Guccini e la censura di “Dio è morto”. Ma in Vaticano…

guccini

Nell'ampio repertorio di Guccini esiste un brano che, pur essendo stato tacciato di blasfemia dalla Rai, venne trasmesso ampiamente da Radio Vaticana. Ecco perché.

Era il 1965. Il mondo era quasi alle porte di quella che sarebbe stata una contestazione epocale, che avrebbe avuto luogo nelle piazze e nelle più grandi città del pianeta solo tre anni dopo.

In questo clima pregno di fermento culturale e politico, Guccini scrisse un testo che sarebbe stato ritenuto da molti l'apripista per la canzone italiana di protesta. In realtà, la canzone non era stata pensata espressamente per esserlo, né per dare la voce a una generazione, ma semplicemente per mettere in parole i pensieri del suo autore.

Parliamo di Dio è morto (se Dio muore, è per tre giorni poi risorge), inciso dopo poco anche dai Nomadi

Per il testo della canzone, Guccini si lasciò ispirare da Urlo, lavoro del poeta statunitense Allen Ginsberg, scritto attorno al 1955, nel quale l'autore riversava tutti i suoi pensieri sulla società americana che gli sembrava arrivata a un punto di non ritorno.

Così anche Guccini, nel testo di Dio è morto, riversò tutto ciò che, secondo lui, c'era di sbagliato in una società contemporanea ipocritaperbenista e fastidiosamente conformista

Ascoltando il brano, è facile capire perché molti giovani attivi durante il Sessantotto avrebbero adottato Dio è morto come loro faro, come loro ispirazione, come espressione in musica di un sentimento comune in quel periodo, ma che serpeggiava nelle scuole e nelle università già da tempo. 

È un Dio che è morto
Ai bordi delle strade, Dio è morto
Nelle auto prese a rate, Dio è morto
Nei miti dell'estate, Dio è morto.

Il Dio di Guccini è il Dio della vecchia morale, di una società ormai anacronistica, che viveva allora nel passato e che era diventata la caricatura di se stessa. Una società che non voleva riconoscere la sua stessa morte e lasciare spazio a quella portata avanti dai giovani che chiedevano a gran voce di essere ascoltati. 

Nonostante il titolo del brano faccia riferimento a un concetto già ampiamente indagato in filosofia che è quello introdotto dal mito della Morte di Dio di Nietzsche, Guccini non venne perdonato dai dirigenti della Rai per aver usato un'espressione così colorita riguardante la religione, tra l'altro inserita proprio nel titolo.

Così, Dio è morto venne bandita dalla Rai. La sorte volle però che, dove non arrivò la più grande emittente italiana, arrivasse un'emittente fortemente connotata a livello religioso: Radio Vaticana. Pare infatti che Papa Paolo VI stesso apprezzasse molto il lavoro di Guccini, così la canzone venne trasmessa ampiamente dalla stazione cattolica

Un destino, certo, ironico per un brano dal titolo così apertamente provocatorio ma, se non altro, fu una mossa saggia da parte di Radio Vaticana, una mossa che permise agli ascoltatori dell'epoca di affrancarsi da pregiudizi di stampo religioso per arrivare a capire fino in fondo il testo di un brano che sarebbe diventato di portata generazionale. 

Per il testo della canzone, Guccini si lasciò ispirare da Urlo, lavoro del poeta statunitense Allen Ginsberg, scritto attorno al 1955, nel quale l'autore riversava tutti i suoi pensieri sulla società americana che gli sembrava arrivata a un punto di non ritorno.

Così anche Guccini, nel testo di Dio è morto, riversò tutto ciò che, secondo lui, c'era di sbagliato in una società contemporanea ipocritaperbenista e fastidiosamente conformista

Ascoltando il brano, è facile capire perché molti giovani attivi durante il Sessantotto avrebbero adottato Dio è morto come loro faro, come loro ispirazione, come espressione in musica di un sentimento comune in quel periodo, ma che serpeggiava nelle scuole e nelle università già da tempo. 

È un Dio che è morto
Ai bordi delle strade, Dio è morto
Nelle auto prese a rate, Dio è morto
Nei miti dell'estate, Dio è morto.

Il Dio di Guccini è il Dio della vecchia morale, di una società ormai anacronistica, che viveva allora nel passato e che era diventata la caricatura di se stessa. Una società che non voleva riconoscere la sua stessa morte e lasciare spazio a quella portata avanti dai giovani che chiedevano a gran voce di essere ascoltati. 

Nonostante il titolo del brano faccia riferimento a un concetto già ampiamente indagato in filosofia che è quello introdotto dal mito della Morte di Dio di Nietzsche, Guccini non venne perdonato dai dirigenti della Rai per aver usato un'espressione così colorita riguardante la religione, tra l'altro inserita proprio nel titolo.

Così, Dio è morto venne bandita dalla Rai. La sorte volle però che, dove non arrivò la più grande emittente italiana, arrivasse un'emittente fortemente connotata a livello religioso: Radio Vaticana. Pare infatti che Papa Paolo VI stesso apprezzasse molto il lavoro di Guccini, così la canzone venne trasmessa ampiamente dalla stazione cattolica

Un destino, certo, ironico per un brano dal titolo così apertamente provocatorio ma, se non altro, fu una mossa saggia da parte di Radio Vaticana, una mossa che permise agli ascoltatori dell'epoca di affrancarsi da pregiudizi di stampo religioso per arrivare a capire fino in fondo il testo di un brano che sarebbe diventato di portata generazionale. 

Per il testo della canzone, Guccini si lasciò ispirare da Urlo, lavoro del poeta statunitense Allen Ginsberg, scritto attorno al 1955, nel quale l'autore riversava tutti i suoi pensieri sulla società americana che gli sembrava arrivata a un punto di non ritorno.

Così anche Guccini, nel testo di Dio è morto, riversò tutto ciò che, secondo lui, c'era di sbagliato in una società contemporanea ipocritaperbenista e fastidiosamente conformista

Ascoltando il brano, è facile capire perché molti giovani attivi durante il Sessantotto avrebbero adottato Dio è morto come loro faro, come loro ispirazione, come espressione in musica di un sentimento comune in quel periodo, ma che serpeggiava nelle scuole e nelle università già da tempo. 

È un Dio che è morto
Ai bordi delle strade, Dio è morto
Nelle auto prese a rate, Dio è morto
Nei miti dell'estate, Dio è morto.

Il Dio di Guccini è il Dio della vecchia morale, di una società ormai anacronistica, che viveva allora nel passato e che era diventata la caricatura di se stessa. Una società che non voleva riconoscere la sua stessa morte e lasciare spazio a quella portata avanti dai giovani che chiedevano a gran voce di essere ascoltati. 

Nonostante il titolo del brano faccia riferimento a un concetto già ampiamente indagato in filosofia che è quello introdotto dal mito della Morte di Dio di Nietzsche, Guccini non venne perdonato dai dirigenti della Rai per aver usato un'espressione così colorita riguardante la religione, tra l'altro inserita proprio nel titolo.

Così, Dio è morto venne bandita dalla Rai. La sorte volle però che, dove non arrivò la più grande emittente italiana, arrivasse un'emittente fortemente connotata a livello religioso: Radio Vaticana. Pare infatti che Papa Paolo VI stesso apprezzasse molto il lavoro di Guccini, così la canzone venne trasmessa ampiamente dalla stazione cattolica

Un destino, certo, ironico per un brano dal titolo così apertamente provocatorio ma, se non altro, fu una mossa saggia da parte di Radio Vaticana, una mossa che permise agli ascoltatori dell'epoca di affrancarsi da pregiudizi di stampo religioso per arrivare a capire fino in fondo il testo di un brano che sarebbe diventato di portata generazionale. 

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