«Le Grandi Glorie del Rock» torna domani in edicola!

Sono i Black Sabbath i protagonisti di questo nuovo numero di «Le Grandi Glorie del Rock»: il quartetto inglese senza il quale l'heavy metal non sarebbe diventato quel che è.

Il nuovo numero de «Le Grandi Glorie del Rock» uscirà domani in tutte le edicole, ma è già disponibile sul nostro store online!

Testo di Fabio Cormio

Questo numero di «Le Grandi Glorie del Rock» raccoglie i migliori articoli che Classic Rock, nel corso del tempo, ha dedicato ai Sabbath: interviste antiche e recenti, approfondimenti, la discografia completa, excursus vari sui protagonisti, inclusi naturalmente i molti che hanno militato nei BS durante la lunga storia della band (per esempio Ronnie James Dio) e chi, per “prossimità" con la band, oltre che per importanza personale, certamente non poteva essere ignorato (per esempio Randy Rhoads).

Ogni volta che penso ai Black Sabbath non riesco a evitare di fare il gioco del “se”, di lasciarmi trasportare nel periodo ipotetico dell’irrealtà. E se… quel giorno del 1966, in quel negozio di dischi di Aston, vicino a Birmingham, il fantomatico “Ozzy Zig” (all’anagrafe John Osbourne) non avesse appeso il suo annuncio, proponendosi come cantante per formare una band? E se… Ozzy lo avesse appeso ma, banalmente, Tony Iommi e Bill Ward non lo avessero letto?

Ecco, se fosse andata così, mi chiedo: in qualche altro modo, seguendo qualche altra inafferrabile traiettoria, spinta dalla forza superiore del destino, la scintilla dei Black Sabbath sarebbe scoccata ugualmente? Domanda oziosa, forse. Qualcuno dirà che un giochino simile si potrebbe estendere a qualsiasi altra band, visto che grazie alle bacheche degli annunci sparse tra licei, negozi e sale prove si sono formati un’infinità di gruppi rock.

Però è proprio questo il punto: i Sabbath non sono “una band”, sono la conditio sine qua non per l’heavy metal e per infiniti sottogeneri. L’esistenza dei Black Sabbath non ha a che fare solo con i Black Sabbath. Senza il quartetto inglese non ci sarebbe stata la sostanza per realizzare quell’immortale e scioccante affresco all’ombra del quale tanti di noi hanno coltivato la propria passione e la propria cultura.

Avremmo avuto un elemento in meno per decodificare il thriller della nostra vita. Senza i Black Sabbath non ci saremmo stati noi, in quanto cultori di un genere e forse non solo. Poco importa che da moltissimo tempo ormai Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward abbiano smesso di dare alle stampe capolavori. Questo è un fatto normale, per ogni cosa c’è un tempo e, del resto, il fuoco sacro del rock divampa veloce e si spegne altrettanto in fretta.

Quello che importa è che i Black Sabbath, seppur ufficialmente scioltisi nel 2017, di fatto esistono ancora. E se vi serve un sottofondo musicale durante la lettura, beh conosco una band di Birmingham, oscura e geniale, che potrebbe fare al caso vostro: citofonare Iommi.


Ci rivediamo in edicola a partire dal 27 agosto con il prossimo numero di «Le Grandi Glorie del Rock», dedicato a un’altra band epocale, i DEEP PURPLE.

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