Lemmy Kilmister e i classici del rock

A meno di due anni dalla morte del più grande rocker di tutti i tempi, Lemmy Kilmister, è uscito il primo album postumo dei Motorhead.

C’è da sorprendersi? Certamente no. È un giochino al quale noi vecchi appassionati, e forse non solo quelli vecchi, siamo pronti. Ma c’è un ma: questa volta le cose sono state fatte con cura, setacciando tra il repertorio dal 1992 a oggi, e assemblando alcune delle cover meglio riuscite dei Motörhead. Può sembrare strano che una band con un marchio di fabbrica così forte, si divertisse a suonare pezzi di altri, ma Lemmy aveva stampato in faccia un sorriso grande così, quando poteva stracciare con la sua ugola alcolica classici del rock e del metal, o brani che semplicemente gli piacevano (Hellraiser di Ozzy Osbourne, gran bella canzone ma non certo un evergreen).

Ozzy a parte, gli altri dieci pezzi di UNDER COVER (Cd, vinile, box limitato) sono mega-classici che non necessitano di nessuna presentazione: Breaking The Law dei Judas Priest, Whiplash dei Metallica, God Save The Queen dei Sex Pistols, Rockaway Beach dei Ramones, una doppietta per i Rolling Stones (Jumpin’ Jack Flash e Sympathy For The Devil), Cat Scratch Fever di Ted Nugent.

motorhead

I brani provengono dalle session degli album che vanno da MARCH OR DIE del 1992 all’ultimo BAD MAGIC, pubblicati a volte come bonus nelle versione limitate, altri in tributi, come Shoot ’em Down dei Twisted Sister, qui eseguita con fare meno aggressivo. E la sorpresa, vi starete chiedendo? Arriva puntuale al terzo brano, con un’inedita esecuzione in studio della Heroes di David Bowie, artista che, parola del chitarrista Phil Campbell, Lemmy amava alla follia.

E per il futuro è tutto qui? Assolutamente no. Non serve scavare in archivi di seconda mano, per trovare tante altre gemme, soprattutto se non si lavorerà solo con il nome Motörhead, ma con quello di Lemmy, visto che il bassista sciupafemmine ha prestato la sua voce a numerosi tributi, senza dimenticare le sue innumerevoli ospitate sui palchi di altri gruppi. E se poi vogliamo proprio puntare in alto, non dimentichiamo che si è divertito anche con l’acustica e, da non crederci, in una sorprendente collaborazione con la Royal Philharmonic Orchestra. Per ora accontentiamoci, con qualche lacrima e tanta gioia, di (ri)ascoltare i Motörhead e la voce di Lemmy in questo primo omaggio a tutto gas che, credetemi, è tanta roba.

L’articolo a cura di Gianni Della Cioppa, è su Classic Rock n.58, disponibile qui.

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