L’unico cruccio di Nick Mason? Riguarda Ginger Baker

Nick Mason Fabrizio di Bitonto
Nick Mason | Fabrizio Di Bitonto

È uno dei batteristi più famosi, ricchi e appagati della storia del rock. Eppure, anche lui ha un cruccio: non essere mai stato bravo come Ginger Baker.

Articolo tratto dallo Speciale Batteristi, disponibile sul nostro store online.

Fin dagli anni Sessanta, Ginger Baker è il suo idolo nonché modello inarrivabile: forse perché Mason non è dotato quanto lui, o forse perché più di tanto non si è mai impegnato. Con un po’ di ironia, dichiarerà a Jason Barlow per «GQ»: “Quando vedo batteristi molto tecnici, mi trovo ancora a pensare: ‘Vorrei poter fare questo’. E probabilmente avrei potuto, se solo ci avessi messo la testa e avessi smesso di girovagare con le automobili”.

E d’altra parte, sempre a sentire lui, non è che la pratica delle percussioni sia esattamente frutto di una infatuazione irresistibile. Come raccontò in un’intervista all’emittente radiofonica Phoenix FM, riportata dal sito Pink Floyd Italia, “se avessi potuto, anche io avrei scelto la chitarra. Ma nel mio primo gruppo qualcuno aveva già comprato la chitarra, pur non sapendola suonare, e io, non volendo suonare il basso, sono finito alla batteria”.

Nick Mason Fabrizio di Bitonto
Nick Mason | Fabrizio Di Bitonto

E non poteva essere altrimenti: la sua grande passione è Bob Dylan, che non è un batterista. Come spiegava in un’intervista a «Q» del 1995, gli sarebbe piaciuto scrivere qualsiasi canzone di Dylan – magari Masters Of War: “Per quell’abilità di dare un senso a una dichiarazione politica senza essere pretenziosi. Se invece mi chiedessi dove avrei voluto suonare la batteria, direi qualcosa dei Cream... probabilmente NSU”.

Rampollo di una famiglia benestante, Nick nasce a Birmingham il 27 gennaio 1944 e cresce a Hampstead, area londinese molto intellettuale, chic e costosa. Il padre, regista di documentari, guida una Aston Martin e gli trasmette la passione per le automobili da corsa. Dopo aver frequentato la scuola di Frensham Height, interessato all’architettura, Mason sceglie l’allora Regent Street Polytechnic dove entra in contatto con Richard Wright, Bob Klose e Roger Waters. Con loro fonda i Sigma 6 che, dopo altre denominazioni e qualche cambio di personale, si trasformano con l’ingresso di Syd Barrett in Pink Floyd.

pink floyd

The dark side of the beat

Agli inizi, Mason sogna di diventare un divo. Come ricorda in un’intervista del 1969 (poi citata da Barry Miles, il fondatore del leggendario «International Times», in Pink Floyd: A Visual Documentary): “Mi affascinava l’idea di diventare una superstar con gli abiti di Carnaby Street e l’immagine del musicista ‘pop’. Ma piano piano – credo che questo valga per tutti noi – mi sono trovato molto più preso dalla musica e basta”.

E infatti ora si dà un gran da fare con tamburi e piatti. Ama le rullate e il suo stile è vulcanico. Magari non è il massimo della precisione, però il suo modo di suonare, specialmente dal vivo, è spettacolare. E anche in studio, in più di una occasione, riesce a essere felicemente trascinanteAstronomy Domine, Pow R. Toc H, Up The Khyber –; b nel furioso The Nile Song; in Take Up Thy Stethoscope And Walk è magnificamente sporco; in Nick’s Boogie poi è l’assoluto protagonista.

I suoi tamburi rapiscono parecchio in Set The Controls Of The Heart Of The Sun, citato da Barlow Mason come “il mio pezzo preferito dei Pink Floyd: è divertente da suonare e ha dinamiche interessanti. So esattamente dove è nato per le parti di batteria, da Chico Hamilton in un film chiamato Jazz on a Summer’s Day. Lui fa un assolo suonato con le mazze. È bello, ed è così diverso da qualsiasi altro assolo di batteria. Sono tutti a favore della tecnica, e vorrei incoraggiare ogni giovane batterista a praticare e imparare le basi. Ma tanto del rock drumming è su ciò che non va suonato. Si tratta dello spazio nel mezzo”.

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