Doppia batteria: il marchio di fabbrica dei Genesis

Nel 1976 la metamorfosi post Gabriel obbliga i Genesis a ripensare persino il proprio assetto sul palco. È a quel punto che prende vita l’idea geniale: avere due batterie in scena.

1977: SECONDS OUT. I Genesis, orfani delle magie teatrali di Gabriel, si ripropongono dal vivo con un impianto scenico totalmente diverso, ora caratterizzato da un imponente palco e un disegno luci da rock band. Ma sul palco – essenziale, su due livelli – troneggiano non solo le tastiere di Tony Banks, ma anche la batteria di Collins e l’enorme kit a otto tom e doppia cassa di Chester Thompson: un’occasione da non perdere per aggiungere potenza ed espressività ai brani strumentali, che da sempre hanno utilizzato la batteria come un vero strumento solista. Quindi Phil canta e, in alcune sezioni non vocali, dal vivo torna alla batteria, prima insieme a Bill Bruford e poi al versatile Chester Thompson.

Il drum duet

Due grandi musicisti sullo stesso palco non possono che finire a duettare e così, naturalmente, danno inizio al drum duet, punto fermo in 30 anni di concerti. Per stessa ammissione di Phil il drum duet viene “inventato” e “controllato” sempre all’ultimo momento, alla fine delle prove che preparano i tour mondiali; i due batteristi si ritagliano un po’ di tempo in albergo e improvvisano parti ritmiche, suonando su una sedia o uno sgabello e costruendo la struttura dell’assolo. Tutto qui? No, ovviamente: occorre tecnica ed enorme sincronizzazione, ascolto reciproco e affinità percussiva; aiuta anche il fatto che Phil sia mancino e che le due batterie siano speculari fra loro, permettendo un contatto visivo tra i batteristi.

Nel tempo, questo momento acquisisce importanza e ottiene grande successo. La magia è proprio l’interconnessione delle rullate, scandite sul ritmo composto da un solo strumento, suonato con tutti gli arti da entrambi i musicisti.

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