Metallica anni 80 e 90: 6 tra i brani più sottovalutati

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La storia dei Metallica si tinge di sonorità tuonanti, tra riff incalzanti e l'eterna voce rabbiosa e profonda di James Hetfield. Scopriamo 6 canzoni rimaste un po' nell'ombra, ma degne di rimarcata considerazione. 

No Remorse (1983)

La storia dei Metallica inizia dal tellurico KILL’EM ALL (1983), che riporta alla memoria le radici di un metal classico, come nella celebre traccia Seek And Destroy. Tuttavia, proprio prima di quest’ultimo brano, si annida un pezzo di meritevole rispetto, No Remorse. Una miccia dall’incedere esplosivo che divampa sin dall’inizio con l'accoppiata febbrile dei tamburi cattivi di Lars Ulrich e della chitarra indemoniata di Kirk Hammett, in un solido riff che introduce in stile heavy l’ingresso vocale di James Hetfield dopo il primo minuto. Qui tutto il ritmo trasuda un sound perforante che incedia un pezzo di oltre sei minuti. 

Escape (Ride The Lighting) (1984)

Procediamo con lo step successivo dei primi Metallica, intagliati nella cornice di RIDE THE LIGHTING (1984). Qui dimora un brano non solo in genere sottovalutato dal pubblico, ma anche dalla stessa band. Raramente performata dal vivo, Escape (Ride The Lighting) è però una traccia pirotecnica che, sull’onda più classica dei Metallica, chiede di essere cantata a gran voce. Le note sprigionano immediatezza e una rudezza permeata su un naturale ritmo martellante. Con un ritornello gioviale che resta in mente, la canzone svela però un inedito e cupo retroscena, che invoca atmosfere ferali e sinistre, tanto da non farcelo apparire come potrebbe sembrare: un inno da trasmettere alla radio. Lo dimostra la roboante marcia finale, tratteggiata tra chitarra e batteria.

Leper Messiah (1986)

Una corona d’oro cinge uno degli album più di successo dei Metallic, MASTER OF PUPPETS (1986) dal titolo febbrilmente iconico e con alcuni brani, come la title track e Orion, sempre ricordati al suo fianco. Ci sono poi trainanti tracce come la suite Disposable Heroes e la successiva Leper Messiah che sono passate un po’ inosservate. Soprattutto quest'ultimo, tradotta come "il Messia lebbroso" e incentrata sulla telepredicazione, una realtà controversa di inganni e raggiri verso cui la band inneggia tutta la cattiveria del suo pensiero. Lo dimostrano le otto volte in cui Hetfield grida "Lie" alla fine della canzone. L'intro, invece, non si abbandona a frustate incontrollate alla batteria, ma tiene alternati tempi sospesi, giocando sul binomio on/off come l'interruttore della luce. L'attesa pregustata, i cambi di ritmo e la perizia esecutiva ne fanno quindi un pezzo da ricordare. 

Bleeding Me (1996)

Quando uscì il sesto album in studio della band, LOAD (1996), venne guardato con circospezione, un po' soffocato dalla spinta a pressione data dal precedente BLACK ALBUM. Tuttavia al suo interno si trovano tracce interessanti, tra cui Bleeding Me, costruita su poco più di otto minuti e piccola gemma sottovalutata. Sin da subito svela infatti la sua anima drammaticamente personale, che avvolge l’autobiografia di Hetfield e la sua dipendenza. Il piacere di una percezione sensoriale diventa quindi dolore, urlato e agonizzato nel sound lacrimoso di chitarre impresse in una potenza hard rock. E il canto di Hetfield assurge a grido d’aiuto, affiancato dai cori in un’atmosfera dal tocco epico. Il brano avanza così lungo una giostra che dall’intimità cerca il suo sfogo più spinto, fino a poi tornare nella sua dimensione più personale.

The Outlaw Torn (1996)

Nel 1996 cadeva anche il decennale dalla tragica scomparsa di Cliff Burton, primo bassista della band e pioniere dei suoi successori, James Newsted e l'attuale Robert Trujillo. Così sembra che l'ultima traccia di LOAD, The Outlaw Torn sia un lacerato e disperato omaggio a quel fuorilegge del metal, con la profonda consapevolezza che nessuno mai potrà realmente sostituirlo. Così affiora un brano rabbioso in puro stile Metallica, ma pervaso da un sound nostalgico, in cui dimora la sua grandezza. E il canto mistico di Hetfield conduce a un mirabile assolo finale troncato in fase di registrazione.

Fixxxer (1997)

Nel 1997, RELOAD segue a ruota il suo predecessore, mantenendo il successo dei brani in scaletta con firme palpitanti come Fuel e The Memory Remains. Ma anche qui affiora un titolo dimenticato, dall’impronta originalissima e cadenzata lungo l’affondo energico della melodia. Tiene le redini la voce di Hetfield, chiaramente focalizzata lungo una corsa lenta, ma definita alla perfezione sull’interazione tra le distorsioni alla chitarra e le palpitazioni meccaniche alla batteria. Lo spettatore si trova così in un vortice ipnotico, alfiere di un sensazionale coinvolgimento. Ed è un peccato che la band non abbia mai eseguito questo pezzo per intero dal vivo. La solida impalcatura lo rende infatti un brano di dominante guida, funambolico nei suoi 8 minuti esecutivi.

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