Il nuovo disco di Omar Pedrini “SOSPESO”

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Il “Diluvio Universale” introduceva SOSPESO, il nuovo disco di Omar Pedrini, per l’occasione presentato al Castello di Brescia. Un album “sincero, impetuoso; impegnato, provocatorio”.

Qui trovate un’anticipazione della lunga intervista di Classic Rock, con la quale lo Zio Roccia ha aperto le danze sul nuovo disco.

I biglietti per il concerto di questa sera al Castello di Brescia li trovate QUI!

 

SOSPESO ha avuto il nome di lavorazione di “Nove canzoni e un’Ave Maria”, ma l'Ave Maria a cui ti riferivi è Dolce Maria od Ombre etrusche? Perché sembrano entrambe delle preghiere…

Bello che tu lo dica… Ombre etrusche È sicuramente una preghiera pagana politeista; in realtà è ispirata al mito di Orfeo, che portai in teatro nella versione di Buzzati. Orfeo, era talmente bravo a suonare la lira - che io immagino come una chitarra elettrica - che gli venne concesso di andare negli inferi a riprendere la sua Euridice a patto che non si fossero guardati sino al ritorno in superficie; loro non resistono ed Euridice ritorna nell'Aldilà per l'eternità. Le ombre etrusche sono quelle che vedevamo la sera in Toscana, in provincia di Siena, quando si andava a bere qualcosa, una volta finite le registrazioni dopo una giornata di lavoro su SOSPESO. Si sentivano gli animali della mia campagna, erano i “fantasmi degli Etruschi” come li chiamava mio padre. Allo stesso tempo è un omaggio a Dino Campana: sono innamorato della sua figura, consiglio a tutti  La notte della Cometa di Sebastiano Vassalli che racconta Campana come nessun altro. Dolce Maria è invece una preghiera molto umana, quella di un uomo con le sue crisi: spero ci si possano identificare tutte le persone che attraversano un brutto periodo, l'ho scritta in un momento in cui mi hanno detto che ero molto grave, ho pensato ai miei figli e le ho chiesto di proteggerli se fosse andata male l'operazione. Un po' una Sangue impazzito nel contenuto, il grido di una persona che cerca la fede e la trova in Maria. Io non ho la mamma da tanti anni, non ti nascondo che Maria è un po' anche una madre per chi non ce l'ha. La figura di Maria per me è importantissima, le sono devoto. Una figura bellissima al di là della religione, del credo di ognuno di noi: è una persona realmente esistita ed è citata nei tre testi sacri più importanti come la mamma di, permettimelo, un povero Cristo, martirizzato in croce. Per qualcuno era figlio di Dio, per altri un profeta, resta comunque una figura molto rock, un capellone con la barba che predicava l'uguaglianza tra gli uomini: forse un po’ socialista, un anarchico che dava fastidio ai poteri forti. Da bambino lo vedevo come un vecchio, oggi da pluricinquantenne lo penso come a un ragazzino di trentatré anni.

Nonostante Finché è finita sia una canzone molto nelle mie corde, il mio pezzo preferito è Fresco…

Finché è finita non ha bisogno di spiegazioni, è il rock and roll. Io ci trovo un po' di Who, un po’ di Foo Fighters che sono tra i miei gruppi preferiti. Ho scritto questa canzone per chiudere l’album perché è proprio un inno, poi è arrivata Mangia ridi ama. Grazie per Fresco… tu sai che è una canzone che era già uscita e che è stata sottovalutata…

Sì, su UN ALDO QUALUNQUE SUL TRENO MAGICO…

Appunto, la colonna sonora al film diretto da Dario Migliardi che uscì come un album. La gente non lo capì, lo ritenne solo una colonna sonora ed è diventato il disco dei Timoria che ha avuto meno successo. E anche l'ultimo. Con quell'album in qualche modo abbiamo mollato e si sciolto il gruppo. C’erano anche altri problemi, però è chiaro che lì l’insuccesso di un lavoro contribuisce a vedere il mondo un po' più nero di quello che è, così com'è il successo ti aiuta ad andare avanti. In quel testo c’è la voglia di vedere un amico, anche solo per andare a pescare… Vonnegut diceva che la felicità è una limonata fresca all'ombra di un albero nel tuo giardino d'estate. Lui ha vissuto il bombardamento di Dresda, ha visto le cose più atroci che ha raccontato nel suo celebre Mattatoio n. 5. Questa è la prima intervista che faccio sull’album intero, sino ad ora ho parlato solo del singolo. Avevo un po’ paura, non sapevo come sarebbe stata presa e che tu mi dica che è il tuo pezzo preferito, vuol dire che mi hai capito. È la cosa più bella del mondo per un artista.

 

Leggete il resto dell’intervista su Classic Rock 126, in edicola dal 30 giugno.

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Omar Pedrini by © Jarno Iotti
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