Intervista a Fabrice Pascal Quagliotti: “In PARALLEL WORLDS sono libero”

Il 23 ottobre uscirà PARALLEL WORLDS, primo album solista di Fabrice Pascal Quagliotti, leader e tastierista dei ROCKETS. Ci racconta questa nuova esperienza in un’intervista esclusiva.

Durante il periodo di lockdown (passato a Como) Fabrice Quagliotti, leader e tastierista storico della band francese ROCKETS ha avuto modo di mettere a punto il suo personale sound in un album strumentale dalle ispirazioni cinematografiche, le quali hanno portato Fabrice in vari mondi paralleli, da quelli spaziali, ai mondi interiori della mente, del misticismo e della magia e ai misteriosi mondi delle donne e dell’amore. Una vera e propria colonna sonora del XXI secolo!

PARALLEL WORLDS sarà disponibile in digitale e nelle seguenti versioni, tutte in edizione limitata e da collezione: doppio vinile trasparente, doppio vinile nero, CD Book di 32 pagine. La versione in vinile dell’album conterrà due tracce in più rispetto al disco, 2 speciali Binaural Version mix by Frederick Rousseau.

In un’intervista esclusiva Fabrice ci racconta tutti i retroscena del suo primo album da solista e ci tiene a farlo ringraziando due persone particolarmente importanti per questo progetto: il suo discografico Roy Tarrant, che crede tantissimo in PARALLEL WORLDS, e il suo tecnico sound engineer Michele Violante, senza il quale non avrebbe mai avuto un risultato del genere a livello sonoro.

 

-L’idea di fare questo album solista ti è venuta durante il lockdown, in un momento in cui si doveva fare i conti con se stessi e solo con se stessi, o c’era già da prima?

Il lockdown mi ha permesso di lavorare sull’album in full immersion, quindici ore al giorno, ma in realtà sono già 4/5 anni che ho in mente di fare un progetto del genere. Stavo continuando i dischi con i ROCKETS e un po’ più di un anno fa quando siamo usciti con WONDERLAND, l’ultimo album della band, ho deciso di chiudere il cerchio discografico. Una volta fatto questo mi sono sentito autorizzato da me stesso a partire con il mio progetto da solista.

-Cosa pensi abbia aggiunto la collaborazione con Frederick Rousseau all’album? E come è nata e si è sviluppata la vostra amicizia?

La nostra amicizia risale a quando avevamo entrambi 5 anni, siamo stati insieme fino all’età di 10 anni, dopodiché le nostre strade si sono separate perché abbiamo cambiato scuola. Poi per puro caso ci siamo visti quando avevamo 20 anni in un negozio di strumenti musicali a Parigi e ci siamo subito riconosciuti. Da lì ci siamo rivisti e siamo rimasti in contatto ma non abbiamo mai fatto collaborazioni insieme finché non ho deciso di fare questo album da solo. Un giorno gli ho mandato un provino e gli ho detto: “Questa è la traccia di pianoforte che devi assolutamente tenere, per tutto il resto hai carta bianca” così è nato il brano Friends (non potevo chiamarlo altrimenti). Dopo tre settimane Frederick mi ha richiamato chiedendomi se avessi un altro piccolo spazio perché aveva un’idea: in pratica ci siamo scambiati i ruoli perché poi lui mi ha mandato un altro provino di pianoforte ed è nato un altro brano!

-Quali sono state le difficoltà riscontrate nella composizione di Walk Away? È un brano in cui esci dalla tua comfort zone…

Ho chiamato Axel Cooper, giovane deejay col quale collaboro da molti anni, e gli ho chiesto di farmi una ritmica trap. Dopo questa richiesta lui è rimasto un po’ stranito, ma quando gli ho rimandato il brano non mi ha insultato (ride ndr), anzi, mi ha fatto i complimenti per il modo innovativo di concepire la trap. Io ne sono molto felice, da parte di un ragazzo di 20 anni non mi aspettavo questa reazione.

-Parli del brano Princess in maniera particolarmente orgogliosa, tanto che affermi che ti piacerebbe vederlo e far parte di un film di qualche grande regista. Ti sei immaginato in quale film già uscito nelle sale sarebbe stato a pennello?

Questo album in realtà contiene quattordici brani tutti rivolti a colonne sonore da film. Princess poi mi sta a cuore per un motivo particolare: avevo iniziato a scrivere la melodia 14 anni fa e ne ho tatuata una parte sul braccio, poi l’ho accantonata perché mi sembrava non centrasse niente con i ROCKETS, è un brano che avevo creato per Paola, la mia attuale moglie. Ovviamente appena ho iniziato a pensare all’album solista sono subito andato a recuperare questo pezzo per completarlo e inserirlo al suo interno. Ho voluto fare un brano minimalista, di musica classica: pianoforte, archi e basta. È l’unico brano delle mie composizioni in cui ci sono solo 8 tracce. Lo vedrei benissimo ne La leggenda del pianista sull’oceano.

-All’interno dell’album sono presenti riferimenti a David Bowie e a Tovarish Gagarin. In che modo queste due figure ti hanno aiutato a sviluppare la tua idea di spazio?

In questo album ho lavorato in modo diverso, solitamente prima si crea la musica e poi si pensa a un titolo, invece questa volta ho voluto fare esattamente il contrario: ho pensato prima a un soggetto sul quale volevo lavorare e poi ho fatto il brano. Per quanto riguarda Bowie, lo considero l’artista pop più grande degli ultimi 50 anni, è stato un trasformista incredibile, è stato il primo a scrivere testi sullo spazio (in SPACE ODDITY), non a caso ho chiamato il brano a lui dedicato So Long Major Tom perché Major Tom è stato il cosmonauta strano inventato da Bowie. Poi mi sembrava doveroso scrivere un brano per Gagarin, il primo uomo che è andato nello spazio e ha segnato il XX secolo. Nel brano ho utilizzato le parole in russo che pronunciò prima della partenza, che in parole povere vogliono dire “o la va o la spacca!”.

Quale tra questi brani è quello che è rimasto chiuso nel cassetto per più anni? E qual è quello che ti rende più fiero del tuo lavoro?

L’unico che avevo già cominciato a fare è Princess, gli altri sono nati in questi 6 mesi in cui ho avuto una marea di idee. Il brano al quale sono più affezionato è difficile sceglierlo, sono quattordici bambini che amo in egual modo. Forse l’unico che amo un po’ di più è appunto Princess.

-Com’è stato doversi approcciare a un progetto di tipo solista dopo tanti anni in una band? Hai sentito qualche mancanza a livello organizzativo?

Per niente, anche perché nei ROCKETS facevo veramente tanto quindi l’unica differenza che ho sentito è la libertà di poter creare senza pensare alla tonalità del cantato o a che tipo di melodia calzi a pennello con la band. Una libertà assoluta.

-C’è qualche idea per il tour?

Sto già lavorando al tour, ho le idee ben precise. Collaboro con una fashion designer italiana, Cinzia Diddi, che ha già cominciato a mandarmi dell’abbigliamento: quattordici sfumature di abbigliamento per i quattordici brani. Poi sto lavorando per avere delle luci ben precise e ho chiamato un paio di persone che lavorano nell’ambito del circo per fare uno spettacolo aereo. Mi piace l’idea di creare qualcosa che si possa guardare e ascoltare, qualcosa di bello sia per le orecchie che per la vista.


Tracklist: Alchemy, So Long Major Tom, Princess, Friends, Renaissance, Song of the Earth, Hubble Space Telescope, Japanese Tattoo, Mezcal, Tovarisch Gagarin, Strange Loop, Harem, El Fuego e Walk Away.

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