Dai Cream agli Eagles: 4 storici ultimi concerti rock

La parola fine, nel caso di molte rock band, non è definitiva. Dopo lo scioglimento, con reunion eccezionali sul palco, i musicisti rivivono i tempi che li resero celebri. Ma per tutti c’è un preciso concerto che chiude un'epoca storica. 

Cream 

La parentesi dal 1966 al 1968 è governata dai Cream di Jack Bruce, Eric Clapton e Ginger Baker. Bastarono poco più di due anni per far innamorare il pubblico di quella sensibilità avanguardista tra rock, psichedelia e blues. L’ultimo live della band sarà il 26 novembre 1968 alla Royal Albert Hall di Londra, dove il gruppo sarebbe tornato nel 1993 e nel 2005.

Ma nessun’altra esibizione può superare quella serata di autunno, dettata dall’emozione di sentirsi giovani e potenti, alla fine di un percorso e all’inizio di una nuova brillante carriera. Sul palco con i Cream c’erano i Taste, capitanati dalla chitarra di Rory Gallagher e gli esordienti Yes, desiderosi di farsi conoscere. Quale occasione migliore, dunque, di un concerto trasmesso in televisione dalla BBC e seguito dopo pochi mesi all’album WHEELS OF FIRE (luglio 1968), il primo doppio album di platino al mondo.

The Doors

Sempre un iconico trio, segnato però da un’ultima esibizione poco brillante, a causa dell’assenza fisica e mentale di Jim Morrison. Le sue pessime condizioni di salute lo isolarono dalla performance, estraniandolo in una sua realtà disorientata e confusa. Così apparve il leggendario Re Lucertola ai suoi fan, nell’ultima esibizione dei Doors che lasciò di stucco anche i colleghi Ray Manzarek e John Densmore. Era il 12 dicembre 1970 e alla Waterhouse di New Orleans si chiudevano otto gloriosi anni della band di Venice Beach.

Quella sera, nonostante la presenza impalpabile di Morrison, il gruppo si esibì sulle note di Riders On The Storm, perla del venturo L.A. WOMAN. “Una canzone cinematografica” come la descrisse Manzarek, che non poté godere di una piena interpretazione di Morrison. Quest’ultimo, stanco e ubriaco, cadde più volte a terra e sbagliò intere strofe di canzoni, tanto che il live finì in anticipo con disapprovazione del pubblico.

Led Zeppelin 

La Berlino del 1980 accolse l’ultimo palco dei Led Zeppelin con John Bonham. Un periodo storico diverso dal successo febbrile degli anni Settanta, con esibizioni di grandezza scenografica e assoli da brividi. Con la nuova decade i Led Zeppelin erano cambiati, adattandosi a un contesto culturale in rapida trasformazione sotto la spinta del punk. Così all’ultimo loro concerto del 7 luglio all’Eissporthalle di Berlino puntarono sull’essenzialità scenica e performativa.

Tre canzoni irrinunciabili del loro repertorio, Stairway To Heaven, Whole Lotta Love e Kashmir, erano presenti per catalizzare in una triade musicale quello che il pubblico si aspettava dalla band. Ma i Led Zeppelin, invece, non si sarebbero mai aspettati quello che successe pochi mesi dopo, il 25 settembre, con l’improvvisa morte di Bonham. Senza di lui, Jimmy Page, Robert Plant e John Paul Jones non avevano più motivo di continuare a fare musica sotto il sacro nome degli Zeppelin. Il loro Tour Europeo non ripartì per gli Stati Uniti nell’ottobre 1980.

Eagles 

Sempre un tour sancì il punto ultimo di una leggendaria carriera rock. In questo caso parliamo degli Eagles di Don Felder, Glenn Frey, Joe Walsh e Timothy B. Schmidt che, il 31 luglio 1980 a Long Beach, in California, chiusero i battenti. E non in maniera pacata, anzi. Il palco divenne arena di minacce e sfoghi repressi nel corso degli anni, fino all’esplosione finale di Felder, che spaccò la sua chitarra mentre Frey lasciava il palcoscenico.

Ma già all’inizio del concerto scalpitavano gli animi, come Frey dichiarò nel documentario in due parti del 2013, History Of The Eagles, diretto da Alex Gibney. Quando siamo saliti sul palco stavo ribollendo, volevo uccidere Felder”. Queste le sue parole, che già sancivano una significativa dichiarazione di intenti, anche se non arrivò mai l’annuncio ufficiale della separazione del gruppo, dato che il manager Irving Azoff sperava ancora, inutilmente, in una riconciliazione.

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