Non possiamo non citare NEVERMIND. A costo di essere scontati, l’album che ci parla di più di questi anni è quello dei giovanissimi Nirvana. Dalle strade di Seattle, la band raggiungeva il primo posto nelle classifiche. Con Kurt Cobain la rabbia, il dolore, il senso di emarginazione vengono espressi come mai prima. E la generazione degli anni Novanta trova così la propria voce, particolarissima, sofferta e introversa. Smells Like Teen Spirits è il manifesto del grunge e di questa voce, una rivolta contro il disagio di vivere dei giovani. Ma non dimentichiamo Something In The Way, Polly e la perla Come As You Are.
Nato in un periodo di crisi per la band, tra scioglimenti, nuova formazione e l’addio momentaneo al chitarrista Nick McCabe (che tornò poco dopo nel gruppo), l’album URBAN HYMNS si annuncia più masticabile dei precedenti, più cantautorale, soprattutto grazie alle inclinazioni del cantante Richard Ashcroft. Lo avrete già capito: il disco è quello di Bitter Sweet Symphony.
Nel video, mentre cammina da solo scontrandosi con i passanti, Ashcroft canta delle parole davvero deprimenti, racconta una vita da schiavi dei soldi, dopo la quale si muore senza troppi giri di parole. Purtroppo, la sinfonia dolce amara degli anni Novanta portò i Verve in tribunale per aver inserito il campionamento della versione orchestrale di The Last Time, dei Rolling Stones.
Nello stesso anno esce OK COMPUTER dei Radiohead, una delle band a cui i Verve facevano riferimento. Con questo album, i Radiohead si slegano bruscamente dall’immagine appioppatagli dai fan e dalla critica… non vogliono più essere solo “quelli di Creep” e OK COMPUTER segna un punto di non ritorno. I toni e il sound sono molto diversi, anche se non raggiungono ancora i livelli più estremi di distanza dagli altri dischi. Paranoid Android e Subterranean Homesick Alien, sono solo due dei brani più importanti di questo album, che precede l’elettronico KID A.
Ecco il primo album degli Oasis, un altro azzeccatissimo rappresentante degli anni 90. La strafottenza e il bisogno di farsi sentire portano i fratelli Gallagher, nonostante i litigi, a vendere moltissimo. Chi non ha mai cantato Live Forever, Rock ‘n’ Roll Star, Supersonic?
Anche i Pearl Jam vengono trascinati nel movimento del grunge, e lì sfondano con TEN, un album considerato perfetto, un successo senza pari che supera addirittura le vendite di NEVERMIND dei Nirvana. Ma nonostante l’onda grunge, i Pearl Jam si distanziano dai Nirvana, dagli Alice in Chains e dagli Smashing Pumpkins. In TEN i nostalgici degli anni ’70 si sentono rivivere: l’eco degli Who e dei Led Zeppelin è più una voce gridata. Un album tradizionalmente rock, eppure mai banale, mai mainstream.
Un album che potrebbe rappresentare l’essenza del gruppo, e che sicuramente è uno dei più importanti e belli degli anni 90. Tra la strafottente Suck My Kiss e la ferita Under The Bridge di Anthony Kiedis, l’album si costruisce su una lotta tra gli estremi, che riflette sia quelli di Los Angeles sia l’iter complicato della band con i suoi eccessi. Enorme successo, un album che ci piace alla follia. E non dimentichiamo CALIFORNICATION!
Come i Radiohead, anche gli U2 fronteggiano una grande trasformazione del loro sound, cavalcando l’onda dell’industrial dance. Il disorientamento dei fan c’è, ma è impossibile provare delusione. Tutti vogliono fare un giro con questi nuovi U2, capaci di tirarsi dietro un pubblico amante del sound sincero dei vecchi U2.
Cambiamo genere: nel 1992 Dr. Dree spalanca finalmente le porte dell’hip hop, che dalla pubblicazione di THE CHRONIC diventa uno dei più amati generi degli ultimi vent’anni. Le storie dell’hip hop ormai le sappiamo a memoria, sono le confessioni predilette di una vita passata nelle difficoltà del ghetto, tra gang pericolose, l’amore per la marijuana. E molto altro...
A pezzi per il suicidio di Kurt Cobain, Dave Grohl decide di piantarla con la musica. Dopo qualche tempo però si ricrede, e mette su i Foo Fighters. Una cosina da niente, che arriva giusto giusto in tempo per realizzare un altro dei nostri album preferiti degli anni ’90. THE COLOUR AND THE SHAPE scala le classifiche in USA e UK, ed è proprio il disco di Everlong, che deve molto a Where Is My Mind dei Pixies, ma anche Walking After You e My Hero.
Brani sofferti, rabbiosi, ma forti e travolgenti, che sanno incendiare il dolore e renderlo reazione alla vita. Inutile dire che il successo fu travolgente.
Un altro riuscitissimo riflesso degli anni ’90 è questo disco, che tra hard rock moderno e i debiti ai Black Sabbath, si mescola al nuovo grunge. Nel panorama contemporaneo però gli Smashing Pumpkins portano qualcosa di nuovo: una melodia più riflessiva, cantautoriale, un gusto accentuato per l’acustica e per una profondità che però non si rivela mai pesante. Le nostre tracce preferite? Luna, Sweet Sweet, Spaceboy.
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