Il Banco del Mutuo Soccorso ci racconta CANTO DI PRIMAVERA

CANTO DI PRIMAVERA è un album molto importante per il Banco del Mutuo Soccorso: ecco alcuni aneddoti legati alla stesura e alla registrazione dei brani.

Era l'Italia degli anni 70 quella nella quale i membri del Banco del Mutuo Soccorso stavano fiorendo e guadagnando sempre più consenso sia in patria che all'estero. E le loro canzoni riflettevano questa fioritura: vogliamo parlarvi, oggi, della storia di CANTO DI PRIMAVERA album del 1979 che diede una svolta stilistica alla carriera del Banco.

È Vittorio Nocenzi, tastierista e frontman della band, a parlarne, non senza un velo di malinconia, in un post sulla pagina Facebook ufficiale del Banco del Mutuo Soccorso. 

Lui stesso era solo un ragazzo diciassettenne quando, nel 1968, diede il via a questo progetto musicale che negli anni si è avvicinato sempre di più alla scena prog italiana.

Con ben sette album pubblicati alle spalle, i membri del Banco del Mutuo Soccorso si avviano verso la pubblicazione dell'ottavo nel 1979 quando, ricorda Nocenzi, era ancora uno studente universitario di Etnomusicologia, seppur uno studente con una carriera già bella che avviata. Per la registrazione, si parte dalla title track: il brano riesce subito ad affascinare Nocenzi e mettere d'accordo anche tutti gli altri membri del gruppo in un momento di forte armonia.

Si tratta di un momento importante per la band che, di comune accordo, decide di indirizzare la propria produzione su suoni dal sapore etnico, legati alla vita in campagna, ai ritmi delle canzoni del popolo allontanandosi, così, dalla traduzione delle minisuite progressive. Il sound di Canto di primavera viene definito da Nocenzi come:

Una fusione fra un canto anonimo della Savoia e una melodia Palestinese cantata sia dagli arabi che dagli israeliani.

Alla luce di ciò, si capisce molto bene quale fosse la via artistica seguita durante la registrazione del brano e dell'album in generale. 

Ecco perché la band venne aiutata nella stesura dei brani di CANTO DI PRIMAVERA dal musicista Luigi Cinque, amico di Nocenzi, ed ex studente di conservatorio appassionato di musicologia e musica etnica. Proprio con l'aiuto di Cinque, iniziarono le ricerche su testi gitani e poesie legate alla tradizione degli indiani d'America, testi che vennero presi come spunto per la stesura dei brani di CANTO DI PRIMAVERA.

Come dicevamo, l'idea principale del disco era quella di avvicinarsi a un tipo di musica che rispecchiasse le tradizioni popolari, gli usi di contadini e pastori, i loro sogni e i loro ideali. Ciò si rifletteva anche nella scelta degli strumenti utilizzati: un charango, strumento sudamericano fatto con la corazza di un armadillo, un bouzouki greco e delle percussioni afrocubane.

Nocenzi inizia, poi, a raccontare qualche aneddoto proveniente direttamente dalle giornate di registrazione del disco. Per esempio, sapevate che per introdurre il brano che chiude CANTO DI PRIMAVERACircobanda, venne utilizzato un coro di scacciapensieri mongoli (strumenti musicali antichissimi originari dell'Asia)? E sapevate, invece, che Luigi Cinque propose di utilizzare uno strano strumento sperimentale composto da una sottile lastra di rame e un filo teso da suonare con un arco da violoncello? E che la base di Niente è stata scritta da Nocenzi tutta in una sola notte di studio per un esame universitario?

Tutti i brani sono stati pensati nel dettaglio per arrivare al cuore degli ascoltatori, come E mi viene da pensare, pezzo semplice ma profondamente emozionante o come Lungo il margine, un dipinto rurale di acquarelli fatti di suoni delicati e commoventi o, ancora, Sono io la bestia, protesta contro il dilagante capitalismo di quegli anni... Insomma, un album chiave della storia del Banco.

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