STARCHILD: sul palco con i KISS di notte, padre di famiglia di giorno

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Raph_PH – KissO2110719-20 CC BY 2.0
Sul palco è il lascivo Starchild, il Dio del Rock che zittisce i critici, che rocka e rolla tutta la notte con i KISS. Ma, lontano dalle scene, Paul Stanley è un uomo di casa…
Tratto da: Glorie del Rock, testo: Jaan Uhelszki

Paul Stanley, aka Starchild nei KISS, è a proprio agio come un signorotto nella dimora dei suoi sogni, a Los Angeles. Dall’esterno, la casa ha un aspetto nobiliare e gli interni rafforzano questa impressione, anche se andando più a fondo la casa, di quasi 850 metri quadrati, rivela uno spirito molto... vissuto. Ed è esattamente come un 19enne avrebbe potuto immaginare la casa di una rock star: enormi candelieri di ferro battuto, portaombrelli larghi come zampe di elefante, poltrone talmente grandi che ci puoi affondare, sedie degne di una reggia dei Tudor; un camino in marmo grande abbastanza da arrostirci un cinghiale; per non parlare del tappeto leopardato (come la chitarra personalizzata della BC Rich usata da Stanley nel tour di ANIMALIZE) largo quanto un’intera sala. Ma il pezzo forte è la lampada di Tiffany che Stanley comprò per 70.000 dollari nel 1978, all’apice dei primi successi.

“Avevo appena comprato il mio primo appartamento a New York. Non avevo niente con cui arredarlo. Letteralmente niente, tranne questa lampada, e mi sentivo l’uomo più felice della terra – ora so di esserlo”, dice allargando le braccia quasi ad abbracciare la casa, la tenuta e forse chissà... l’intero universo. La villa si trova in uno dei luoghi geograficamente più affascinanti di questa città già splendida di suo. Se guardate con attenzione al di là del portico, si vede il Pacifico. Dall’altra parte le curve ardite e tortuose della Mulholland Drive, sulle cui curve gli spericolati di Hollywood Steve McQueen e James Dean sfrecciavano regolarmente, spesso con risultati devastanti. La striscia di strada che Stanley ora chiama casa era nota come la Bad Boy Drive, per via delle imprese di tre stelle del cinema – Marlon Brando, Jack Nicholson e Warren Beatty – naturalmente all’epoca in cui erano giovani, scapoli e arrapati. Vent’anni fa, il nome si sarebbe adattato a pennello a Stanley.

Le vecchie fidanzate si lamentano ancora della sua cronica infedeltà. Bisogna però dire che questo lui non l’ha mai negato. Per la maggior parte degli anni d’oro dei Kiss, nella sua vita – e nel suo letto – c’era un flusso continuo di paginoni centrali di «Playboy» e cucciolotte di «Penthouse». “Una volta stavo con mia madre e le parlavo di una ragazza con la quale uscivo”, ricorda Stanley seduto su uno dei suoi divani di velluto color sabbia nel salone. “Sembrava non sapere di chi stessi parlando, e così le dissi: ‘Dai, la conosci, bionda con le tette grosse’. Lei mi fissò e disse: ‘Tutte le tue ragazze sono bionde con le tette grosse’”. “Mi divertivo a stuzzicare i miei genitori e sbattergli in faccia che vivevo una vita che li avrebbe fatti inorridire”, dice ridendo, “ma apparentemente non funzionava più”. Comunque, dopo aver incontrato la sua seconda moglie, Erin Sutton, da Ago’s, un ristorante di lusso a West Hollywood che il chitarrista possiede in società con Robert De Niro, Stanley ha chiuso la sua vita da donnaiolo. I due si sono sposati nel 2005 e hanno avuto tre figli. “Erin è stata un dono dal cielo. Dico sempre che lei è la prova che Dio esiste”. Come in ossequio a una rigida sceneggiatura, Erin, 20 anni più giovane di Stanley, entra dopo aver preso a scuola la loro figlia minore, Emily Grace di 5 anni [i figli di Stanley comprendono anche il ventiduenne Evan, avuto dalla prima moglie Pam Bowen, Colin di 10 anni e Sarah di otto, entrambi da Erin, ndr].

La coppia spesso segue assieme i corsi di ginnastica cardiovascolare, dove spesso Stanley è l’unico uomo. Stanley ha postato un paio di selfie che lo vedono sdraiato sul materassino yoga: “Esercizi per il cuore con Erin in una classe tutta di donne. L’ego mi fa strafare. CAVOLO! Perché sudo così tanto?”. Un altro post su Instagram afferma: “10:30. La classe è finita. Sono a pezzi. Che ho imparato? Che la parte più dura NON è l’attesa @ tompetty #exercise”.

Tratto da: Glorie del Rock

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