Compendiare in una sola canzone una carriera che procede da oltre mezzo secolo e conta su una quarantina di album può apparire operazione superficiale e scorretta: ma quando la carriera suddetta si è aperta con uno dei più iconici brani che la musica popolare abbia mai espresso, già notissimo (un traditional le cui origini si perdono tra le nebbie del te-po, inciso anche da Bob Dylan, Joan Baez, Pete Seeger, Tim Hardin) ma diventato iconico proprio grazie a una certa interpretazione, puntare l’obiettivo e tenerlo fisso su quella canzone diventa quasi un obbligo.
Eric Burdon è la voce che ci racconta la (triste) storia di House Of The Rising Sun, che nel 1964 consacrò gli Animals fra le star del rock britannico: una canzone che conoscono tutti e affascina anche chi il rock non lo sopporta, entrata senza discussioni nell’immaginario collettivo, una scheggia tutt’altro che minuta della colonna sonora del ventesimo secolo.
Classe 1941, figlio di un elettricista di Newcastle, Eric Burdon ha fatto tante cose, buone e meno buone, cantando praticamente di tutto: rock, pop, soul, blues; con gli Animals, i War o da solo, ha seguito l’onda adattando la propria musica al variare del gusto e delle mode ma senza mai allinearsi come una banderuola nella direzione in cui pareva soffiare il vento. ù
L’ultimo album a suo nome esce nel 2013 (il buon’TIL YOUR RIVERRUNS DRY), e nonostante la rispettabile età tiene ancora qualche show saltuario con gli Animals (l’abbiamo appena visto in Italia in occasione della Targa ricevuta dal Club Tenco): il suo vocione non è più saldo e potente come una volta, naturalmente, ma non manca mai di emozionare e non solo quando, dopo l’inconfondibile arpeggio (ripreso, per la verità, pari pari dalla versione di Bob Dylan) attacca con quel ferale: There is a house in NewOrleans / They call The Rising Sun /And it’s been the ruin of many a poor boy/...
I Grandi Classici
The Animals THE ANIMALS (USA), 1964
L’esordio degli Animals (nella versione pubblicata in USA) è un istantaneo classico e non solo per via della celeberrima House Of The Rising Sun, il traditional che conosce centinaia di interpretazioni ma che la voce di Eric Burdon ha consegnato all’eternità: attraverso dodici canzoni pescate dai repertori di numeri uno come (fra gli altri) Chuck Berry, Fats Domino, John Lee Hooker e Ray Charles,la band ridisegna i confini del blues e del rhythm and blues all’interno del rock’n’roll con grande freschezza.
Eric Burdon MY SECRET LIFE, 2004
Can’t Kill The Boogieman è un boogie blues da urlo che varrebbe da solo l’acquisto di MYSECRET LIFE, il settimo album della striminzita produzione solistica di Eric Burdon, registrato da Tony Braunagel e suonato da un folto gruppo di turnisti di serie A. Ma c’è dell’altro: qui Eric passa dal r&b al rock, dal soul al jazz, dallo ska al blues alla world music, e lo fa con una grazia strepitosa, alternando (come sempre) originali e cover (Leonard Cohen e Talking Heads). Il suo miglior album di sempre.