THE CLASH: tifiamo rivolta | Speciale Punk

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Tra i più autorevoli esponenti del rock ribelle e “contro”, i CLASH sono stati punk in senso stretto per poco tempo. Ma lo sono stati sul serio.

Alla pari dei Sex Pistols e dei Damned, i Clash rappresentarono un vero e proprio tradimento nei confronti del nichilismo e/o qualunquismo ostentato dai primi esponenti del punk britannico.

A differenza dei due summenzionati compagni d'avventura, i Clash non si limitarono a caratteristiche musicali innovative, ma furono tra i fondatori della scena, anche per quell'idealismo che li portò ad esprimere con enfasi sostegno alle tesi della sinistra più barricadera, pur non allineandosi pedissequamente ad esse.

L'aggregazione della band avvenne a Londra nella prima metà del 1976 con l'incontro - combinato dall'astuto manager Bernie Rhodes - di Joe "Strummer" Mellor, Mick Jones, Paul Simonon e Topper Headon.

Nonostante le apparenti contraddizioni e il look militaresco che diede luogo a spiacevoli equivoci, i Clash furono una band fondamentale del primo punk britannico. La loro firma del contratto discografico con la major CBS, avvenuta all'inizio del '77, rappresentò un vero e proprio paradosso, ma la band riuscì a evitare ingenuità e superficialità, dimostrando una notevole maturità politica e sociale. I Clash avevano spesso delle formazioni mutevoli, ma ciò non intaccò mai la loro coesione e il loro messaggio. Erano una band unica nel suo genere, capace di unire rabbia e poesia, denuncia sociale e ricerca musicale.

Ancora oggi, i Clash sono considerati un punto di riferimento per la musica e la cultura. La loro influenza è evidente in innumerevoli band successive e il loro messaggio continua a risuonare attuale e potente.

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