Gli Aerosmith dominavano le scene hard rock al tramonto degli anni ’70, dopo l’uscita di TOYS IN THE ATTIC e ROCKS. Il tentativo di cavalcare l’onda del successo di questi due dischi li condusse allo sfacelo.
Esauriti dai ritmi estenuanti dei tour e in disperato bisogno di riposo, gli Aerosmith si fecero facilmente travolgere dal turbine edonistico rappresentato dal pericoloso mix di fortuna ed eccessi. Al tempo, però, Columbia Records non volle dar tregua alla band, “costringendola” a riunirsi in studio per il famigerato DRAW THE LINE. Il quintetto di Boston, dunque, scelse Il Cenacolo, ossia un vecchio convento abbandonato alle porte di New York, per incidere il suo quinto, maledetto, album. Si sarebbe trattato di un piano perfetto, se solo gli Aerosmith avessero avuto la volontà e le idee giuste per scrivere un disco.
La disfatta di DRAW THE LINE
Nelle sue memorie, Rocks, il chitarrista Joe Perry racconta di quei momenti definendo gli Aerosmith come una formazione completamente divisa, sia dal punto di vista fisico che emotivo. Le varie stanze in cui il gruppo incideva erano in aree separate della magione e, in generale, si respiravano atmosfere austere e prive di ogni tipologia di stimolo. Tutti erano esausti, stando alle parole del guitar hero, a causa dei loro problemi personali, delle dipendenze e, ovviamente, dei ritmi logoranti a cui procedeva la loro carriera.
In quei mesi, la band visse in maniera indulgente, scrivendo brani con svogliatezza e senza il minimo coinvolgimento o interesse. La title track stessa mostra a pieno la separazione degli Aerosmith, mostrandosi confusa, tra slide guitar troppo taglienti e sezioni ritmiche particolarmente marcate. Le droghe avevano consumato la formazione, riflettendosi in maniera preponderante sulle varie tracce del disco. In ogni caso, il singolo in oggetto riuscì ad esordire in maniera discreta, finendo per affondare insieme al resto del disco poco dopo. DRAW THE LINE segnò l’inizio della fine per la macchina, fino ad allora, inarrestabile degli Aerosmith.