Il vostro parere su Larks’ Tongues in Aspic, King Crimson

Cover art dell’album Larks’ Tongues in Aspic, King Crimson, 1973
Deflagrante, sorprendente, rivoluzionario… ma anche poetico, sommesso e malinconico. Il quinto album in studio dei King Crimson del 1973, a 50 anni di distanza suona come una rivelazione, e i lettori di Prog Italia lo sanno bene.

Dagli orfani di Islands ai sostenitori più accaniti, da chi l’ha abbracciato subito a chi ci ha messo un po’ più di tempo: le riflessioni dei lettori di “Prog Italia” su Larks’ Tongues in Aspic ,King Crimson, sono come di consueto ricche di spunti di discussione e soprattutto di condivisione…

 

MASSIMILIANO VERZANI
L’amore che concilia potenza e poesia.

 

ROBERTO VANALI
Per moltissimi anni è stato il mio preferito dei King Crimson, ora ho una preferenza per il successivo STARLESS AND BIBLE BLACK.

 

MARCO ORLANDINI
Assieme a LIZARD è il disco dei King Crimson che preferisco.

 

MASSIMO LENZA
Ogni disco dei King Crimson, fino a RED, è il mio preferito. Musica classica. Con pianissimi e fortissimi. I dischi dei Crimson sono sempre stati i più complicati da registrare su nastro. Devi sempre cercare un compromesso.

 

ROBERTO FRONZI
Il disco più bello dei King Crimson... dopo aver ascoltato la sezione ritmica decisi di suonare il basso...

King Crimson in studio di registrazione, 1973 © King Crimson

ENRICO HONNORAT
Ci sono due fasi: da giovane era nella discografia combinata mia e di mio fratello, anche se meno appariscente di IN THE COUR OF THE CRIMSON KING, LIZARD o RED. Da adulto, l’ho riscoperto. Dopo RED è il mio preferito di quella formazione di metà anni Settanta. Gran miscela di tanti generi e stili musicali.

 

FABRIZIO PAPINO PAPOTTO
Dei King Crimson conoscevo i primi quattro dischi. IN THE COURT OF THE CRIMSON KING e IN THE WAKE OF POSEIDON ce l’avevo, LIZARD e ISLANDS li ascoltavo sempre da un mio amico. Poi, nella seconda metà degli anni Settanta, li avevo persi di vista. Nel 1981 ero in auto con un conoscente. Inserì una cassetta. “Bella” gli dissi. “Chi sono?”. Era LARKS’ TONGUES IN ASPIC. Comprato subito. E, a ruota, STARLESS AND BIBLE BLACK e RED.

 

FRANCO DELEDDA
Fu amore al primo ascolto. Anche se alcuni miei amici non erano d’accordo con me. Bruford e Wetton qui iniziarono una splendida cooperazione. Ovviamente tutta la band era al top. Ma ditemi: esiste un disco brutto del Re Cremisi?

 

GIOVANNI LORIA
La prima volta che l’ho ascoltato volevo buttarlo dalla finestra, ma avevo vent’anni e il mio pane quotidiano oscillava fra l’heavy metal inglese e l’AOR americano. Mi c’è voluto qualche ascolto in più, ma poi ho capito. Ho capito che questo è un capolavoro e che Robert Fripp è un genio.

 

MARTIN LOWE

Ricordo che acquistai il vinile e me ne tornai a casa ad ascoltarlo. La prima facciata era straordinaria. Poi misi su la seconda facciata e pensai: assomiglia molto alla prima, non è vero? Continuai l’ascolto. Davvero molto simile. Alla fine mi sono reso conto che la mia copia aveva gli stessi brani su entrambe le facciate, in pratica il primo lato era ripetuto due volte. Così l’ho riportata al negozio, ma dato che non aveva un’altra copia con cui sostituirla, mi sono fatto dare in cambio una copia di RELAYER degli Yes. Ovviamente poi mi sono pentito di aver riportato indietro la mia copia e mi sono sempre chiesto quante copie sballate fossero state realmente stampate...

King Crimson al Rainbow Theatre, Londra 1972 © King Crimson

ROBERTO BERNA
È un disco che ha il pregio di poter essere ascoltato e riascoltato senza stancare. Non parlarne bene sarebbe sbagliato, ma non è uno dei miei preferiti. Resta comunque uno di quelli consumati in cinquant’anni di ascolto.

MARIO DANGELO
Forse uno dei più belli dopo ISLANDS, vero
capolavoro.

MARCO BONACCHI
All’epoca (avevo diciassette anni...) già conoscevo gli altri dischi dei King Crimson. Per il mio compleanno a giugno comprai questo e BIRDS OF FIRE della Mahavishnu Orchestra. Al primo ascolto (abituato a IN THE COURT, LIZARD e ISLANDS...) pensai: e
adesso cosa faccio, lo butto dalla finestra? Poi è diventato forse il mio preferito della band, un album a cui sono legato profondamente, ho anche il portachiavi col sole. Appena vedo la copertina il cuore si riscalda.

LUC SWORD
Il mio preferito della seconda stagione, tra lirismo e sonorità più dure su cui emergono la voce di Wetton e la chitarra graffiante di Fripp. Da avere assolutamente.

FILIPPO SELVINI
Dopo aver concluso la tetralogia esoterica, alla quale sono comunque molto affezionato, Fripp sciolse il gruppo. L’‘‘Uomo con uno Scopo’’ di cui parlava anni prima, si ritrovò in questo momento a dover perseguire i propri obiettivi come mai aveva provato fino a ora, delineando un proprio percorso stilistico e abbandonando le abitudini del passato: fuori dalle tradizioni sia jazz che rock, questo disco fu il mio maestro, quello che cambiò completamente la mia percezione verso la musica, tant’è che fu oggetto della mia tesi di laurea, e me lo ritrovai, nello stesso periodo, tatuato sulla spalla sinistra.

STEFANO DIGHERO
Un disco che era in anticipo di vent’anni.

FRANCESCO LOSURDO
Questo album mi ha accompagnato per tutta la vita con forza e dolcezza: un capolavoro assoluto! La voce di John Wetton in Book Of Saturday scalda il cuore...

ALFREDO DENICOLA
Capolavoro assoluto.

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