Renato Zero: “ZEROSETTANTA – VOLUME DUE tra amore e fede”

Renato Zero ci presenta il secondo capitolo della sua trilogia: ZEROSETTANTA – VOLUME DUE. Ecco cosa ci ha raccontato.

Uscito oggi, venerdì 30 ottobre, ZEROSETTANTA – VOLUME DUE, il secondo capitolo della trilogia che Renato Zero ha inaugurato a partire dal giorno del suo settantesimo compleanno, il 30 settembre scorso. Prodotto dallo stesso Renato Zero per Tattica, è cuore e centro esatto di una trilogia immaginifica e monumentale composta di 40 brani inediti: un lavoro personale e intimo, immediato e trasparente, come il precedente d’altronde.

In questo secondo capitolo troviamo quattordici nuove canzoni e il consolidamento delle importanti collaborazioni inaugurate con il primo disco: dalla produzione e gli arrangiamenti di Phil Palmer e Alan Clark, al prezioso ed impeccabile apporto del Maestro Adriano Pennino.

A proposito di questo secondo lavoro, durante la conferenza stampa di presentazione del disco, Renato racconta: “Sono piacevolmente sorpreso perché quando si tratta di mettere fuori un lavoro discografico si ha sempre paura che la copertina o la sequenza dei brani non siano efficaci. Ma questa volta tutto è venuto come io desideravo venisse.

-Si parla molto di amore e di solitudine in questo album. Come riescono a dialogare tra loro questi due aspetti?

Quando indossi una solitudine dev’essere possibilmente della tua taglia, come le scarpe, altrimenti diventa sofferenza. Se la solitudine ti calza bene può essere una compagna di vita e puoi imparare anche a conviverci serenamente. Ma quando l’amore subisce degli sbandamenti, delle pause di espressione e partecipazione, lì la solitudine approfitta in maniera negativa e fa capolino volendo sedurti. La resistenza dell’amore viene messa a dura prova più che per altri sentimenti. Bisogna stare attenti perché se la solitudine se si afferma diventa una patologia e la più pericolosa è indubbiamente quella costretta. È brutto sia dover subire la solitudine che dover subire l’amore perché poi succede ciò che leggiamo sui giornali a proposito dei femminicidi…

-Nei tuoi brani si parla molto di amore e di fede. Qual è il tuo parere sul commento di papa Francesco in merito all’apertura verso le coppie di fatto?

Io non ho mai accettato di utilizzare l’amore a vantaggio di un’esposizione stucchevole e romanzata, infatti mi sono permesso di cantare anche l’amore sofferente. L’amore è imprevedibile e a volte decide di convivere in due persone dello stesso sesso, questo non lo trovo scandaloso e se l’amore è pulito e onesto può e deve trovare l’opportunità di chiamarsi famiglia.

-Qual è il tuo rapporto con la fede?

La fede non è un elemento opzionabile, una volta che hai la capacità di incamerarla poi te la tieni. Io l’ho ricevuta in dote dalla mia famiglia e personalmente mi ha aiutato tantissimo in questi anni.

-Cosa ne pensi invece dell’ultimo DPCM in cui viene messo di nuovo in ginocchio il mondo della musica e dello spettacolo?

Noi artisti siamo persone che distribuisce sensazioni, magia, trasporto e anche cultura. Gli universi dell’arte ci aiutano a guarire da tante solitudini e contrarietà, non dare il giusto peso a questo universo credo sia pericoloso perché se la gente non ha dove trovare un momento di sfogo e condivisione, gli anticorpi si indeboliscono, la persona non è più del tutto efficiente e soffre di un’incapacità di difendersi. Lo stress abbassa le difese immunitarie. Se vogliamo che la gente torni a essere serena e affrontare le avversità con una certa tempra dobbiamo rafforzargli lo spirito… perché allora ci lasciano a casa e ci mettono il cerotto in bocca?

-Sei sempre stato un rivoluzionario gentile, senti di fare un appello a chi questi giorni sta scendendo in piazza?

La rabbia è un sentimento deprecabile, però delle volte è una valvola di scarico, un momento in cui dobbiamo liberarci di certi pesi e contrarietà. La rabbia se spesa bene può diventare energia, una sorta di corazza. Però andarsela a prendere con il negozio di Gucci sapendo che in quel negozio ci lavora della gente non ha senso. Quei danni li paghiamo noi tutti, anche chi ha spaccato la vetrina. Senza considerare poi che così non si risolve nulla.

-Nel tuo album c’è una canzone che si chiama La mia carezza… C’è una carezza che in questo momento sentiresti il bisogno di dare e di ricevere 8anche se non possiamo fisicamente parlando)?

Io una carezza la dedicherei agli anziani perché rappresentano il futuro del mondo, senza di loro la storia si perde. Poi darei una carezza a me stesso per tutto ciò che ho fatto per me, mi sono voluto bene e mi sono confortato nei momenti bui, poi una carezza speciale al pubblico per la sua fedeltà e una ai miei genitori per avermi portato qui e fatto godere dei loro insegnamenti.

-Sei soddisfatto di come è andato il primo capitolo di questa trilogia?

Sono assolutamente soddisfatto della comprensione da parte del pubblico per un lavoro fatto con onestà e passione, con la voglia di raccontare. Devo ammettere di aver avuto un grande coraggio a tirare fuori 3 CD in un periodo difficile come questo, ma è proprio in questi momenti che bisogna sfruttare il nostro talento e andare contro certe negatività.


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