Il ROCK ITALIANO degli anni Novanta in 15 album

Un momento vibrante e culturalmente intenso, in ogni aspetto artistico. Nulla di meno, la musica guidava un’armata creativa carica di dubbi, ma ricca di talento e speranze. Naturalmente una selezione di questo tipo è figlia di mille tagli e sacrifici, tutti avremmo la nostra classifica da proporre. Anni Novanta, lingua italiana, una certa continuità di carriera, la tenuta nel tempo del disco e naturalmente attitudine rock, questi i criteri principali. Manca molto, lo sappiamo, ma l’essenziale c’è. Magari un giorno completeremo il lavoro.

LITFIBA | Terremoto (GCD, 1993)

La transizione da band famosa a top player arriva con l’album più duro e pesante. E mai traguardo fu più meritato. Anni spesi sulla strada, tra dischi e tour, conquistando il pubblico giorno per giorno. TERREMOTO è figlio di questa energia, data e ricevuta: riff, ritornelli, energia, sudore e contenuti. Fata Morgana, Firenze sogna sono tasselli di un album esplosivo che ridisegna il rock italiano.

PROZAC + | Acido Acida (EMI, 1998)

Figli di quella Pordenone che tanto aveva dato alla scena alternativa italiana degli Ottanta, i Prozac+ viaggiano a mille all’ora con un’attitudine punk e un dinamismo pop che brilla negli occhi dei tre protagonisti (con due donne, rarità per l’epoca). Stakanovisti in concerto, dopo 200 date si conquistano la fiducia della EMI che li lancia con questo secondo disco, con il singolo Acida che diventa il tormentone dell’anno. Ma non è l’unica gemma dell’album, ricordiamo GM, Colla e Quore. L’inizio di una bella storia che durerà fino al 2007.

TIMORIA | Viaggio senza vento (Polydor, 1993)

Abbandonato il passato new wave, questo è il disco del big bang, quello che certifica l’esistenza di una scena rock italiana. Omar Pedrini e Francesco Renga ricalcano la grande tradizione delle coppie rock e la band è in uno stato creativo illuminato. Il disagio e le incertezze di un’intera generazione trovano forma compita in Senza vento, Sangue impazzito e Verso Oriente, tasselli di un concept che anche il tempo ha certificato come capolavoro.

KARMA | Astronotus (RITMI URBANI, 1996)

Dopo un ottimo debutto che ne raffigura lo stile, i milanesi firmano l’album per cui verranno ricordati, un misto di hard rock, psichedelia pesante e influenze orientali. I testi di David Moretti scavano tra pensieri alti e attualità, trovando un punto in comune nella storia dell’uomo. Tra pessimismo e speranza, prendono forma capolavori come Avorio, Come svanisse e Atomi, mantra rock che evoca gli Alice in Chains. Uno dei dischi da cui partire per comprendere l’atmosfera di quegli anni.

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gianni della cioppa

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