Gli 11 brani dei Genesis più amati del 1976

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Il 1976 fu l'anno del primo album solista di Hackett, delle decine di audizioni che terminarono con la scelta di Phil Collins come cantante, e di due grandi album. Ecco i brani più amati di quell'anno.

1. Dance On A Volcano (da A TRICK OF THE TAIL)

Il brano che dimostrò al mondo come i Genesis potessero continuare a vivere anche senza Gabriel. Dance On A Volcano nacque da una jam a tre con Banks, Rutherford e Collins, mentre Hackett era impegnato a realizzare il suo primo disco solista, VOYAGE OF THE ACOLYTE. Come ha confermato Banks nel 2007: “è stato il pezzo che ci ha fatto capire che eravamo sulla buona strada”.

Grazie al ritorno di David Hentschel come produttore e tecnico del suono (aveva già lavorato con la band su NURSERY CRYME) il sound è estremamente compatto, in particolare la batteria di Collins, che in THE LAMB era rimasta un po’ troppo sullo sfondo. Ovviamente anche qui ci sono tempi dispari e metriche particolari come il 7/8.

Come tutti sanno, Phil diventò il nuovo cantante dopo che una serie di audizioni con potenziali interpreti non erano andate a buon fine. Sicuramente questa situazione aiutò anche a rendere la transizione dai vecchi ai nuovi Genesis più facile da accettare per i fan.

David West

2. Entangled (da A TRICK OF THE TAIL)

Entangled è una delle mie canzoni preferite di A TRICK OF THE TAIL” sentenziò Banks nel 2007. È il frutto dell’unione tra il riff in 3/4 della strofa composto da Hackett e il ritornello (‘If we can help you we will’) sempre in 3/4, scritto da Banks al pianoforte. I due avevano buttato giù le rispettive parti ma non sapevano come svilupparle: l’incontro ha portato al risultato perfetto. La voce delicata e suadente di Collins è la ciliegina sulla torta.

David West

3. Squonk (da A TRICK OF THE TAIL)

Questo è stato il primo brano di A TRICK OF THE TAIL sul quale Collins ha provato a registrare la voce, giusto per vedere che cosa sarebbe uscito fuori. Secondo lui Squonk era l’anello mancante tra i Genesis e i Led Zeppelin, grazie al quale aveva potuto divertirsi a suonare la batteria alla John Bonham: “C’era dentro un po’ di Kashmir, un po’ di When The Levee Breaks. Magari ascoltandola non sembrerebbe, ma l’idea era quella”. Dal vivo ha sempre funzionato alla grande, tanto da essere utilizzato come apertura dei concerti per parecchi anni.

David West

4. Robbery, Assault & Battery (da A TRICK OF THE TAIL)

Phil decise di cantare la prima traccia della seconda facciata di A TRICK OF THE TAIL utilizzando un approccio vocale che rimandava direttamente a quando, da ragazzino, aveva interpretato Arful Doger nel musical Oliver! Si tratta comunque di un pezzo di Banks, che ha curato anche il testo, con risultati altalenanti. Ritmicamente invece ci sono un sacco di soluzioni interessanti, sintomo che Collins stava iniziando a dire la sua anche in fase di arrangiamento e composizione. La sezione finale con la ripetizione ossessiva delle due frasi “You’ve done me wrong” e “It’s the same old song” è gioiosa e catartica.

Chris Roberts

5. Ripples... (da A TRICK OF THE TAIL)

Una volta appurato che Collins sarebbe stato il nuovo cantante, la musica del gruppo iniziò a modellarsi conseguentemente. “Eravamo sicuri che pezzi come Mad Man Moon e Ripples sarebbero stati perfetti per la sua voce”, ha rivelato Banks. Anche dal punto di vista compositivo c’è una sorta di transizione in corso, ma il passaggio avviene gradualmente: Ripples si apre con la dodici corde di Rutherford, catapultandoci ai tempi di The Cinema Show; ma poi ecco il ritornello melodico e accattivante, che non ti aspetti e che lascia presagire la strada che il gruppo stava pensando di intraprendere. Cuore e testa sembrano andare di pari passo: mentre la “blue girl” nuota via, oltre all’amore che svanisce è lo scorrere stesso del tempo a grattare via una patina di innocenza.

Johnny Sharp

6. A Trick of The Tail (da A TRICK OF THE TAIL)

La title track venne pubblicata come singolo, con Ripples sulla B side, e i Genesis girarono per la prima volta un video promozionale. La canzone è ispirata al romanzo del 1955 The Inheritors di William Goldman, in cui l’autore utilizza l’analisi di una tribù primitiva per fare delle considerazioni sociali e morali.

Banks nel testo racconta di una bestia che fugge dal suo regno per entrare in contatto con il genere umano, ma viene imprigionata e portata in giro come un’attrazione da circo. Alla fine comunque avrà la sua rivincita. Musicalmente è presente qualche riferimento a Getting Better dei The Beatles. Stranamente, A Trick Of The Tail non è mai stata eseguita dal vivo.

Malcolm Dome

7. Los Endos (da A TRICK OF THE TAIL)

Il pezzo strumentale finale è fortemente influenzato dall’esperienza coeva di Collins con il gruppo jazz rock Brand X e dalla sua ammirazione per SPECTRUM (1973) di Billy Cobham. Phil è anche l’artefice della melodia principale, su cui tutta la band si produce in una serie di evoluzioni. Ovviamente è un brano con cui tutti i batteristi vanno a nozze, perché gli fornisce la possibilità di sfruttare il loro kit in tutta la sua interezza. “È diventato un classico dei nostri concerti”, ammette Banks. “È divertente da suonare e chiude l’album alla grande”.

David West

8. Eleventh Earl Of Mar (da WIND & WUTHERING)

Il pezzo si apre in pompa magna con il basso potente di Rutherford che spinge il gruppo, rivelando il ruolo fondamentale svolto da Mike nella composizione del brano: “L’idea per il testo mi è venuta dopo aver letto un libro in cui si parlava di una sommossa del 1715 in Scozia che non aveva avuto successo. Mi piaceva l’idea di questo personaggio (John Erskine, figlio di Charles, conte di Mar – ndr) un po’ effeminato e abbastanza ben vestito”.

La parte centrale della canzone è ad opera di Hackett, una ballata originariamente intitolata The House Of Four Winds. La storia si conclude con la marcia su Londra del conte, che però è destinata al fallimento.

Johnny Sharp

9. One For The Vine (da WIND & WUTHERING)

Questo capolavoro di Banks era già quasi pronto all’epoca di A TRICK OF THE TAIL, ma lui ha deciso di lavorarci sopra un altro anno per perfezionarlo al meglio. Il testo è in parte ispirato al romanzo di fantascienza Phoenix In Obsidian di Michael Moorcock e racconta la storia di una sorta di “prescelto”, di profeta che è chiamato a guidare il popolo in battaglia, fino a quando decide di scomparire. Un pezzo che ha avuto molto successo anche dal vivo, in cui l’interplay tra Banks e Hackett raggiunge livelli altissimi. Nel 1976 la rivista musicale Sounds definì questo brano “la cosa migliore mai realizzata dai Genesis”.

Chris Roberts

10. Blood On The Rooftops (da WIND & WUTHERING)

Uno degli aspetti maggiormente apprezzati della produzione anni 70 dei Genesis è la tipica malinconia inglese presente tra i solchi delle canzoni: sotto questo punto di vista, Blood On The Rooftops rappresenta un esempio impareggiabile. Collins e Hackett sono gli autori di questa elegia in bianco e nero, che dibatte gentilmente sulla noia dei telegiornali. Fortunatamente in soccorso dei protagonisti arriva l’immancabile tè. I componenti della band sembrano tutti d’accordo sul fatto che la composizione rappresenti il contributo più riuscito di Hackett alla discografia dei Genesis.

Chris Roberts

11. Afterglow (da WIND & WUTHERING)

Composta interamente da Banks, il testo ipotizza un mondo devastato dall’olocausto nucleare, in cui il protagonista è rimasto l’unica persona ancora in vita. Da un punto di vista più ampio, rappresenta una riflessione sulla solitudine. Musicalmente, la melodia ha una imbarazzante somiglianza con il classico natalizio Have Yourself A Merry Christmas. Collins ha sovrainciso parecchie tracce vocali, sullo stile di I’m Not In Love dei 10cc. I Genesis hanno eseguito Afterglow dal vivo non meno di 560 volte, rendendola la quinta canzone per numero di esecuzioni live in carriera.

Malcolm Dome

Questo articolo è tratto da «Prog» Speciale n. 1, tutto dedicato ai Genesis. Puoi acquistare la tua copia sul nostro store online.

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