Claudia MarzettiUn soprannome datogli da Jimi Hendrix diventò il suo nome d’arte: Randy California fece della sua vita un monumento alla musica. Fino a perderla tragicamente per salvare suo figlio.
Se molti chitarristi sono stati adombrati dall’iconicità e dal talento di Hendrix, non tutti possono dire di aver condiviso con lui la svolta più grande della loro carriera: la storia di Randy Wolfe sembra quasi iniziare con quell’incontro magico, in un negozio di musica di New York, a cui seguirono tre mesi di serate con la Jimmy James and the Blue Flames band, il soprannome “California” e le premesse per il futuro di entrambi i musicisti.
Hendrix era al fianco di Randy quando fu notato dal bassista degli Animals Chas Chandler. Randy, all’epoca ancora un ragazzino, aveva deciso di tornare alla West Coast, dove formò gli Spirit. Con loro Randy pubblicò un album omonimo, continuando sulla strada del successo con un tour di supporto ai Led Zeppelin.
Tra successi e fallimenti, come CLEAR SPIRIT e il concept album TWELVE DREAMS OF DR SARDONICUS, gli Spirit iniziarono a disgregarsi e a dissentire su aspetti fondamentali della vita della band: la formazione iniziava a diventare instabile, fino ad andare avanti senza alcun membro originale, per poi ricostituirsi. Randy condusse una carriera binaria, di gruppo e solista, fino al suo ultimo giorno, il 2 gennaio 1997.
Una giornata tragica, segnata da un sacrificio per amore: per festeggiare il Capodanno 1997, Randy e suo figlio dodicenne Quinn avevano programmato una nuotata a largo della costa di Molokai, alle Hawaii. Ma quando la corrente li ha trascinati entrambi via, quello che doveva essere un festeggiamento si è trasformato in un giorno orrendo: California riuscì con le sue ultime forze a salvare il figlio, spingendolo verso la costa e lontano dalla marea.
Per se stesso non aveva più forze. Così, a 45 anni moriva nell’Oceano Pacifico Randy “California” Wolfe. Il suo corpo non fu mai recuperato.
Redaest
Claudio Pezzella
