Iggy & the Stooges: 50 anni di Raw Power

Dal vivo a Los Angeles, 1974 © Iggy Pop
Il 7 febbraio 1973 vedeva la luce RAW POWER: una pietra miliare del rock, riflesso del clima di anarchia e caos nel quale gli Stooges vissero gli ultimi anni della loro carriera storica. Mai rantolo fu più rumoroso e feroce.

Il 15 luglio 1972, dopo circa un anno di assenza dai palchi, gli Stooges si esibirono per la prima volta fuori dagli USA, a Londra – nei locali del King’s Cross Cinema, il futuro Scala – con una line-up inedita nella quale il frontman Iggy Pop era accompagnato dai vecchi compagni Ron e Scott Asheton (rispettivamente basso e batteria) e dalla new entry James Williamson alla chitarra. Dovunque, allo scopo di prendere le distanze dal passato e recuperare una sorta di verginità, compariva però solo “Iggy Pop”.  L’evento creò scalpore e generò un mood più o meno positivo che non sarebbe scemato neppure dopo la bocciatura inflitta da DeFries ai demo incisi a luglio, con canzoni velocissime e più che mai feroci come I’m Sick Of You, I Got A Right e quella Gimme Some Skin che è uno dei tesori (semi)nascosti del repertorio. Questi tre favolosi pezzi, assieme agli appena meno efficaci Tight Pants (ovvero Shake Appeal) e Scene Of The Crime, avrebbero conosciuto un po’ di gloria nel 1977, con la pubblicazione in due official bootleg formato 45 giri.

Ancor prima di affermarsi da solista, Iggy sarebbe infatti stato onorato come vate e icona del punk; di tale popolarità avrebbero scaltramente approfittato alcune piccole label, facendosi “autorizzare” (magari in cambio di qualche dose) vinili che a causa della deficitaria qualità tecnica si proverebbe imbarazzo a inserire nella “vera” discografia. Non è però il caso dei due summenzionati 7 pollici, che numerosi cultori degli Stooges collocano ai vertici della produzione della band

Los Angeles, 1973 © Iggy Pop

Le session di registrazione del nuovo album si svolsero ai CBS Studios di Londra dal 10 settembre al 6 ottobre e furono prodotte da Iggy, che aveva cortesemente declinato l’offerta di Bowie di sedere alla console; il (non ancora) Duca Bianco sarebbe stato però costretto a effettuare un frettoloso ma comunque valido remix di sette brani su otto totali (l’unico salvato fu Search And Destroy, su precisa richiesta di Iggy stesso) perché alla Columbia – parole di DeFries – avevano storto la bocca di fronte alla caotica versione originale. Il disco vide finalmente la luce il 7 febbraio 1973 intestato a Iggy and the Stooges, con un titolo esplicito e una strepitosa foto di copertina – scattata in concerto dal maestro Mick Rock – che ne sintetizzano al meglio i contenuti sonori. Composto da otto episodi firmati Pop-Williamson, RAW POWER è un lavoro per molti aspetti più “normale” dei precedenti THE STOOGES e FUN HOUSE: it’s only rock’n’roll, si potrebbe riassumere, ma un r’n’r lancinante che scuote hard, blues, glam e proto punk nello shaker di un’ispirazione animalesca e depra- vata, esaltata dalle registrazioni crude e imperfette nelle quali rimbalzano saturazioni e rumori. Nessuno stupore che, tre/quattro anni dopo, le generazioni vuote newyorkese, britannica e californiana lo avrebbero incalzato a modello ideale: nei suoi solchi serpeggiano minacciosi malessere e sconfitta, solo in parte controbilanciati dal desiderio di reazione e riscatto che qua e là affiora nella generale cupezza delle musiche e in testi come al solito sintetici ma che al confronto con il passato sono forse più ricchi di (malata) evocatività. Comunque, decadenza autentica, cercata e vissuta sulla propria pelle: al- tro che certe superficiali, ammiccanti pantomime a base di lustrini che imperversavano nel glam allora dominante, cui Iggy – un po’ per indole e un po’ per opportunismo – faceva tuttavia l’occhiolino calcando la mano in quanto a make-up e abiti appariscenti.

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