Analizzare il sound di icone della chitarra come David Gilmour può essere d'ispirazione per moltissimi chitarristi. Scopriamone, dunque i particolari in una guida step by step.
Melodie immense, note da brividi e genialità fuori misura. Lo stile di David Gilmour si apre innanzi ai chitarristi sì come istrionismo senza confini, lasciando anche i più navigati, completamente sconcertati. Il leggendario chitarrista e frontman dei Pink Floyd ha ispirato innumerevoli artisti a lui successivi e, a tutt'oggi, viene citato come principale influenza dei musicisti più alla ribalta sulla scena di riferimento. Quando si parla di figure fondamentali come la sua, appare ovvio che il suo approccio si sia esteso, a livello di influenze, ben oltre i confini dei generi da lui stesso prediletti. Vaste strumentazioni ed inventiva senza confini nell'utilizzarle, compongono solo una minima parte dell'eclettismo di Gilmour che, come i meno avvezzi potrebbero pensare, non è da ricercare nella difficoltà delle esecuzioni, quanto per l'originalità con cui vengono adoperate.
Deep dive nella chitarra di David Gilmour
Il cuore pulsante del playing evocativo di David Gilmour è un blues solenne, dal vocabolario straordinariamente ampo. La padronanza che il chitarrista acquisì sin dal principio delle scale simbolo del genere, gli permise di costruire spazi sonori completamente nuovi, in cui l'ascoltatore riesce a perdersi, fino a scoprire sé stesso. Si tratta dell'obiettivo proclamato dall'artista in diverse occasioni. I paesaggi sonori sognanti, lisergici provenienti dalla sua mano, dal suo strumento e dalla massiva amplificazione peculiare per il suo approccio, convogliano nel medesimo obiettivo: offrire un viaggio emozionale a chi ascolta davvero, oltre l'udito.
Il bending diventa, nel sound di David Gilmour un luogo di ristoro lungo il cammino. Preciso, seppur accogliente come l'utilizzo estensivo del vibrato: un cielo stellato da note brillanti, onnipresente nella sua opera compositiva, a prescindere dagli scenari esposti. Il playing di David Gilmour è morbido, ma deciso, specialmente nelle tracce più aggressive in termini di contenuto. Le diadi blues, l'uso della tecnica slide e dei quarti di tono è evidente nella stragrande maggioranza della sua produzione. Ne provano in maniera più evidente l'utilità, Hey You e What Do You Want From Me, rispettivamente da THE WALL e THE DIVISION BELL: a dimostrazione del fatto che il suo stile, ben consolidato, ma sempre d'impatto, non abbia mai subito bruschi cambi di rotta, a prescindere dalle ere dei Pink Floyd prese in esame o dal suo lavoro da solista.
Ritornando ai bending, marchio di fabbrica di David Gilmour, il chitarrista è ben noto per le alterazioni bitonali e per la smoothness con cui vengono eseguite, tagliando il mix molto di rado. Per tirare la corda "alla Gilmour", è consigliato esercitarsi stretchando la corda di un tono, rilasciando leggermente e, successivamente, aumentando di un semitono oppure uno completo, a seconda del lick che si intende eseguire. Utilizzare la tecnica dell'hybrid picking può contribuire a raggiungere il Gilmour flavour in determinati fraseggi, così come l'esercizio sulla pentatonica, al fine di raggiungere uno stadio confidenziale con essa, attraverso l'utilizzo di hammer-on e pull-off, ad esempio, arricchendola di carisma, pur mantenendo una raffinatezza ritrovabile solo nella semplicità.
L'approccio ritmico
Gli intensi tappeti melodici di David Gilmour non sono relegati al suo approccio solista. Innumerevoli volte, infatti, il chitarrista ha dimostrato la sua capacità di costruire ritmiche uniche con pattern semplici, chiaramente ispirati al mondo del blues e del funk, principalmente. Le ritmiche più carismatiche del guitar god si caratterizzano per l'utilizzo sfrenato del palm-muting. Ne è un esempio lampante Another Brick In The Wall Part 2. Arpeggio, hammer-on durante gli accordi e l'utilizzo delle quarte ricoprono un ruolo fondamentale nella costruzione delle ritmiche più penetranti di Gilmour. In acustico, il chitarrista predilige accordi aperti, spalmati lungo giri onirici e ben dilatati.
La strumentazione di David Gilmour
Il cosiddetto "Floyd Sound" presenta, tra le sue principali peculiarità, uno spiccato camaleontismo. Vien da sé, dunque che, negli anni, il chitarrista abbia adottato un ammontare considerevole di strumentazione differente: dalle chitarre agli amplificatori, fino ad arrivare agli effetti, con ognuna delle componenti non esente da modifiche anche estensive. Prendendo d'esame il periodo di THE WALL, però, è possibile ottenere un sunto abbastanza vivido della direzione sonora del rig di David Gilmour, considerando che l'album contenga il suo solo più memorabile: quello di Comfortably Numb. Ebbene, per l'album, il leggendario artista ha adottato diverse chitarre: elettriche, acustiche ed anche una pedal steel, iconico ausilio per le composizioni più ambientali da lui eseguite (vedi High Hopes).
In particolare, la ZB SS10 a 10 corde. Arricchiscono il rig di THE WALL di Gilmour, una acustica Ovation Custom Legend 1619-4, in accordatura Nashville. Per quanto riguarda lo spettro acustico del sound di Gilmour, però, nei decenni, il chitarrista è stato visto imbracciare strumenti provenienti dai brand più blasonati: da Martin a Gibson. Sull'amplificazione, Gilmour ha rimarcabilmente puntato, negli anni, su sistemi da 100 Watt di Hiwatt. Funse da preziosa aggiunta in tempi successivi, poi, l'impianto Yamaha RA-200 con speaker rotanti, in grado di creare, dal vivo e in studio, roboanti muri del suono. Per quanto riguarda l'effettistica, invece, vale la pena citare il Big Muff Pi di Electro Harmonix, fuzz pieno e preciso, unito ad un compressore MXR Dyna Comp. chorus Boss e prepotenti delay, poi, completano il rig essenziale di David Gilmour. Per quanto riguarda le chitarre, invece, Gilmour ne ha fatte cantare tantissime: Gibson, Gretsch e Fender (soprattutto). Ciò nonostante, anche gli appassionati dell'ultima lena sono ben consci del legame storico tra il chitarrista e la Stratocaster: modello di chitarra prodotto dalla casa californiana sopracitata, prima scelta assoluta per il suono lead dei Pink Floyd.
Le Stratocaster più famose
Sulle Stratocaster di David Gilmour si apre un capitolo particolarmente variegato. L'artista ne ha adottate parecchie negli anni, ma l'immaginario collettivo è rivolto verso tre modelli in particolare: la candy apple red con pickup signature EMG DG20, la #0001 bianca con particolari dorati e battipenna anodizzato che, per lungo tempo, si credette essere la prima Stratocaster mai prodotta e in ultimo, ma di certo non per importanza, la celeberrima Black Strat. Esemplare di punta per Gilmour, con cui ha commosso milioni di appassionati dal vivo e ha composto i suoi migliori lavori in studio.
Un modello controverso che, negli anni, ha subito diverse modifiche. La Black Strat di David Gilmour merita un articolo dedicato, al quale vi rimandiamo. In questa sede, basta sapere che, per ottenere un look, oltre ad un suono simile a quello dell'icona dei Pink Floyd, occorrerebbe adottare una leva tremolo corta, che ne agevoli l'utilizzo, estensivo nel caso di Gilmour, un battipenna nero mono-strato in contrasto con plastiche bianche e manico con tastiera in acero. Per quanto riguarda i pickup, la Black Strat monta, notoriamente, microfoni Fender del 1969 al manico e al centro, simili per sonorità ai Custom Shop 69 e Fat '50 del medesimo brand e, al ponte, un Seymour Duncan SSL-5. Importante è, poi, in conclusione, la cosiddetta "Gilmour Wiring Mod", modifica nell'impianto elettrico della chitarra con cui è possibile inserire il pickup al manico in qualsiasi posizione del circuito si intenda suonare.