Fino a quando una ragazza di nome Suzi Quatro non apparve sulla scena del glam anni 70, il ruolo delle musiciste rock e pop era in gran parte dimesso e limitato a posizioni secondarie. Con lei cambiò tutto: carismatica, ribelle, aggrappata a un basso alto quasi quanto lei, con approccio quasi animalesco offrì al pubblico un rock'n' roll viscerale, ispirando intere generazioni. A sua volta, si ispirava a Elvis Presley, visto cantare Don’t Be Cruel all'Ed Sullivan Show, a soli sei anni.
Vi abbiamo raccontato la storia di Suzi Quatro in questo articolo. Oggi vogliamo consigliarvi cinque dischi per (ri)scoprire la prima bassista donna che, con la sua Can The Can, conquistò negli anni Settanta ogni parte d'Europa e non solo.
La copertina non si può ignorare: al centro, in primo piano, mani sui fianchi con atteggiamento di sfida, giubbotto di pelle, ecco Suzi. Dietro, col look giusto, tenebrosi, Tuckey, Neal e McKenzie. Il disco esplose sulla scena glam come una bomba a mano. Il groove è inconfondibile: la straordinaria voce della Quatro modellò il futuro del rock'n'roll.
Il 45 giri era il formato perfetto per il glam rock: i fan squattrinati semplicemente non potevano permettersi gli LP. Per cui, QUATRO non entrò nemmeno in classifica. Eppure lo meritava: The Wild One è oro puro, e la sua fiammeggiante Keep A-Knockin’ di Little Richard non è solo un superbo boogie, ma è anche la cosa più vicina al movimento #metoo che si possa trovare a metà anni 70.
Il produttore Mick Chapman aveva appena trasformato i Blondie nelle star del post punk con PARALLEL LINES, e applicò lo stesso trattamento a pezzi come I've Never Been In Love, Mind Demons e She’s In Love With You. Un gioiello colpevolmente trascurato.
Un disco veramente Suzi Q per il XXI secolo che non si abbassa a imitare il mainstream, ma allo stesso tempo sa stare al passo con i tempi. La Quatro è a suo agio, soprattutto in una possente versione di Strict Machine di Goldfrapp che richiama la celeberrima Can The Can.
Realizzato col figlio Richard Tuckey alla chitarra, NO CONTROL dà l'impressione di un nuovo inizio. La produzione di Mike Curtis è moderna e compatta e quando Suzi spinge (No Soul-No Control) e si abbandona a un blues trascinante (Don't Do Me Wrong) o a un rovente boogie (Macho Man), ecco l'immortale icona rock. Con l'età, Suzi Quatro sembra addirittura migliorare.
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