Intervista a Ezio Guaitamacchi: “Ecco il mio libro sui retroscena delle morti di 50 rockstar”

Abbiamo intervistato Ezio Guaitamacchi per farci dire qualcosa in più su AMORE, MORTE E ROCK ‘N’ ROLL – LE ULTIME ORE DI 50 ROCKSTAR: RETROSCENA E MISTERI

Dal 6 novembre è in libreria e negli store digitali AMORE, MORTE E ROCK ‘N’ ROLL – LE ULTIME ORE DI 50 ROCKSTAR: RETROSCENA E MISTERI (Hoepli), il nuovo libro dello scrittore e giornalista musicale, Ezio Guaitamacchi, dedicato agli ultimi istanti di vita di diverse icone del rock. Arricchiscono il volume le prefazioni di Enrico Ruggeri e di Pamela Des Barres (una delle groupie più iconiche negli anni Sessanta e Settanta).

-Come si è svolto il lavoro di ricerca delle varie storie?
Questo è un lavoro che ha sia un tempo di realizzazione di pura scrittura, sia anni di lavoro nella musica, anni di racconti, anni di incontri e poi ovviamente anche tanta ricerca: bibliografica, documentaristica, ma anche online per quanto riguarda l’attualità le curiosità. Alla fine di ogni capitolo ci sono dei box servono a fare uscire fuori dalla storia perché attraverso piccoli particolari, aggiunte, curiosità, complotti, scandali, ecc…

-Cos’hanno apportato al volume le prefazioni di Enrico Ruggeri e Pamela Des Barres, e perché hai scelto proprio loro?
Pamela è una signora che da giovane era una groupie, queste ragazze degli anni 60/70 talmente appassionate dei loro idoli che pur di conoscerli avrebbero fatto di tutto (e hanno fatto di tutto!), è una mia vecchia amica molto simpatica e oltraggiosa, lei ha apportato la sua testimonianza poiché molti dei personaggi di cui parlo nel libro lei li ha conosciuti da vicino e intimamente, per cui l’aspetto dell’amore e della psicologia dei personaggi. Enrico invece è stato bravissimo nell’affrontare le fragilità dell’artista e i problemi dell’equilibrare il successo pubblico con le difficoltà e i fallimenti del privato. Sono state due prefazioni complementari al tema del libro, hanno dato una visione diversa dalla mia.

-Quale delle storie che hai segnalato che ti ha colpito maggiormente?
Le storie che mi hanno colpito di più sono quelle che ritengo commuoventi, malinconiche ma allo stesso tempo potenti: quella di Lou Reed, raccontata anche dalla sua compagna Laurie Anderson, quella di Leonard Cohen che è super poetica e quella di Bowie che è una morte quasi artistica, David è riuscito a trasformare anche la morte in un’opera d’arte.

-C’è qualcuna di queste morti che ha avuto poca risonanza? Qualche storia che secondo te sarebbe dovuta arrivare al grande pubblico?
Una morte cinematografica di un personaggio che varrebbe la pena far conoscere è quella di Gram Parsons, un artista poco conosciuto in Italia che amava passare le notti nel parco di Joshua Tree a osservare presunti oggetti volanti non identificati dopo aver assunto sostanze allucinogene. Mentre assisteva a un funerale ha deciso che non ne avrebbe voluto uno convenzionale: il suo corpo sarebbe dovuto essere portato in quel deserto, inondato d’alcol e bruciato così da brindare alla belle memorie. Lui muore di overdose poco dopo, il suo corpo viene portato all’aeroporto di Los Angeles perché il patrigno lo reclamava per il funerale, ma i suoi amici si ricordano della promessa, si fanno prestare un carro funebre e nel deposito bagagli della compagnia aerea che doveva fare il trasporto si fingono parenti della vittima, rubano la bara e procedono alla cremazione a modo loro. La cosa pazzesca è che in quegli anni in California non esisteva il furto di cadavere, per cui pagarono solo una piccola multa per aver rubato la bara.

-C’è qualche morte o qualche indagine che non ti è chiara anche adesso che le hai dovute “studiare”?
Sicuramente la morte di Brian Jones, il fondatore dei Rolling Stones morto nel luglio nel 1969, un decesso pieno di sospetti e ombre sul quale non si è mai fatto luce veramente, archiviato come affogamento nella piscina della sua villa di campagna, ed è un controsenso che un ragazzo che da giovane faceva gare agonistiche di nuoto ci possa affogare poiché nell’autopsia non trovarono neanche tracce di sostanze, alcol o quant’altro. Anche il presunto suicidio di Curt Cobain è pieno di strani indizi mai approfonditi a sufficienza. Tra le più recenti che andrebbero indagate bene ci sono quelle del dj svedese Avicii e quella del trapper della Florida XXXTENTACION; se quest’ultimo come molti rapper era in odore di criminalità quella di Avicii è una morte poco chiara in cui la famiglia non ha fatto nulla per far chiarezza e questo mi fa pensare che dietro il presunto suicidio ci sia qualcosa che la famiglia ha ritenuto opportuno non rivelare…

-Del club del 27 cosa ne pensi? Una triste coincidenza o ci potrebbe essere altro sotto?
Io non ho una tendenza esoterica, secondo me è solo una triste coincidenza. Salvo il fatto che i protagonisti principali di quel club sono morti tra il 69 e il 71, in un momento in cui non c’era ancora la percezione del pericolo di alcune sostanze. Se ci si pensa, a parte Brian Jones la cui morte è molto sospetta, tutte le altre sono legate alla droga.

-Ti senti soddisfatto delle 50 storie che hai inserito all’interno del volume o ne è rimasta fuori qualcuna?
Il volume è molto denso, io ho cercato di trovare un equilibrio tra i personaggi eccellenti degli ultimi 10 anni e tra i personaggi leggendari che non avrei potuto non mettere. Delle bellissime storie sono rimaste fuori, ma potrei inserirle in un secondo volume…

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