SHOUT AT THE DEVIL e quella copertina sinistra scandalosa

Il 26 settembre 1983 usciva un album rivoluzionario dei Mötley Crüe, dalle tinte pulp e dark che diedero scalpore, soprattutto per la copertina che le accompagnava. 

Sono passati 37 anni da quando i Mötley Crüe decisero di dare una svolta elettrica alla loro carriera musicale. Volevano fare sul serio e per questo il loro album SHOUT AT THE DEVIL fu una scommessa rivoluzionaria. Non più lo shock rock degli anni Settanta, ma la personificazione musicale della cieca rabbia di una nuova generazione di giovani che cercava nell'heavy metal il suo sfogo. Così il palco si illuminava al loro ingresso, con look provocanti total black e un'aura demoniaca votata alla dissolutezza. 

Questa è la linea che prese la copertina originale del disco, tratteggiata da un pentacolo nero lucido capovolto su sfondo scuro con sovraimpresso il nome della band in rosso. Tale combinazione si ricollegava a un immaginario sinistro e apocalittico, che dava un nuovo volto alla band. Non erano più solamente gli idoli delle ragazzine, ma un marchio da imprimere con il fuoco. Tuttavia l'ambiguità dell'immagine, il titolo dell'album e gli interessi per il satanismo e l'occultismo di Nikki Sixx non giocavano a favore dei ribelli Mötley.

Complice poi la rielaborazione grafica del simbolo magico del pentacolo, capovolto in modo che i simboli di terra e fuoco, legati alle punte inferiori della stella, fossero in cima e schiacciassero la punta simbolica dello spirito. Insomma, un semplice tocco, che però accentuava l'evocazione spiritica e maligna dell'immagine. L'Elektra Records decise di sostituire il pentacolo con una griglia quadripartita con le immagini dei musicisti. Una combinazione simile alla copertina dei Beatles che accompagnava Let It BeNon ci stupiamo, quindi, di trovare tra i brani dell'album una cover hard di Helter Skelter

Una scelta molto delicata dato che, meno di quindici anni prima, quello stesso titolo macchiava di sangue omicida le pareti di casa Polanski, dopo il pluriomicidio architettato da Charles Manson.

Così non c'erano molte vie di fuga per la band, che adottò per quell'album un sound dark, urlato e martellante costruito su uno scenario mortifero e carnale. Anche se questi aggettivi non si addicono al glam dei Mötley, che sapevano coronare con uno stile affascinante e catchy qualsiasi loro esibizione.

Insomma, il loro album raccoglie quello specifico spirito, tra alcool, belle ragazze, risse e un desiderio bruciante di urlare la loro gioventù. E, nonostante la censura, alla fine i Mötley riuscirono anche a conquistarsi la copertina che volevano, nel 2000. 

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