Vincenzo Incenzo racconta EGO: “In questo disco convivono dimensione intima e sociale”

Si intitola EGO il nuovo album di Vincenzo Incenzo uscito il 4 settembre. Ve lo presentiamo con questa intervista.

Il percorso artistico di Vincenzo Incenzo inizia come autore dei più grandi artisti italiani (Renato Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, PFM, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Al Bano, Tosca, Massimo Di Cataldo, Paolo Vallesi e molti altri…), passando per il teatro, il cinema e la letteratura.
Oggi vi presentiamo il suo ultimo lavoro: venerdì 4 settembre è uscito in tutti i negozi di dischi e sulle piattaforme streaming EGO (Verba Manent / distribuito da Artist First), un disco che esprime le necessità di Vincenzo a 360 gradi, congiungendo tutte le sue passioni artistiche; dalla musica al teatro, dalla letteratura alla pittura. Ce ne parla in questa intervista:

EGO viene descritto come un album romantico e politico e vengono a contrapporsi rabbia e amore. Come hai conciliato questi due aspetti?
Io sono mosso da due canali: la dimensione intima e la dimensione sociale e proprio su queste ho costruito il disco. Penso che posano convivere perché una dimensione viene in soccorso all’altra, anzi, credo che sia addirittura facile sconfinare da un campo all’altro, dalla politica all’amore perché in fine sono due facce di una stessa necessità, ovvero quella di vivere in un mondo migliore e con persone migliori. In un periodo come questo poi la dimensione intima è diventata fondamentale, abbiamo imparato che l’amore e l’importanza di condividere con gli altri la propria essenza siano veramente una zattera in mezzo alla tempesta,

Raccontaci da dove nasce il titolo di quest’album, non deriva da nessuna traccia, quindi che significato ha?
Come dicevo prima l’amore è fondamentale, e lo è anche verso noi stessi e verso la nostra identità. Si tende sempre a pensare alla parola EGO come qualcosa di negativo, invece è proprio quel punto di contatto tra la parte più istintiva e quella sociale, ovvero l’equilibrio che ci deve essere tra noi e il mondo.

Come descriveresti EGO in tre parole?
Coraggioso, sincero e nuovo.

Il video di L’amore ha un nome solo è molto ermetico e pieno di simboli, ti va di spiegarci il loro significato?
Quando questo brano è arrivato mi sono veramente emozionato, ero talmente felice di essere riuscito a scrivere una canzone sull’amore assoluto che ho voluto rappresentare questo concepimento anche nel video, con questo bambino che sembra quasi un angelo, che guida le dita legate a fili sul pianoforte come se la canzone mi fosse arrivata sotto dettatura dall’alto. Poi mi sono voluto creare anche un ambiente in mezzo alla natura con lacci e lenzuola annodate che vogliono rappresentare tutti quei legami che si vorrebbero rimuovere e invece più cerchiamo di farlo e più ci troviamo dentro a questo vortice di emozioni, di ricordi e di sensazioni. Anche la dimensione di quasi nudità che rappresento a un certo punto del video è proprio per dire che delle volte l’amore ti mette davanti a te stesso e non hai più difese.

Tra i vari inediti è presente Rispondimi di Lucio dalla. Come mai hai scelto di inserire questa cover?
Mi piace inserire in ogni album un richiamo agli artisti con cui ho avuto la fortuna e l’onore di poter collaborare, lo farò anche per i prossimi. Questa canzone in particolare l’ho scritta insieme a Lucio (io mi sono occupato della musica e Lucio del testo, che paradossalmente sembra descrivere il momento di pandemia in cui ci troviamo oggi) e ha rappresentato il nostro primo incontro. Il confronto non è stato facile ma credo che alla fine sia uscito qualcosa che sarebbe piaciuto anche a lui. La canzone è stata completamente rivisitata in una chiave nuova, abbiamo coinvolto un tastierista, Fabio Liberatori, che è stato il suo tastierista storico, quindi conosceva molto bene il linguaggio di Lucio.

C’è stata canzone che hai scritto per altri a cui ti senti particolarmente affezionato, dalla quale ti è dispiaciuto separarti?
È successo tante volte, ma in particolare con L’Acrobata che scrissi per Michele Zarrillo. Questo brano è in qualche modo una sorta di manifesto su quello che è il mio modo di raccontare certe necessità dell’amore.

Hai scritto in tutto ben 11 pezzi per Sanremo. Come ti sono sembrati gli ultimi e come pensi che verrà vissuto il prossimo sotto emergenza COVID?
Credo che Sanremo non sia più legato alla ricerca della canzone e del talento, quanto più a una passerella di conferme di artisti già acclamati, questa è la sostanziale differenza tra il Festival di oggi e quello del passato. Per quello che riguarda il futuro è una scommessa da vivere, credo che quest’anno ci sia ancora più bisogno di Sanremo rispetto agli altri anni (anche se sarà difficile trovare una formula per riuscire a farlo) perché l’arte ha proprio questo compito: trovare una strada quando è difficile individuarla.

Come hai vissuto il lockdown e come pensi abbia cambiato la società?
Ho vissuto il lockdown in maniera molto partecipata per tutte le cose tristi che stavano accadendo ma per quello che riguarda la mia persona in una maniera abbastanza conforme alla normalità perché in quel periodo stavo scrivendo, ero già rinchiuso in casa. Per quanto riguarda la società penso che la pandemia rappresenti un amplificatore delle nostre sensibilità: chi aveva una sensibilità di valore l’ha fortificata e chi invece non l’aveva non la troverà adesso.

Hai già pensato a un tour di presentazione di EGO (con tutte le misure di sicurezza necessarie, ovviamente)?
Abbiamo identificato cinque luoghi in cinque città d’Italia in cui potremo esibirci in sicurezza, probabilmente a ottobre: Roma, Milano, Napoli, Genova e Firenze. L’apripista sarà un concerto sulla rete che ci servirà un po’ come rodaggio, anche per dare un segnale a tutti coloro che non potranno raggiungerci.


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