Tuoni, fulmini e corse in moto – Born To Be Wild (Steppenwolf)

John Kay con gli Steppenwolf dal vivo a New York nel 1968. Foto Getty Images

All’inizio, era solo una canzone ispirata da un temporale. Poi fu inserita nella colonna sonora di un film e diventò un classico immortale, l’inno di un’intera generazione.

Mars Bonfire è in grado di indicare il momento esatto in cui si rese conto che la sua canzone Born To Be Wild sarebbe diventata qualcosa di più di una semplice hit. “Ricordo di essere andato al cinema a vedere Easy Rider. Mi ritrovai nei gabinetti e c’era un tipo in piedi, che pisciava e cantava Born To Be Wild. L’aveva sentita solo una volta, e già gli era entrata in testa”.

Uscito sugli schermi nel 1969, Easy Rider fu uno dei primi film di successo a usare la musica pop non unicamente nelle scene in cui gli attori cantavano o ballavano. Come il grande successo dell’estate precedente, Il laureato, usava la musica come colonna sonora pura e semplice, e Born To Be Wild accompagnava sullo schermo Peter Fonda e Dennis Hopper mentre scorrazzavano a cavallo delle loro moto sulla Route 66. È uno dei montaggi più perfetti nella storia del cinema, ma questa perfetta coreografia fu un caso. “Non girai la scena pensando alla musica”, disse Hopper, “ma alle riprese. Quando poi ci aggiunsi Born To Be Wild fu perfetta”.

E dire che la canzone aveva rischiato di non entrare nel film. Avvicinandosi la fine della produzione, Hopper e Fonda avevano quasi finito il budget e non avevano abbastanza soldi per i diritti della musica che volevano. Allora inserirono i brani nella pellicola, invitarono i vari musicisti a delle proiezioni private per trovare un accordo. Il resto è storia.

easy rider
Dennis Hopper, Peter Fonda e Luke Askew in Easy Rider.

Torniamo agli inizi degli anni 60. Il giovane Mars Bonfire (alias Dennis McCrohan) viene portato dal padre a vedere un concerto mattutino di Ronnie Hawkins and the Hawks (che in seguito sarebbero diventati The Band) in un locale di Toronto. “Avevo appena ricevuto in regalo la mia prima chitarra elettrica”, ricorda Bonfire. “E appena si scatenarono in Hey Bo Diddley, con Robbie Robertson che usava un plettro tra pollice e indice e due plettri di acciaio per dito su medio e anulare, suonando una Telecaster amplificata e distorta, capii che quello era il suono di chitarra dei miei sogni!”. Nel 1964, il giovane Dennis si unì al gruppo locale Sparrows, assieme al suo fratello batterista Jerry. Il gruppo era guidato da Jack London, un inglese che viveva in Canada, e i fratelli McCrohan cambiarono cognome in Edmonton per sembrare più british. La formazione del gruppo cambiava più di una porta girevole e a un certo punto pare sia passato anche Neil Young. Alla fine, il gruppo licenziò il cantante e lo sostituì con John Kay. Si ritrovarono tutti in California, dove Dennis cambiò di nuovo nome (in Mars Bonfire) e iniziò una carriera solista, mentre il resto del gruppo si tramutò negli Steppenwolf.

Il rapporto di Bonfire col gruppo però non cessò: aveva fatto una demo di Born To Be Wild, e dopo che svariati editori l’avevano rifiutato lo portò dai vecchi compagni. Prima di diventare l’inno che conosciamo oggi, il brano necessitò di qualche modifica. “Mi avevano cacciato da dove vivevo prima perché suonavo la chitarra amplificata a tutto volume, e dove stavo ora avevo già collezionato parecchie lamentele”, dice Bonfire, “per cui il demo lo realizzai cantando sottovoce e con una Telecaster non amplificata. Fortunatamente, quando gli Steppenwolf accettarono di inciderla, il chitarrista Michael Wilk gli diede quel suono di chitarra potente che sognavo”. E il testo? “Lavoravo come autore sotto contratto per la Universal Music”, spiega Bonfire.
“Avevo uno stipendio e mi ero potuto permettere un’auto. Un giorno guidai fino alla spiaggia, e poi nel deserto e fino alla montagne. Da lì, guardai Los Angeles e il panorama mi abbagliò. Era stupefacente. Ecco cosa mi spinse a scrivere ‘Get your motor running, head out on the highway’. Un’altra volta, ero tra i monti durante un temporale. Pioveva talmente forte che mi dovetti fermare. E fu allora che mi balzò in testa il verso ‘heavy metal thunder’.

Il brano fu un successo epocale per gli Steppenwolf nell’estate del 1968, arrivando al n. 2 nella classifica USA di «Billboard».

Per i suoi primi dischi solisti, Bonfire registrò delle versioni più rilassate della canzone, ma fu l’inclusione nella colonna sonora di Easy Rider a farne l’inno di tutta una generazione. Ci sono state cover e parodie al punto di estenuarla, è apparsa in dozzine di pubblicità, e all’inizio di quest’anno è stata uno dei sei primi brani ammessi nella nuova categoria Singoli della Rock and Roll Hall of Fame. E pensare che gli Steppenwolf ancora non sono stati ammessi nella Hall.

Ironicamente, il brano diventato l’inno supremo del rock on the road ha dato al suo autore Mars Bonfire una stabilità economica sufficiente a godersi una vita tranquilla e riservata.

“Se non fosse stato per l’incredibile fortuna avuta con Born To Be Wild, probabilmente sarei tornato a fare l’operaio alla catena di montaggio della General Motors a Oshawa, nell’Ontario – l’unico lavoro per cui avevo studiato”, ci dice. “Il suo successo mi ha permesso di dedicarmi alle cose che davvero mi appassionano: l’escursionismo, sciare, sollevamento pesi, tiro al bersaglio. Tutto quel che mi serve sono un paio di scarpe da ginnastica e dei vestiti comodi”.

Testo a cura di Fraser Lewry.

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