Testo e foto: Toni Occhiello
Via della Lungara 3, nel cuore di Trastevere a Roma, è (era) un indirizzo “leggendario”, per via del prestigio di molti dei suoi condomini: da Bernardo Bertolucci a Giorgio Agamben a Marlon Brando a Gregory Corso... a Tito Schipa Jr (figlio di e autore di Orfeo 9), a casa del quale mi trovo a cena stasera (una sera di molti anni fa), con lui e Adriana, sua moglie e musa. Ed è proprio Adriana a dirmi, con aria complice: “Viene una vicina di casa, a cena: sarai sorpreso”. Quando il campanello squilla, Adriana cinguetta felice, aprendo: “Nanda!”... e maestosamente, con la gravitas di un incedere carico di esperienza, buonumore e arguzia, entra il mito: Fernanda Pivano, la poetessa della Beat Generation – live. Parliamo dell’USIS (United States Information Services), la biblioteca americana di via Veneto, di fronte all’Ambasciata, dove io da ragazzo passavo pomeriggi interi a studiare l’America e la sua letteratura... e così lei (come scopro ora), qualche decennio prima di me! We hit it off, e siamo già amici.
Proprio oggi è uscito un mio lungo articolo, “N.A.T.O. a Napoli”, su «Rockstar», una rivista di musica alla quale collaboro: ho la copia con me, la mostro a Fernanda, che legge velocemente, sorride e dice: “Hai colto nel segno: l’influenza della presenza della Sesta Flotta americana a Napoli, e poi della NATO, è stata sotterranea ma cospicua. Tutti quei marinai che ascoltavano be-bop, blues e poi r&b e rock, si sono mescolati con i musicisti locali e nei locali, da quelli di matrimoni con il repertorio tradizionale ai primi cavern club di beat e pop, e ne è nato qualcosa”. “Noi lo chiamiamo Napules’ Power”, le dico; e metto su un disco di Pino, Yes I Know My Way. Finiamo a ballare tutti e quattro e La Nanda, come la chiamano a
Milano, scimmiotta in napoletano: “...mo’ nun m’futt’ chiù, nun dà retta a nisciun’”. Una serata indimenticabile.
Non c’è più nessuno, ora, a via della Lungara 3. Fernanda è morta. Bertolucci è morto, e così Gregory Corso. Tito e Adriana hanno traslocato. E solo un pugno di nouveaux riches abita ora nel magico Palazzo Torlonia, dove la creatività e la cultura cosmopolita del più alto livello, che Pivano incarnava, crebbe come una delle tante edere che impreziosiscono quella che La Nanda, in due suoi romanzi, definì “la Casbah”.