Il Prog oggi: 10 tra le band più interessanti del momento

La contemporaneità musicale accoglie poliedriche sfumature del progressive metal, un genere intrigante e in continua trasformazione, con validi esponenti figli degli anni Duemila. Ma quali sono le band più interessanti oggi? Ecco a voi una piccola selezione di 10 talentuosi gruppi. 

 Haken 

Ad aprire le danze sono gli Haken, band britannica nata nel 2007 e recente fautrice di un album esplosivo ed eclettico, VIRUS. Il gruppo si pone come una delle proposte accattivanti sul mercato, facendo propria l'eredità del prog anni '70-'80, dai Gentle Giant, ai Camel, fino ai Genesis e Dream Theater. Il loro sound incornicia sfumature djent, con chitarre spezzate e complesse combinazioni poliritmiche che abbracciano melodie armoniche e ipnotiche. Il risultato è avvolgente ed energico, trascinandoci in una dimensione futuristica

Caligula's Horse

Anche la band australiana guidata dalla voce di Jim Grey svetta le ultime classifiche con il quinto album in studio, RISE RADIANT. Così i Caligula's Horse, protagonisti del panorama progressive metal dal 2011, sanno coniugare l'insegnamento dei Meshuggah con sfumature metalcore e pop. Le chitarre bordate dei maestri svedesi anni '80 incorniciano composizioni ricche di dettagli da scoprire gradualmente. Così un suono raffinato cresce lungo un andamento graffiante, che lascia spazio a momenti liberi e sfumati nell'etere.

Thank You Scientist 

Un esperimento più particolare è offerto invece dai Thank You Scientist. La band del New Jersey, infatti, potrebbe lasciare di stucco un abituale ascoltatore metal poichè forgia il suo sound su un'inedita combinazione di fiati, dove tromba e sax sono protagonisti. La sua natura fusion dà una nuova forma alla maschera progressive, introiettando un sapore jazz e, per alcuni versi, ska. Così il gruppo vive del cuore pulsante del prog, respirandone in pieno la natura sperimentale, eclettica e anche un po' freak.  

Enslaved

Ma ecco irrompere la Norvegia a rivendicare lo scettro della tradizione più dura e feroce del progressive metal. Così le atmosfere cupe e il canto in screaming plasmano le sonorità degli Enslaved, figli del 1991 e ancora predominanti sulla scena prog. Così il loro ultimo album, UTGARD, chiude il 2020 con un chiaro stile fondativo, ma sempre aperto a nuove influenze ed evoluzioni. Tuttavia rimane alfiere della tradizione quel sapore primordiale e antico che riverbera dagli echi del padre black metal

Periphery 

E le sonorità distorte e grevi sposano anche lo stile dei Periphery, al cui chitarrista, Misha Mansoor è attribuita l'istituzione del termine djent. Questo sottogenere del progressive metal traduce quelle sfumature sporche e visionarie che per primi hanno lanciato i Meshuggah. Si tratta di un marchio distintivo di molte band contemporanee, il cui grido di battaglia scrive una combinazione tessellata di meth-core, thrash e death metal. Così i funambolismi alle chitarre e la prepotenza ai rullanti disegnano il volto della band del Mayland. 

SOEN

Inizialmente paragonati agli Opeth e ai Toll, il supergruppo svedese dei SOEN ha saputo dare la propria definizione di prog, intercettando diverse ispirazioni musicali fino a sfociare in un'impronta prettamente heavy. Le loro composizioni sfiorano l'udito con melodie cadenzate e suadenti, ma pepate quanto basta per illuminare lo sguardo degli avventori più frenetici. Con album mai banali come l'ultimo, LOTUS (2019), la band sa proeittare le proprie emozioni in musica in maniera avvincente. 

Intronaut

Passiamo invece all'assolata Los Angeles, dove mettono radici, nel 2004, gli Intronaut. E la peculiarità di questa band non convenzionale è l'architettura complessa, vivisezionabile in moltissimi generi. Così spesso la band viene associata allo sludge metal, di cui i Black Sabbath sono considerati i precursori. Ma il tocco heavy si sposa con sonorità hardcore e southern rock, fino a toccare vettori blues e jazz. Qui lo sperimentalismo fa da padrone, in atmosfere surreali e pirotecniche che si appellano alla tradizione psichedelica. 

TesseracT

Ma diamo anche alla Regina i suoi meriti. Così la Gran Bretagna, madre dei primi focolai progressive negli anni Settanta, ci regala i Tesseract. La loro estetica musicale si fonda sulla sopraffina interazione di post, alternative e indie rock, sedimentando un genere peculiare. Ne risulta una poesia incisiva, energica e diretta, altamenta orecchiabile e capace di condensare la fluidità del suono in armonie policrome, impreziosite da intriganti e misteriosi arpeggi. I Tesseract, dunque, sono tra i pioneri del neo prog e possono conquistare qualsiasi orecchio, non smettendo mai di stupirci.

Green Carnation 

Il mood malinconico di anime sfregiate da sonorità mistiche descrive i Green Carnation. Ancora una volta Made in Norvegia, la band simbolista è stata lontana dalle scene per ben 14 anni, tornando in piena forma nel 2020 con un album che sembra cullarsi tra le trame di un quadro espressionista, cubista e metafisico. Si tratta di LEAVES OF YESTERYEAR, che scrive un altro capitolo dei Green Carnation dove il crescendo tellurico ed espressionista delle composizioni sfora la metaforica tela pittorica per risucchiarci l'anima in un tornado emozionale

Pain Of Salvation

Non possono mancare all'appello gli iconici Pain Of Salvation, guidati dal cuore e dall'anima svedese di Daniel Gildenlöw. Così il frontman, dopo il mirabile e personalissimo IN THE PASSING LIGHT OF DAY(2017), continua a condurre la sua band lungo viaggi caleidoscopici e sempre diversi tra loro. Lo dimostra il freschissimo album da lockdown, PANTHER (2020), in cui le fluidità sonore del passato si scontrano con i ritmi spezzati ed elettronici di una nuova prospettiva musicale. E il risultato è sempre elettrizzante e sconvolgente. 

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