Beatles: il singolo che secondo John Lennon non poteva funzionare

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The Beatles look out of the Magical Mystery Tour coach skylight, on location in England in September 1967.

Ogni grande band, ad un certo punto, deve scendere a compromessi con le setlist dei propri album, rilasciando dei riempitivi. I Beatles non facevano eccezione, sebbene per loro il discorso sia abbastanza diverso.

Con un contratto discografico che richiedeva almeno due album all'anno ed un'agenda ricolma di appuntamenti, i Beatles avevano bisogno di una mole di materiale riempitivo davvero massiva. Chiamare così le produzioni dei Fab Four, anche le più superficiali, risulta profondamente superficiale ed inaccurato. C'è una grossa differenza, infatti, tra l'approccio compositivo dei Quattro di Liverpool e qualunque altra band.

Anche questo tipo di tracce, infatti, sono diventate, per gli appassionati, delle vere e proprie gemme nascoste. Hey Bulldog e Long Long Long ne sono un esempio lampante. Trovare un brano dei Beatles poco apprezzato dalla pletora di appassionati, oggi, è praticamente impossibile. Ciò nonostante, ci sono diverse produzioni del gruppo, mai propriamente amate dai propri membri, specie guardando ai loro primi anni.

Il brano più "povero" dei Beatles

Traspare chiaramente, da sempre, il coinvolgimento e le emozioni provate dai Beatles in determinati periodi della loro carriera. Ovviamente, anche il trasporto, la tecnica e l'ispirazione riflesse nelle loro tracce più iconiche, risultano assenti nei cosiddetti riempitivi citati precedentemente. Nei loro primi anni, i Beatles non curavano mai direttamente i propri brani nelle fasi di produzione e mixaggio, presentando al pubblico prodotti quasi amatoriali, dall'apporto tecnico decisamente scarso. I Want To Hold Your Hand e What You're Doing ne sono un esempio.

Nessuna traccia dei Beatles, però, ha eguagliato in quanto a difetti Hold Me Tight. Sin dall'inizio, i membri della band fanno fatica ad accordarsi tra loro e suonare in armonia. I testi non sono allineati con la strumentale e la batteria è completamente fuori tempo. McCartney condivideva il medesimo sentimento nei confronti della traccia. Lennon la definì "povera" quando, nel 1980, fu intervistato da David Sheff. Parlando con lo storico dei Beatles Mark Lewishon, invece, McCartney rivelò di avere poca memoria in merito alle dinamiche di realizzazione del brano, da lui meramente considerato "lavorativo".

Il singolo esecrato da John Lennon

Durante le sessioni d'incisione di LET IT BE, John Lennon esplicò, poi, tutta la sua idiosincrasia per una delle tracce più evocative mai firmate da Paul McCartney, quella che dà il titolo all'album, per l'appunto. Let It Be è diventata un manifesto assoluto dei Beatles, impeccabile nell'esecuzione, ispirata nella scrittura.

Eppure, alle orecchie di John Lennon si presentò "vecchia e bigotta". Un discorso completamente diverso e, sicuramente, influenzato dalle relazioni travagliate interne ai Beatles, rispetto all'opinione condivisa dalle due colonne portanti della band in merito alla traccia sopracitata.

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