GIORGIO GABER: occhio, cuore, cervello

Giorgio Gaber
Gaber è ormai presenza familiare e assidua nelle case degli italiani. In verità, più per merito della televisione che non dei dischi. E continuerà ad esserlo sempre di più, fino ai primi anni Settanta.


di Emmanuel Grossi

Il pubblico si è molto affezionato a Giorgio: ama leggere della sua vita privata, così poco “divistica” (la relazione con Ombretta tenuta riservata ma comunque ufficializzata dalle fedine, il matrimonio all’Abbazia di Chiaravalle, la villetta col giardino, la piccola Dalia...), e lo gradisce in televisione, prima di tutto per la sua cifra stilistica ironica e pacata. La sua disinvoltura davanti alle telecamere e l’estrema versatilità musicale lo fanno essere sempre più presente e in ogni tipo di programma: dalle ricostruzioni in teatro di posa di osterie e bocciofile (Trani a gogò in Aria condizionata, luglio ’66) alle riprese in location nella sua Milano (in Spettacolo ovunque, settembre ’66; o anche Una città e nove canzoni della TSI, aprile ’65), dalla tenue penombra di un salotto (Domani ci vediamo in Orsa Maggiore, febbraio ’65) all’esplosione luminosa del Teatro delle Vittorie affollato di lampadine e di pubblico (Mai mai mai Valentina e Il tic in Studio Uno, aprile ’66), dagli omaggi al passato proposti ai giovani (La villanella con Bobby Solo ed Edoardo Vianello in Incontro con Bobby Solo, luglio ’64) ai brani per giovani proposti ai grandi del passato (Il sospetto nella puntata dedicata a Odoardo Spadaro di I capostipiti, febbraio ’65; E giro, giro durante uno sketch con Carlo Dapporto/Agostino in Il Rotocarlo, settembre ’65, che include anche un’ironica ballata su un posteggiatore abusivo che rimane investito nel “suo” parcheggio da un’auto in retromarcia). E forse è proprio quest’istinto alla conciliazione tra le parti, ironica ma assolutamente bonaria, a spingere la RAI ad affidargli nel 1967 un incarico di alta diplomazia...

Cortesie per gli ospiti

La frattura intergenerazionale creatasi una decina di anni prima con l’avvento di rocker e urlatori è ormai una faglia di Sant’Andrea. E rari, o quantomeno inefficaci, sono i tentativi di far dialogare le due realtà: i giovani zazzeruti, damascati e (ancora moderatamente) ribelli e i “matusa”, sempre più matusa. Nel gennaio 1967 va in onda (di sabato sul Programma Nazionale) un “numero unico”, ...E sottolineo yé, presentato da Caterina Caselli e Gianni Morandi. Dato il buon esito, lo special diventa il “numero zero” di sei puntate registrate a marzo e subito in onda: Diamoci del tu. Dietro le quinte ci sono vari avvicendamenti (Umberto Simonetta subentra, accanto a Italo Terzoli, a Vito Molinari, che cede la cabina di regia a Romolo Siena, il quale si trova così a dirigere per la prima volta Gaber che fino ad allora si era sempre affidato a Carla Ragionieri), ma il pubblico a casa non nota grandi differenze: tanti cantanti alla moda, dibattiti ironici con gli adulti e gradinate stipate di giovani, in un’atmosfera gioiosa ma educata e composta. La novità più evidente sta nel cambio di conduzione, e non ci sono noti i motivi per cui Gaber prenda il posto di Morandi, ma è singolare la coincidenza che già mesi prima, ad agosto ’66, Giorgio e Caterina fossero stati interpellati sulle istanze yé-yé in un Convegno dei Quattro, la scherzosa tavola rotonda animata, all’interno del varietà La trottola, da Sandra Mondaini e Raffaele Pisu (co-conduttori del programma insieme a Corrado).

Tutto è tarato sui giovani, ma proposto con un garbo da farsi benvolere anche dagli adulti: le strip di Guido Crepax (ben avvezzo alla musica, avendo disegnato tante copertine di dischi in primis per il fratello Franco, discografico), i balletti di Paul Steffen e Joel Galietti, le innovazioni registiche (uso del grandangolo, inquadrature a perpendicolo dall’alto), il coinvolgimento di tanti attori giovani che portano una ventata di cultura senza pedanterie o snobismi (da Valeria Moriconi e Corrado Pani a Gian Maria Volonté ai “promessi sposi” Paola Pitagora e Nino Castelnuovo)... E, chiaramente, la selezione musicale: Antoine, Lucio Dalla, Riki Maiocchi, Patty Pravo, Sandie Shaw, l’Équipe 84... Nell’ultima puntata compaiono – primizie assolute! – le nuove scoperte dei conduttori: Francesco Guccini, con Auschwitz, e Franco Battiato, in La torre. Sono entrambi al debutto televisivo e la loro presentazione al pubblico è stata per certi versi “anticipata” le settimane precedenti dai rispettivi sponsor: Caterina aveva interpretato È dall’amore che nasce l’uomo e Giorgio Il sogno, incisa in realtà da Ombretta e alla cui stesura sembra che abbia partecipato anche Franco, che dai Gaberscik era letteralmente di casa (ce ne parla qui Paolo Tomelleri). Pare anzi che Battiato abbia dato il suo apporto anche alla sigla di testa del programma, Gulp gulp

…Tratto dalla riedizione di Vinile Dossier Extra dedicato a Gaber, in edicola dal 10 ottobre!

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