debutto TO DISCOVER AND FORGET come Not for Us ho avuto come una specie di “depressione post partum” in cui sentivo di aver detto tutto quello che potevo con la musica elettronica; da quel momento in poi ho avuto bisogno di buttarmi in nuove sfide e di ricevere nuovi stimoli, musicalmente parlando. Per quanto riguarda la convivenza di questi due mondi, devo dire che per i primi pezzi che ho fatto uscire (Ichnusa, Volersi male, Calcutta e Bear Grylls) non ha funzionato molto: sebbene io sia fiero di ciò che ho fatto uscire come Not for Us, volevo proprio prendere una direzione opposta. Però posso dire che sicuramente nei prossimi pezzi si sentirà maggiormente l’impronta elettronica, che poi alla fine è anche quella più personale.

Sei passato dall’essere dietro a una console (oggetto che in un certo senso ti protegge) all’essere al centro dell’attenzione sul palco. Raccontaci com’è andata la tua prima volta live.

Non avendo mai suonato con una band mi sono dovuto interfacciare a questo mondo abbastanza velocemente: ero allo stesso tempo emozionato e agitato. In tutto questo ho avuto la fortuna di conoscere il mio chitarrista, tastierista e batterista e, devo essere sincero, se non avessi incontrato loro non sarebbe stato sicuramente così divertente e spontaneo. Vi faccio un esempio. Durante il primo live, ho iniziato a cantare Volersi male e ho steccato completamente la prima nota del ritornello, però il fatto di essere lì con dei miei amici più che con collaboratori ha fatto sì che ci divertissimo e che riuscissimo a trasmettere al pubblico quello che davvero ci piace fare: suonare divertendoci.

Il tuo rapporto con il supporto in vinile?

Da produttore ovviamente ritengo il vinile un mondo a se stante e spero non diventi mai davvero obsoleto. Il suono che esce da questo tipo di supporto analogico è tutta un’altra sto-ria rispetto a ciò che esce dal digitale. Anche se devo confessarvi che, essendo molto disordinato, ho sì dei vinili a cui tengo molto, però non mi ritengo un collezionista quindi mi ritrovo ad ascoltare molta più musica in digitale.


Il resto dell’intervista a Tananai la trovate sul numero 23 di Vinile, in edicola e sul nostro store online.


credits foto: Chilldays Bogi Plakov

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