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Le riflessioni di Neal Peart dietro ROLL THE BONES dei Rush

Il 3 settembre 1991 usciva ROLL THE BONES del gruppo canadese Rush, che vanta, dietro i suoi testi, la mente creativa e visionaria del batterista, Neil Peart. 

Neil Peart entra a far parte dei Rush nel 1972, al posto del batterista originario John Rutsey. Fin da subito, Peart non si conferma solo come un valido ed eclettico musicista, ma anche come un ottimo autore narrativo. Così la sua mente visionaria e filosofica permea da quel momento quasi tutti i testi della band canadese. 

Arriva poi il 1991 e, dopo quasi vent'anni di collaborazione, Peart ha attinto a innumerevoli citazioni letterarie e prodotto interessanti riflessioni esistenziali. La sua capacità di scrittura si amalgama perfettamente al sound della band, che dagli esordi hard rock evolve sperimentalmente verso l'elettro progressive rock. L'album di quell'anno, ROLL THE BONES, si pone quindi come un nuovo strumento d'indagine per la creatività di Peart. 

Il musicista aveva esordito nel 1975 con il testo di Anthemdove si concretizza il suo pensiero oggettivista di matrice letteraria. Questo si rifà all'opera omonima della scrittrice Ayn Rand, che sottolinea come l'individuo debba pensare prima a sé stesso, preservando la propria libertà e felicità.

Da qui Peart si è rivolto ai temi più svariati, dal futuro distopico, all'immortalità, alle costrizioni di una società soffocante, fino alla libertà di scelta. Il tutto impreziosito da riferimenti a Nietzsche, Shakespeare, Coleridge e molte altre menti illuminate. 

Con ROLL THE BONES, però, Peart oltrepassa la presa attiva dell'uomo sulla vita a favore di un abbandono al destino. Così, il fato muove i fili del percorso umano, come un burattinaio che intreccia la casuale concatenazione delle circostanze. E la band indaga, con l'album, come tali casualità interagiscono con la vita, dall'amore, alla crescita personale, fino al fallimento. 

L'unica certezza è l'insensatezza dell'esistenza, che spiega come spesso la vita ci punisca con doni indesiderati. Per questo Peart scrive "Il destino è solo il peso delle circostanze/Il modo in cui la signora fortuna danza/Tira i dadi". Sembra così che le parole prendando corpo, assumendo una componente visiva in grado di comunicare con lo spettatore. 

Tale potenza è testimoniata dalla copertina dell'album, premiata ai Juno Awards. Qui, un bambino calcia un teschio, simbolo di un'esistenza lasciata al gioco e ai capricci del destino. Non a caso in una canzone dell'album, DreamlinePeart ci ricorda: "Siamo immortali, ma solo per un breve lasso di tempo"

Francesca Brioschi

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