L’ultima notte di Jimi Hendrix raccontata dalla sua ultima fiamma

jimi Hendrix

La chiave delle ultime ore di vita di Jimi Hendrix sta nella testimonianza di Monika Dannemann, ma l'indagine di Harry Shapiro svelò incongruenze agghiaccianti.

Testo di Harry Shapiro

Nata da una ricca famiglia tedesca, Monika era un’artista di talento la cui carriera di skater era stata interrotta da un infortunio. Incontrò per la prima volta Jimi all’inizio del ’69 e non lo avrebbe rivisto se non pochi giorni prima della sua morte, sebbene abbia affermato che Jimi rimase sempre in contatto con lei, attraverso lettere che non ha mai permesso a nessuno di vedere.

Intervistai Monika nel 1989, per la mia biografia Electric Gypsy, raggiungendola a Seaford, sulla costa sud dell’Inghilterra. Casa sua si trovava in una strada silenziosa ed elegante. Mi aprì la porta e rimase lì con lo stesso esatto aspetto che aveva all’epoca della morte di Jimi: straordinari capelli biondi, pesantemente truccata, un abito di velluto e un gran dispiego di gioielleria. La sensazione che per lei il tempo si fosse fermato aumentò quando entrai: le pareti muri erano ricoperte dai suoi lavori, e tutti i dipinti avevano Hendrix come soggetto. La casa era come un santuario.

Fu molto amichevole e, nel suo modo calmo, mi raccontò la stessa storia riferita al medico legale che si occupò del caso di Jimi e in seguito a tutti i giornalisti e gli scrittori che durante i 20 anni precedenti avevano tentato di scoprire cosa fosse successo.

Monika Dannemann
Monika Dannemann

Il succo della storia era questo: per Jimi era stato prenotato il Cumberland Hotel nei pressi del Marble Arch, ma lui in realtà alloggiava con Monika nell’appartamento al pianterreno del Samarkand Hotel, a circa 10 minuti di macchina. Durante il pomeriggio del 17 settembre, lei e Jimi erano andati con alcune persone che avevano appena incontrato in un appartamento dalle parti di Baker Street.

Tornarono al Samarkand verso le otto e mezza di sera e vi restarono fino alle prime ore del mattino, quando Jimi chiese di essere accompagnato in auto in un’altra casa non distante dal Cumberland Hotel, con l’intenzione di comunicare alla perennemente gelosa Devon Wilson, che era venuta in volo con Alan Douglas e sua moglie, che adesso era fidanzato e si sarebbe presto sposato.

Monika fece scendere Jimi, ripassò a prenderlo 30 minuti più tardi e insieme tornarono al Samarkand, circa alle tre del mattino. Parlarono, poi Monika preparò a Jimi un panino e si misero a letto circa alle sei. Monika prese un sonnifero e si addormentò. Si svegliò alle 10 e, visto che Jimi dormiva, uscì a comprare le sigarette. Quando tornò, circa dieci minuti più tardi, si rese conto che Jimi era stato male ma non riuscì a svegliarlo.

Non sapendo chi fosse il medico di Jimi, fece qualche chiamata ai suoi amici e riuscì a parlare con Eric Burdon, che le disse di chiamare un’ambulanza. Erano le 11:18 di mattina e l’ambulanza arrivò nove minuti dopo. Monika raccontò che i conducenti dell’ambulanza erano molto rilassati e non usarono sirene, e che lei salì per accompagnare Jimi al St Mary Abbott Hospital. Monika aspettò nei dintorni e fu poi informata da un’infermiera che Jimi era morto.

Photo of Jimi HENDRIX

Il punto nodale della sua storia era la responsabilità dello staff medico, in particolare dell’equipaggio dell’ambulanza, che a suo dire tenne Jimi in posizione verticale per tutto il tempo. Sapevo che Monika avrebbe detto queste cose, quindi non avevo grandi motivi per mettere in dubbio niente, finché non andai in ospedale.

Controllai il registro dei ricoveri di quel giorno, il 18 settembre 1970, ma non fui in grado di trovare traccia del ricovero di Jimi. Allora sentii Walter Price, un portantino che era in servizio quel giorno: “Jimi non fu mai ricoverato”, mi disse. “Lo portarono direttamente all’obitorio”. Quello che mi disse non era totalmente attendibile, ma adesso il dubbio si era insinuato nella mia mente.

Ricontrollando le passate affermazioni di Monika, mi resi conto che lo scheletro del racconto restava, ma le sue azioni e i tempi cambiavano di volta in volta. La scoperta di queste inesattezze diede il via a una catena di eventi che finirono non solo per dipingere un quadro più chiaro dell’accaduto, ma demolirono la storia di Monika.

Lei contrattaccò (invano) minacciando azioni legali verso chiunque – me compreso – mettesse in dubbio la sua parola. Come chiarisce Tappy nel suo libro, Jimi s’innamorava regolarmente della “donna dei suoi sogni, tempestandola di promesse di amore eterno. Forse in qualche caso ci aveva creduto lui stesso, ma il più delle volte Jimi sembrava solo voler accelerare i tempi per ficcarsi sotto le lenzuola. Toccò a Monika essere l’ultima donna che Jimi aveva corteggiato e lei si convinse della sincerità dei suoi progetti di matrimonio.

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